35 ¤BLUE¤

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Scendo gli scalini di casa, sedendomi sull'ultimo e prendendomi la testa tra le mani. Ma cosa ho appena combinato?
Pochi minuti dopo sento l'autobus arrivare e poi partire. Non ho voglia di rincorrerlo, non ho voglia di fare niente che non sia ritornare a casa, posare lo zaino a terra, prendere Kevan e baciarlo dappertutto, ma non posso perché lui non mi vuole, si vede lontano un cazzo di miglio che non mi vuole, quindi quando vedo la decappottabile di Dorothy brillare al sole mi fiondo subito ad accettare il passaggio. -Ciao- dico, posando la borsa ai miei piedi e cercando di respirare più lentamente che posso.

-Hey,- replica lei, -finalmente hai accettato, ormai non ci speravo più. Cosa ti ha spinto ad entrare qui dentro?- Preme sull'acceleratore e ci allontaniamo da casa.

-La disperazione, credo- rispondo distrattamente.

-Simpatica come al solito.

-Ce la metto tutta. Senti, possiamo fare una tregua? Almeno finché non troviamo Hector- propongo. -Ci odiamo, ma per cercarlo bisogna fare lavoro di squadra e tu sei della squadra.- Purtroppo, aggiungo silenziosamente.
Dorothy stringe più forte il volante e sbuffa. Sembra una cavolo di modella, i suoi capelli sono così lisci e lucidi e... e castani.
Cazzo, almeno il colore dei suoi capelli si capisce! Dopo qualche minuto di silenzio, sbotta: -E va bene.- Appoggia un gomito sulla portiera e si regge la testa. -Tanto non più ho nulla da perdere. A scuola, tutti fanno finta di non conoscermi. Mi dai le sigarette? Sono nel cruscotto.- Gliele prendo e lei se ne accende una, tenendo il volante dritto con le ginocchia. -Vuoi?- Me le porge.

-No, grazie.

-Giusto, tu non fumi- ridacchia.

-La fai sembrare una cosa stupida.

Dorothy aspira dalla sigaretta, mette la freccia ed espira il fumo. -Stupida per chi, esattamente?

-Per me.

-Non è stupida, anzi... ti direi di non fumare mai, ma non sono tua madre, quindi fai quel che ti pare.- Parcheggia di fronte alla scuola e scende, abbandonandomi in macchina. Rimango seduta per qualche secondo, dopodiché mi faccio forza ed esco. -Voglio andare a scuola,- mormoro, cercando di convincere me stessa, -la scuola è bella. Mi piace andare a scuola. Ci sono un sacco di persone fantastiche, a scuola. Insomma, chi non adora la scuola?

-Io- fa una voce alle mie spalle. Mi volto e riconosco subito la minuta ragazza dell'autobus. Indossa come al solito la sua sciarpa grigia e ha delle enormi occhiaie sotto gli occhi. La mamma mi ha detto cos'è successo a suo padre. Strana coincidenza, proprio la notte della festa. -Oh, hey, Vanalika.- la saluto, sorridendo mestamente. -Come stai? Ho sentito di tuo padre e mi...

-Non fare la finta tonta.- Mi interrompe bruscamente. -So che sai qualcosa sul suo omicidio.

-So quello che sanno tutti...- dico confusa.

-A meno che non sia proprio tu o uno come te l'assassino.

Corrugo la fronte, sempre più confusa. -Aspetta, mi stai accusando di omicidio?

Vanalika fa spallucce, fissandomi con i suoi grandi occhi azzurri. -Cosa sei, Blue Jones? Un vampiro? Un licantropo? Una strana bestia mitologica?

-Va bene, ora basta. Sono un essere umano come te!- Beh, non è totalmente una bugia.

-Certo- ghigna.

-Vanalika, sei scappata proprio quando stavo...- Oliver, che la sta rincorrendo, si ferma quando mi riconosce. I suoi capelli fucsia sono tutti arruffati quando si toglie il berretto a mo' di saluto. -Madame.

Non riesco a fare a meno di sorridergli divertita. Che personaggio!

-Andiamo?- fa a Vanalika. Lei sbuffa e mi si avvicina talmente tanto che alla fine ci separano pochi centimetri. -Nessun umano avrebbe la forza fisica di fare ciò che hanno fatto a papà- sibila, incenerendomi con lo sguardo. -E tu non sei umana, o sbaglio?

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora