Shawn Bennet non mi fece aspettare molto prima di farmi entrare, nella sala d'attesa erano poste delle riviste e di sottofondo si sentiva una canzone di Avril Lavigne. Nonostante l'attesa fosse snervante, cominciai a canticchiare, e tutto ciò mi rese meno nervosa. Alle 16.15 finalmente ricevetti un segnale, ed entrai nello studio di Shawn. Subito davanti ai miei occhi si presentà un uomo alto, distinto ,e con un accento particolarmente strano. Bennet mi guardò mi sorrise, mi mise fin da subito a mio agio, -Danielle Hansmore?- -Si..- ricambiai il sorriso. -prego si sieda, nella posizione che ritiene migliore e cominci ad espormi il suo problema.- Shawn si sedette su una sedia posta davanti a me, mentre i mi accomodai su un lettino. Quando fui comoda garantii a me stessa totale rilassamento e cominciai a parlare.. -ecco vede signor Bennet.. per me non è facile parlarne.. insomma, mi sento inappropriata..- Shawn mi guardò, cercando di tirarmi fuori le parole. -Coraggio signora Hansmore, qui non deve vergognarsi, mi dica.. - riprese il fiato - cos'è che la turba tanto?- a quel punto trovai il coraggio, avevo pagato per parlare con lui, Tanja mi aveva garantito che era un uomo bravissimo e che nello svolgere il suo lavoro era competente, così feci uscire tutto il male che avrei dovuto liberare. - è una cosa stranissima, io amo la mia famiglia io amo la mia vita, io amo mio marito, ma è un pò di tempo che sento di dover essere adolescente, di dover fare cose da adolescenti, non so come affrontare questa cosa la prego, deve aiutarmi.- cominciai a respirare forte, l'ansia cominciò ad impossessarsi di me, il mio cuore batteva forte, forse parlarne mi faceva male? Ero in crisi, cominciai a piangere a quel punto il signor Bennet mi guardò, e tentò di calmarmi -Senta, lei reagendo con l'ansia e il panico lo sà che non risolverà nulla signora? non è la via che di certo porterà alla soluzione dei problemi, adesso respiri, chiuda gli occhi, e porti l'attenzione nei suoi respiri, non pensi a nulla, e per un pò di minuti si concentri solo sull'aria che entra e che esce dal suo naso, o dalla sua bocca, dopodichè le racconterò un aneddoto che forse potrà servirle in futuro-. Quando finalmente riuscii a calmarmi ringraziai Shawn per avermi aiutata con infinita pazienza. -si ricordi che per risolvere i suoi problemi lei non può reagire in questo modo, perchè altrimenti soffre doppiamente, lei deve solo cercare di lasciare andare i suoi pensieri, vivendoli fino infondo e senza scappare, in questo modo lei subirà solo una sofferenza, quella mentale, questo è un aneddoto di Buddha signora, che serva per farle aprire gli occhi.- Raccontandomi l'aneddoto di Buddha, Shawn non aveva fatto altro che alimentare la mia paura di essere presa dall'ansia, e non riuscirne ad uscire. -Si lo terrò a mente, la ringrazio.- -Vada avanti, e mi racconti con serenità cos'è che la turba- -Io sono diventata mamma a 15 anni, non ho mai avuto l'occasione di essere un adolescente sa? Sono cresciuta facendo la mamma, nel 1994 ho avuto un altra figlia dal mio attuale marito , e un altro ancora l'ho avuto nel 2000 , considerando che ho solo 45 anni, sono fin troppo giovane per essere madre di tre figli, tra i quali, una ne ha quasi trenta, e adesso voglio assolutamente vivere, come un adolescente, voglio mettere vestiti corti, fumare erba, bere fino a che il mio fegato non vada in pappa, ballare fino a che i miei piedi non diventino rottame, lei lo capisce cosa voglio io? -Si.. perfettamente, lei ha una crisi di mezza età, signora, lei deve distrarsi uscire, ma cosa sta aspettando? Se sente che deve portare a compimento questa cosa allora la faccia, cosa guadagnerebbe se non lo facesse? Sofferenza, e non realizzazione di se stessa non le pare?- Si, aveva ragione Shawn. -Si lo so, ma io ho una reputazione, essere me stessa già non mi ha risparmiato una litigata con la mia figlia maggiore, sono stata vista dalle sue amiche in un locale del centro mentre ballavo, secondo lei è questa la madre che vuole Dawn?- -Lei preferisce stare male, per piacere agli altri, o essere se stessa fottendosene di quello che gli altri dicono sul suo conto? Dawn lo capirà,gli spieghi per bene la situazione e capirà.- -Già ho parlato con Astrid e Dawn loro mi hanno capita un pò, adesso mi tocca la parte più dura, devo parlarne con i maschi della nostra famiglia..- -Suo marito e suo figlio?- -Si.. Chris mi preoccupa cosa farò con lui?- -Chris è suo marito o suo figlio?- -Mio marito..- -Ne parli con cura, con amore, non le faccia vedere che è una cosa grave, faccia vedere al suo uomo che lei vuole essere compresa a tutti i costi, e che se ha chiesto consiglio a lui, è perchè evidentemente lei tiene al parere di suo marito.. -.
