Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo. Cazzo.
Sono seduto sul letto e mi sto guardando le mutande. Le sto fissando. Le sto fissando. Le sto fissando. Ancora. Ancora. Ancora e ancora.
Sono venuto. Nelle mutande. Senza che mi toccassi. Solo sognando te.
Si certo il sogno era spinto, decisamente, ma questo non toglie il fatto che mi sono venuto addosso, senza toccarmi.
Egoista. Che altro ti vuoi prendere di me? Hai invaso la mia vita di getto, come un uragano e senza preavviso mi hai travolto completamente, senza chiedermi il permesso. Ti costava tanto dire «Ei, ciao..senti sto per invaderti, talmente tanto intensamente e velocemente che arriverai ad odiare te stesso e a supplicarmi di ucciderti, ti va di fare amicizia?». Non lo so, è chiedere tanto? Egoista.
Mi odio, perché non riesco a non pensarti, e lo continuo a fare infinitamente senza smettere, girando e girando in un circolo vizioso di menzogne che recito a me stesso perché tu sei tu e io non riesco a non pensarti.
Mi alzo e vado a levarmi tutta questa sozzeria che hai causato nelle mie mutande. Il pavimento del bagno è freddo e anche l'acqua della doccia, sorrido, ne avevo bisogno.
Sto facendo colazione al tavolo del salotto e ti sento svegliarti, respiro e mi preparo ad affrontarti, se questa deve essere la conclusione della nostra amicizia voglio che sia con quella poca dignità che mi rimane, appellandomi al codice.
Vai in cucina e poco dopo sento l'odore del caffè. Ti appoggi allo stipite della porta e mi guardi. Ci stiamo guardando negli occhi, respiro, mi concentro sull'aria che entra e che poi lentamente faccio uscire dai polmoni. Ho bisogno di far rallentare questo cuore che minaccia di esplodermi, devo mantenere la calma se voglio che il discorso che mi sono preparato vada bene. Ma come posso rimane calmo mentre ti dico che non so cosa mi sia preso in bagno, ieri sera, e che è meglio che mi trasferisca in un altro appartamento per evitare che la nostra amicizia finisca? Anche se in realtà quelle sono bugie perché so esattamente quello che mi è preso (non era abbastanza chiaro?) e ormai la nostra amicizia è già finita.
Alzo gli occhi su di te prendendo coraggio. Ti stai mordendo il labbro tirando via qualche pellicina. Il tuo labbro inferiore è così rosso che sembra stia sanguinando e ho l'irrefrenabile impulso di venire di fronte a te, prenderti per le spalle e di passare la mia lingua sulle tue labbra per sentirne il sapore. E l'unica cosa che riesco a dire è «oggi ho intenzione di pulire casa, ti va di aiutarmi? ».
Sono le 14.25 ed è circa un quarto d'ora che mi sto sbattendo ripetutamente il palmo della mano sulla fronte. Oh si, se prima avevo qualche dubbio adesso è dissipato. Sono un'idiota. Dopo tutto quel rimuginare sulla tua vita e dopo i lunghi discorsi sotto la doccia, dopo la presa di coraggio e la disperata raccolta di dignità ti sei fatto distrarre da un paio di labbra, E CHE GRAN PAIO DI LABBRA, e il tuo cervello ha fatto puff. Ottimo lavoro, Surry.
Sto passando il panno della polvere un po' ovunque mentre tu pulisci i vetri. Te ne stai in piedi su una segni borbottando di tanto in tanto, non capisco se ti stai stai parlando con me o se mi stai lanciando qualche sorta di maledizione..ma in fondo quando ti ho chiesto di pulire potevi anche non accettare.
Anche se mi stessi lanciando qualche stregoneria mi va bene, perché mentre tu sei lassù io da qua posso offrire di un bellissimo panorama. Faccio finta di spolverare qua e la solo per non destare sospetti, in realtà ho già finito di pulire da un po' ma non posso cambiare stanza mentre tu sei lì, in calzoncini corti, a sventolare quel sedere che ti ritrovi. Da qui in basso posso vedere tutto, e sto avendo una discussione interiore sui tuoi pantaloncini: non riesco a decidermi se mi piaci così, con quell'effetto vedo non vedo o se venirti dietro e tirarteli giù per poter vedere meglio.
Mi rendo conto che ti sto fissando da un po' quando non vedo più la stoffa dei pantaloni muoversi, alzo gli occhi su di te tu sorridi «che fai guardi? » e così dicendo ti appoggi al vetro con entrambe le mani e ti pieghi leggermente in avanti. Mi guardi ammiccando, con quel sorriso languido che mi fa girare la testa poi aggiungi «sicuro che da lì riesci a vedere bene? ». No, non è vero, questo me lo sono immaginato..insomma nei miei sogni erotici sarebbe successo questo.
La realtà dei fatti è che quando mi sono accorto che ti stavo fissando il culo, mi sono ripreso dallo stato di trance temporaneo fatto di favole e ho guardato che stavi facendo.
«Come cavolo si fa a cavare tutte queste linee che lascio sul vetro? Sono ore che strofino ma sto peggiorando la situazione!» Ti guardo perplesso, con la bocca mezza aperta e probabilmente la faccia più ebete che abbia mai avuto. Quando non ottieni risposta ti giri di scatto verso di me «Allo..» ma non riesci a finire la frase che ti schianti a terra con un tonfo enorme. Corro da te in un secondo e mi inginocchio «Ste? Ste stai bene? » e ancora « Stefano rispondimi cazzo!» urlo. «Si si, sto bene..ho un gran male al culo ma niente di grave.. » Mi avvento su di te, nel più disperato degli abbracci «mi hai fatto prendere un infarto» ti stringo forte, mentre sento le lacrime salirmi agli occhi.
Mi stacco da te dopo un tempo che sembra eterno, poso una mano sulla tua guancia, mentre una lacrima solca la mia, e sorrido.
«Sal dobbiamo parlare». E per poco il cuore non mi si è fermato per davvero.
Salve! Eh lo so che non ci vedevamo da un po', come state? Ho preso la mia dose di droga e alla fine ho aggiornato, devo ringraziare una di voi per quel commento, quando oggi l'ho letto ho sorriso e ho pensato di farle questo piccolo regalo, se si può considerare tale.
IN FONDO, NONÈFORSE VERO CHE L'ATTESA DEL PIACERE È ESSA STESSA IL PIACERE?
-Gibbs
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