E se la campanella non fosse suonata? Cosa sarebbe successo?
È da ieri che penso a quel momento, maledicendomi per non averlo baciato.
Posso mettere l'anima in pace, non posso piacergli, e nemmeno farmelo piacere.
Mentre mi incammino in ritardo, verso la scuola, mi frullano in mente milioni di pensieri.
Sospiro, mentre cerco di concentrarmi nei pensieri scolastici, non ho fatto nessun compito per oggi, o meglio, la maggior parte.
Sono stata tutto il pomeriggio a pensare a lui, a sperare che mi scrivesse, invece nulla, come immaginavo d'altronde.
Arrivo a scuola, forse troppo in ritardo, ma stamani non mi importa.
Scongiuro il bidello di farmi entrare.
Il suono dei miei passi rimbomba mentre cammino sola per i corridoi, dirigendomi verso il mio armadietto.
Sento una voce roca chiamarmi, la riconoscerei tra mille.
«Sue, aspettami» dice avanzando frettolosamente verso di me, mi piace molto il modo in cui si veste.
«Anche tu in ritardo oggi?»
Ha deciso iniziare lui la conversazione, anche perché io non sarei riuscita a spiccicare parola.
Annuisco sorridendo, spero non abbia notato il mio rossore sulle guancie, anche se penso che sia molto visibile.
«Vedo che non hai voglia di parlarmi, è successo qualcosa?» mi chiede fermandomi per il polso, e guardandomi negli occhi.
«No nulla di che, tu tutto okay?» abbozzo un sorriso, non che non avessi voglia, ma ero troppo impegnata a perdermi nei suoi occhi, nelle sue labbra, in lui in poche parole.
«Da favola.» risponde lui avvicinandosi, mi prende per i fianchi, provocandomi un brivido lungo tutta la schiena.
Ho voglia di baciarlo, ma voglio che sia lui a fare il primo passo.
Si avvicina facendo scontrare i nostri nasi, il mio cuore potrebbe smettere di battere da un momento all'altro, si, mi piace, forse troppo.
«Finisco sempre quello che inizio»
Non poteva dire parole migliori di quelle, appoggia le sue bellissime labbra sulle mie, non ero mai stata così felice, ricambio, ovviamente.
Sento che mi stringe i fianchi, amo quando i ragazzi mi prendono per i fianchi, non che abbia molta esperienza, ho avuto solo un ragazzo fino a ora, e se non l'avevo avuto forse era meglio.
Tutto questo finisce quando si stacca dalle mie labbra, sorridendo, per poi andare via.
Resto lì, immobile, incapace di muovere un solo muscolo.
Il mio stato di trance viene interrotto dalla campanella della seconda ora, capisco di essere davvero troppo in ritardo, quindi corro in classe.
Fortunatamente la professoressa non fa molte storie, raccomandandosi di non farlo più succedere.
Le ore passano velocemente, parlando con Becca e Halis alle pause.
Non voglio ancora dirlo a loro, voglio aspettare, sembra ancora troppo un sogno.
Aspetto solo di svegliarmi, con il suono della sveglia.
Tornando a casa, decido di fermarmi da Starbucks, da sempre mio bar preferito.
Mi torna in mente quando vidi Noah, seduto al tavolo vicino alla finestra, che mi guardava.
Resto a fissare quel tavolo, oggi vuoto.
Sento la voce della cameriera chiamarmi più e più volte, che figuraccia, decido di prendere un caffè americano, ho bisogno di svegliarmi.
Ogni poco controllo il telefono, vorrei con tutta me stessa che mi scrivesse, ma so che non succederà.
Dopo essermi fatta una doccia, mi consolo con le serie tv, consigliate da Halis.
Di Noah ancora nessuna traccia, sospiro, e se mi avesse solo presa in giro?
Questo è uno dei mille pensieri che oggi, mi sta tormentando.
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Coffee shop - Cameron Dallas
FanfictionQualcosa, o meglio dire, qualcuno, stravolgerà la perfetta ma noiosa routine di Sue.