40 ¤VANALIKA¤

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La stazione di polizia di Ancestor's Hill è situata più o meno nel cuore del paesino; è una specie di cortile cementato e si raggiunge l'ingresso salendo una precaria scala di ferro, scala che Vanalika fa pericolosamente traballare mentre i suoi passi decisi la colpiscono con velocità. Il sole è cocente e sul viso della ragazza cominciano già a vedersi delle lentiggini, scomparse durante l'inverno. Vanalika è lì per chiedere di ulteriori sviluppi nell'indagine riguardante suo padre. È convinta di poter aiutare la polizia o, quantomeno, di controllare cosa stiano combinando quei quattro gatti pigri dotati di distintivo.
Quando un giovane agente le apre la porta la riconosce subito e sbuffa esasperato. -Ancora tu!

Siccome ad Ancestor's Hill non ci sono mai crimini gravi come un omicidio gli agenti sono stati presi in contropiede e, forse per la prima volta, stanno prendendo in considerazione l'idea di adottare misure di sicurezza consone ad una stazione di polizia.
Intanto Vanalika spalanca la porta ed entra senza difficoltà, chiudendosela poi alle spalle. L'ambiente è diviso in due parti: un grande ufficio asettico con scaffali pieni di scartoffie, due scrivanie, una stampante ed un computer preistorico. Poi vi è la parte più lontana, quella delle celle, suddivisa dagli uffici da una porta composta di sbarre bianche.
Vanalika cammina a passo veloce verso la scrivania macchiata di caffè, sulla quale un agente sta costruendo un castello di carte. L'uomo baffuto sembra molto concentrato nella sua opera d'arte, tanto che, quando la ragazza gli si para di fronte, lui non alza nemmeno gli occhi. -Che cosa vuoi ancora, ragazzina?- chiede con voce strascicata, mentre cerca di posizionare con precisione chirurgica due carte a formare una piramide.

-Notizie di mio padre- risponde lei. L'uomo le rivolge una lunga occhiata, studiandola da sotto le corte ciglia scure, quindi prende un fascicolo di fogli e li fa scivolare sulla scrivania, sbottando: -Questo è quello che abbiamo per ora. Non è molto, ma tra qualche giorno ci arriveranno i risultati del DNA ritrovato sul cofano, sul parabrezza e sotto le unghie della vittima.

La ragazza prende il fascicolo, scorrendolo velocemente in cerca di cose che le sono nuove. Niente, a parte quello che sa già. Lo sbatte violentemente sulla scrivania, facendo crollare il castello di carte dell'uomo. Senza una parola gira i tacchi ed esce, la lunga sciarpa svolazzante ed un sentimento di rabbia incastrato nel petto.

-E ora dove vai?- chiede l'agente.

-L'istinto mi dice che conosco l'identità del colpevole, ma ho bisogno di prove.

-Come fai a supporre la sua identità?- L'agente è sempre più confuso. La ragazza si gode quel piccolo momento di potere sorridendo misteriosamente, dopodiché risponde: -È come se la cosa che lo ha attaccato avesse pestato il petto di mio padre fino a causare un danno tale da ucciderlo. All'inizio ho pensato fosse un uomo di grandi dimensioni, più grandi delle sue, ma guardando l'urto sul cofano anteriore e pensando alla velocità alla quale probabilmente andava papà ubriaco, ho capito che un uomo più massiccio di lui, diciamo... di cento chili... avrebbe fatto molti più danni. Secondo me ha preso sotto una persona non più pesante di settanta chili.

L'agente scoppia a ridere, appoggiando la schiena sullo schienale della sedia ed incrociando le braccia. -Ragazzina, mi stai dicendo che la cosa che tuo padre ha investito è la stessa che lo avrebbe attaccato? Ed in questo caso, come credi che alla velocità supposta da te questa persona sia riuscita a rialzarsi e ad aggredirlo? A quest'ora dovrebbe essere morta stecchita, calcolando l'ipotetico peso inferiore ai settanta chili...

-Sarebbe morta se fosse stata una persona, agente,- insiste Vanalika, riavvicinandosi alla scrivania a passo svelto, -ma non lo era! Pensi, avete trovato corpi o carcasse nelle vicinanze? E proprio a meno di un miglio dalla scena del crimine, quella stessa sera a quella stessa ora si stava svolgendo una festa. Festa alla quale era presente la mia sospettata.

-Quello che stai dicendo non ha senso. Tu stai supponendo che un umanoide sia stato investito dalla macchina di tuo padre e poi la creatura lo abbia ucciso!- L'agente ha un'espressione talmente divertita che la ragazza sta per fiondarsi su di lui e cancellargliela dalla faccia con un pugno, ma sa che è difficile crederle ed inoltre ha un piano migliore per far stare zitto questo patetico uomo di mezz'età. -Se non mi crede farò in modo di portarle il DNA della sospettata.

-Come vuoi.- L'uomo fa spallucce, ridacchiando. Vanalika lo guarda in modo talmente intimidatorio che la sua risata muore, sostituita da un tossicchiare imbarazzato.
-Tornerò domani.- Stringendo nervosamente le labbra la ragazza esce a passo svelto dalla centrale, maledicendo Ancestor's Hill e tutta la gente che vi abita.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora