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 Era mezzanotte, mi diressi verso il centro, mi fermai in un locale, conoscevo quel posto perchè spesso lo frequentava mia figlia, e quante volte, l'avevo presa in quel punto in cui mi trovavo in quel momento, era quasi sempre ubriaca, ma la lasciavo stare, non le avevo detto mai nulla, perchè l'adolescenza era sacra, ed era giusto che la vivesse nel migliore dei modi, anche io volevo andare lì adesso, sballarmi, bere tequila, fumare marijuana e magari farmi portare a casa da qualche bel ragazzo giovane. Era bello trovarmi lì, era bello ma strano allo stesso tempo. Chiesi a Jenna, una mia amica, se volesse venire ma mi guardò male e se ne andò, non capivo dove fosse il problema, eppure non ero una vecchia pensionata che viveva bivaccando sul divano, anche io meritavo di divertirmi, e volevo farlo a modo mio. Entrai, e sull'ingresso c'era un ragazzo seminudo che fumava uno spinello con una ragazza altrettanto poco vestita. Pagai il mio biglietto, ed entrai, era incredibile, non ero neanche l'unica donna della mia età lì. Mi calai in pista, andai alla cassa per prendermi una birra, ed improvvisamente mi si avvicinò una donna, viso piuttosto familiare, mi salutò, era Shirley Davis una mia coetanea, e compagna di scuola.'Danielle Hansmore? Oh mio Dio, sei tu.- -Non posso crederci, Shirley Davis, ti trovo in forma.- -Non ci credo, saranno trent'anni che dobbiamo vederci.- era piuttosto meravigliata, e d'altra parte lo ero anche io. -Mi fa piacere vederti Shirley.- -Anche a me Danielle.- ' Sei una bellissima donna, ma dimmi un pò cosa fai nella vita?' -La Puttana.- nel suo sguardo vidi lo shock profondo, degluitì, era in imbarazzo, si notava da come intrecciava le dita delle mani. Provò a darmi qualche parola di conforto, provò a non farsi vedere molto contrariata alla cosa -Beh, dunque, immagino che guadagni molto.-disse con quella risata che in trent'anni non era cambiata di una virgola. -Shirley ti sto prendendo per il culo, sono un avvocato, avvocato Hansmore.- Shirley era cambiata, nel suo sguardo notai sollievo. -Fanculo sei la solita burlona, tale e quale alle medie.- La feci spaventare, ma del resto volevo vendicarmi, lei aveva scherzato con me per molto tempo, mi era ancora rimasto l'amaro in bocca per il fatto che mi aveva rubato il ragazzo al college. Lei arrivò all'improvviso ed infranse tutti i miei sogni. Quella sera Shirley mi offrì una birra, bevemmo, ci divertimmo, e poi parlammo delle nostre vite private -Allora, mi stupisce che tu sia un avvocato, ma so che sei la persona in gamba per esserlo.- - Ti ringrazio.. ma tu ancora non mi hai detto che lavoro fai.--Sono un agente immobiliare, due palle.- .. così mi permisi: -Shirley, c'è qualcosa che non va?- -Si ecco, vedi, io sono sterile, questa cosa mi ha fatto soffrire molto, anche negli anni passati, ho cominciato ad intraprendere dei percorsi di psicoterapia, e dalla solitudine,ho adottato un figlio, so che non è la stessa cosa, ma avevo bisogno di un figlio, mi sentivo così maledettamente sola..- -Hai fatto bene sai? se ci si sente soli è giusto fare qualcosa per stare bene--si lo so, ti ringrazio per il sostegno.. ma tu piuttosto? so che non hai avuto la mia stessa sfortuna, ma al contrario hai avuto una bambina fin troppo presto.- il segreto di stampa oramai era dilagato, persino le persone che non vedevo da circa trent'anni sapevano a 15 fottutissimi anni avevo partorito, e questo mi alterava, perchè tutti dovevano prestare attenzione agli affari miei? In ogni caso, non le feci notare nulla, cercai di nascondere la mia ira, e le risposi - Si lei adesso ha 27 anni, si Chiama Dawn Harrods, sai, è figlia di Mark.- -Oh, si che me lo ricordo Mark.. Mark Harrods, appena seppe che tu eri incinta si impanicò terribilmente, credo che restò sotto shock per molto tempo- nel frattempo una gentile cameriera ci portò due beck's e subito dopo pagammo. Non avevo ancora risposto a Shirley, anche se ciò che mi aveva appena riferito mi aveva fatto riflettere molto. Ripensai al tempo che avevo sprecato nella mia relazione con Mark, e improvvisamente il mio umore cambiò, non avevo più voglia di ballare, così decisi di sedermi, feci un bel respiro profondo e le dissi- Si beh, Mark non la prese molto bene la cosa, ma non importava non mi ero mai legata seriamente con lui, non avevo nulla da spartirci sentimentalmente.. - - e allora era sesso?- L'atmosfera stava diventando sempre più irritante, nessuno poteva permettersi di andare a toccare i miei punti deboli, di andare a mettere in risalto le caverne dove ho costudito per anni i miei sentimenti più cupi. -Io.. io non lo so.. all'inizio sembrava amore, ma.. dopo mi ha allontanata con i suoi modi di fare, anche se tutto sommato Mark non è stato un completo fallimento, insomma, Dawn per me è un orgoglio, una soddisfazione.- - già sono molto felice per te, hai una foto di lei da farmi vedere?- Se prima ero abbastanza urtata, adesso stavo diventando furibonda, Shirley mi stava dando sui nervi, era sempre stata una mia nemica, mi aveva portato guai e insicurezze. -Cercatela su facebook.- -D'accordo.