VII Capitolo

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Emma posò la rosa color pesca nella scatola, lasciandola scoperta per non farla appassire. Sussultò quando si guardò allo specchio. Anche se aveva chiesto a Regina di incontrarla in uno dei ristoranti più eleganti di Storybrooke, Emma aveva optato per indossare un vestito. Invece poi, lo Sceriffo aveva cambiato idea, scegliendo dei pantaloni neri e abbinandoli con una delle sue camicie preferite.

Dire che fosse nervosa era riduttivo. Stava per sganciare la più grande bomba della sua vita, e non era sicura che Regina avrebbe reagito bene.

Sentì bussare alla porta, e questo la fece distogliere dai suoi pensieri; vide Mary Margaret appoggiata allo stipite della porta.

''Sei davvero bella,'' si complimentò con Emma la bruna.

Emma dovette ricorrere a tutte le sue forze per farle un sorriso. Si voltò nuovamente verso lo specchio, mettendosi a posto il trucco.

Mary Margaret si spostò dietro di lei, bloccando l'agitazione evidente nelle sue mani. ''Stai davvero bene.''

''E se va fuori di testa?

''E' una possibilità,'' ammise la bruna con sincerità. ''Devi darle il beneficio del dubbio che invece non lo farà.

Emma annuì nervosa e si strinse nella giacca che aveva preso in prestito dall'amica appositamente per quella sera.

Prese velocemente la scatola contenente la rosa e diede un ultimo sguardo alla coinquilina prima di uscire dall'appartamento.

Scoccata la mezzanotte, Emma si ritrovò in quella che non era la fine della serata che aveva immaginato. A quest'ora pensava di baciare Regina sul portico, dandole la buonanotte, con le farfalle nelle stomaco all'idea di cominciare una relazione con il Sindaco. Invece, era seduta sulle scale antincendio, leccandosi le ferite con una bottiglia di Jack Daniel's in mano.

Non sapeva perché l'aveva fatto. Forse era stata la paura di essere rifiutata che l'accompagnava fin dalla nascita, ma qualsiasi cosa l'avesse portata ad agire così, l'aveva portata a tutti gli effetti a piantare praticamente in asso Regina.

Certo che era andata al ristorante, non era così meschina. Ma quando aveva visto Regina in un bellissimo abito viola scuro già seduta al tavolo, che alzava lo sguardo speranzosa ogni volta che uno sconosciuto le passava vicino, il cuore di Emma si era frantumato in mille pezzi. Era rimasta immobile quando aveva parlato velocemente con il responsabile della sala, porgendogli la scatola con la rosa e sussurrandogli precise istruzioni, dandogli poi una mancia per la sua discrezione.

Era rimasta sull'ingresso per cinque buoni minuti solo per guardare la bruna, che era indecisa se rimanere o andarsene. Se l'avesse lasciata e non le avesse mandato più alcuna email, quella sarebbe stata la fine di tutto. Regina avrebbe sputato fuoco sui suoi cittadini per un tempo indefinito, ma Emma era quasi disposta a pagare quel prezzo. Sapeva comunque che non poteva andare via.

Aveva voluto entrare e parlare finalmente con lei, faccia a faccia, ma la realtà della situazione l'aveva colpita talmente tanto che l'aveva lasciata sola con la sua codardia.

Diglielo, Swan. Dille tutto e togliti il peso. Veloce come se ti dovessi togliere un cerotto. E quando lei impazzirà, scappa a gambe levate.

Aveva dato un'occhiata all'orologio, accorgendosi di essere in ritardo di dieci minuti, e si era raddrizzata, aveva raccolto i suoi pensieri e per un attimo il coraggio si era impossessato di lei.

Si era avviata verso il tavolo di Regina, notando che la tensione della bruna si alleviava quando qualcuno le passava vicino, e aveva incontrato i suoi occhi spalancati e pieni di speranza. Sguardo che era poi stato immediatamente rimpiazzato con una smorfia e con delusione. Era stato allora che la codardia e la sua paura di venire respinta sopraffecero Emma. Non poteva dirle tutto. Regina non la voleva lì.

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