La seduta terminò, salutai Shawn, lo ringraziai, ed uscii dal suo studio, forse questa seduta aveva soltanto peggiorato le cose, adesso mi ritrovavo più ansiosa di prima. Completamente distratta dal chaos che in quel momento avevo in mente, andai verso il parcheggio. Quando fui sul punto di azionare gli sportelli della mia macchina automaticamente mi sentii chiamare da una voce piuttosto familiare, oh no. Mi voltai -Danielle, i tuoi occhiali- Justin raccolse i miei occhiali, e con un fare gentile me le pose tra le mani. Era bastata l'ultima volta che ci eravamo visti per capire che non scorreva buon sangue tra noi. -Grazie.- Risposi priva di emozioni. -Cosa stavi facendo là?- -Potrei porti la stessa domanda Tonkin..- -Interessante, beh, si da il caso che io abbia una sorella tirocinante che lavora proprio là, e così ho fatto un salto da queste parti..- -Uh beh carino- -e lei?- -non sono tenuta a dirtelo.- - ma.. perchè sei così stronza? Trovami un motivo valido. - -Abbiamo caratteri troppo simili per poter andare d'accordo Justin. - -Capisco, ti senti in competizione. -Cos.. cosa?- -Oh non vorrai mica dirmi che non è vero.. ti conosco poco, ma mi basta per capire che sei una che ama le sfide, e vincere le competizioni, beh con me sarà difficile. - -Oh davvero? Non mi faccio mettere sotto neanche da Ellie Johnson figuriamoci se puoi mettermi sotto tu, sai, mi dai sui nervi!- -D'accordo okay, forse sai forse mi sono sbagliato in fondo si può dire che neanche ti conosco.- -Se neanche mi conosci allora perchè mi saluti e mi chiami? Ma tu chi chi diavolo sei? - Era inutile negarlo, lo avevo incastrato bene bene, si fermò un attimo a pensare,e mi rispose: -Ma ma ma chi sei tu. -Io non ti conosco.- -Neanche io.- -Bene addio.- -Addio.- Senza aggiungere altro, ognuno di noi prese la sua strada. Riconoscevo di non averlo trattato molto bene, ma soltanto l'idea di essere calpestata da uno come lui, mi faceva andare su tutte le furie. Non mi fermai molto a pensare, l'unico motto della mia vita era che un rivale doveva essere distrutto.
***Nei giorni a seguire i sensi di colpa non mancarono. La mattina mi svegliavo con l'amaro in bocca, pensavo e come mi sarei dovuta comportare se avessi visto di nuovo quel ragazzo. Ma in ogni caso era importante dare spazio alle priorità come: essere una mamma premurosa, che svolgeva il suo lavoro con amore e dedizione, e occuparmi delle faccende di casa. Chris ed io eravamo tornati di nuovo la coppia di sempre, ma io pensavo a Justin, mi sentivo terribilmente in colpa per come mi ero comportata con lui, e dovevo a tutti i costi incontrarlo per porgli le mie sincere scuse. Dovevo fare qualcosa, è vero che chiedere scusa era un chiaro segno di sottomissione, ma avrei preferito essere sincera. Insomma, dopo tutto quel ragazzo era stato così gentile con me, mi aveva salutata, mi aveva offerto metà del suo tacho, ed io cosa avevo fatto? Lo avevo trattato male solo per una mia fissazione, solo per un mio problema. Ricordo ancora che era un giovedì pomeriggio, ero incredibilmente frustrata per ciò che era accaduto con Justin, ma non solo, Shawn Bennet non mi aveva aiutata e avevo bisogno di contattare un altro psicoterapeuta. Ero triste, avevo già i miei problemi interiori, e dovevo subire anche le pressioni del lavoro, così quel giorno crollai, entrai in casa, mi preparai una tazza di thè.. era tutto così strano, cosa ci facevo a giugno con un thè in mano? Un alone di tristezza e di delusione pervase il mio animo, avevo delle emozioni che erano ristagnate dentro di me per troppo tempo, mi sentivo terribilmente sola, per quanto amassi la mia famiglia, i miei figli, sapevo che non mi avrebbero capita fino infondo. Scoppiai a piangere, piansi piansi e ancora piansi per ore, era una bella giornata di sole, ma dentro di me ristagnava il buio totale. Dopo pochi minuti sentii il rumore delle chiavi dall'altra parte della porta. Astrid era ritornata a casa, ed appena mi vide in quello stato, corse subito verso di me. -Mio dio mamma, ti senti bene?- Asciugai una lacrima che stava rigando il mio viso. -Astrid il lavoro non va, sono sotto stress, sono in un periodo critico della mia vita non so cosa mi stia succedendo- mi guardava con compassione, mi accarezzava i capelli e annuiva, continuava a non capire ma fingeva di aver capito -Mamma.. i momenti poco piacevoli ci sono per tutti, la vita è un tunnel- -Allora voglio uscirne.- -Ti prego di avere pazienza, i problemi si risolvono con la pazienza, ma dimmi un pò, hai parlato con Shawn Bennet di quel problema?- -Sta solo peggiorando la situazione, Astrid, sta solo peggiorando la situazione. Mi mette ansia!- Forse Astrid cominciava a comprendere il peso immenso che mi stavo tenendo dentro, ma dopo tutto non ero costretta a tenerlo, dovevo sfogarmi in qualche modo e tornare a sentirmi di nuovo leggera come una piuma. -Devi essere forte, mamma, e avere pazienza, giorno dopo giorno, ogni nuvola sparisce, fino a che un giorno verrà il sole, e tu te ne accorgerai mamma, perchè ti sentirai veramente bene quel giorno.- Volevo credere alle parole di mia figlia, volevo crederle a tutti i costi, anche se era dura, sapevo che un giorno ce l'avrei fatta, sarei uscita dal tunnel, ed avrei fatto una risata immensa davanti a tutte quelle cose che osavo chiamare problemi.
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Back in time
RomanceDanielle è una quarantacinquenne di Los Angeles con una famiglia, un lavoro promettente e dei figli adorabili. Presto dovrá trasferirsi a Seattle con tutta la famiglia per motivi di lavoro, e questo la porterá ad avere delle esigenze particolari. La...