- Forse Shirley aveva cominciato a capire che ero un pò nervosa,le mie risposte erano secche e prive di emozioni, non mi andava di fornire dettagli della mia vita privata ad un mostro come lei, ne avevo abbastanza. Mi alzai, e me ne andai, non mi voltai a neanche a guardare come avesse reagito. Mi lanciai in pista e ballai, ma quando guardai l'orologio e vidi che erano le 3:37, compresi che forse sarei dovuta tornare a casa il prima possibile, e mentre cercavo di sgattaiolare fuori dal locale,mi scontrai con una giovane ragazza la quale riconobbi subito essere Tiffany Ghezzi, una cara amica di Dawn. Fuori era piuttosto freddo, io stavo tremando, un ragazzo mi vide in difficoltà e mi chiese se volevo indossare la sua giacca, ma nonostante stessi morendo di freddo rifiutai. Salii sulla mia macchina bianca, e cominciai a guidare ubriaca pregai di non essere pescata dalle forze dell'ordine, la paura mi rese ancora più ansiosa, ma ma nonostante tutto arrivai a casa. Una volta entrata nella mia dimora, mi sentii subito al sicuro, sgattaiolai in camera e mi misi al letto vestita, ero troppo pigra e stanca in quel momento per potermi togliere i vestiti e fortunatamente nessuno notò la mia assenza, dolcemente, come se nulla fosse successo mi stesi sul mio letto e mi lasciai cullare dalla notte. La mattina seguente, mi svegliai verso le 10.30, ma prima di aprire completamente gli occhi notai un'ombra su di me, poi li aprii per bene, e vidi il volto di Dawn a pochi centrimetri dal mio, i suoi grandi occhi azzurri mi stavano fissando, era quasi inquietante -mi dici che cazzo vai a fare in discoteca?- agii di impulso - Sono cazzi miei Dawn, sono cazzi miei.- Il modo in cui le risposi mi rese un pò triste, ma nessuno poteva decidere per me, era ed è la mia vita, e decido io cosa farne. -allora vatti a fare i cazzi tuoi da un altra parte, non dove la gente mi conosce, mi fai vergognare!- Quelle parole furono un colpo duro al cuore, tanto che non potei fare a meno di lanciare una risposta altrettanto amara.- sai allora cosa ti dico? Sono io ad essermi vergognata, a quindici anni, potevo anche andare in giro senza pancione sai? Smettila di criticarmi stronza!- Improvvisamente nel suo volto lessi tanta tristezza, piano piano vidi la sua rabbia affievolirsi e ritornare a galla. -Che c'è ti sei accorta troppo tardi? Ricordati che sei vecchia per zoccoleggiare, e porta rispetto a Christian.- -Non sei tu a dirmi quello che devo fare, non mi capiresti, e non dirmi che sono vecchia! - -Come vuoi, ma non fare tanto la fighetta, non hai l'età.. non hai l'età.- Non potevo restare a sentire mia figlia che mi criticava un minuto di più, così agii per la seconda volta di impulso e le diedi uno schiaffo sulla guancia. -Ti prego Dawn, perdonami.- -Tu.. tu sei una grandissima stronza.. ma vaffanculo'- uscì dalla stanza e se ne andò, e fu in quel momento che mi sentii una perdente. Avevo fatto vergognare mia figlia e non mi ero fatta rispettare. Profondamente delusa uscii dalla stanza, ma appena girai l'angolo trovai Astrid che molto probabilmente aveva origliato ogni cosa. - Astrid, almeno tu, per favore, ascoltami.. lascia.. lasciami spiegare.. - Astrid si mise seduta, non disse una parola ma avevo capito che acconsentiva, era diversa da Dawn, sapeva ascoltare gli altri, aveva un grande dono ed era pur sempre quella ragazza che riusciva a trovare un lato positivo in ogni singola cosa, quando ebbi finito di raccontarle tutto mi disse -' Capisco.. mamma è giusto che tu dia sfogo a queste tue mancanze, io non sono nessuno per negarti una bella serata in discoteca- le sorrisi, la abbracciai - sapevo che mi avresti capita, sei la mia bambinona, ti voglio bene! - ti voglio bene anche io.. ma.. papà? Che succederà con papà? So che c'è una crisi e se dovete lasciarvi fatelo per bene, non vogliamo vedervi così, e neanche Dawn lo vuole- -Tesoro, non è semplice, ed io amo papà, farò di tutto per mantenere questo rapporto solido, se voglio tornare indietro nel tempo non significa che non amerò più papà.- Effettivamente era vero, era tutto maledettamente vero, Chris era l'uomo della mia vita, non avrei mai voluto lasciarlo, l'unico problema era che al letto era poco soddisfacente, avevo bisogno di qualcosa di nuovo, non del solito sesso noioso. Oramai il mio desiderio sessuale, era annegato per sempre in un mare di sogni infranti. -Mamma..- -Si?..- -Perchè non andiamo a ballare insieme una sera? Andiamo fuori città dove nessuno conosce Dawn.. sarà uno sballo.- non capivo se stava scherzando oppure no - Ti senti bene tesoro?- -Assolutamente si mamma, lo sai.. -Okay ma, sappi che ti controllo, niente Spinelli ok?- -Promesso!- era così bello andare d'accordo con Astrid, mi aveva sempre capita, era come la mia migliore amica. Prima di andarmene, mi voltai, la guardai e le dissi - tesoro domani andrò a vedere la tua scuola.. e comunque.. grazie!- Astrid sorrise, ed andò in camera a studiare, avrebbe dovuto affrontare una notte difficile, aveva i test di ingresso e doveva dimostrarsi degna di entrare in quell'università. Lei aveva delle grandi capacità, credevo in lei, sapevo che ce l'avrebbe fatta, Astrid era la vitalità in persona e per lei ogni insuccesso si trasformava in un insegnamento.

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