XV Capitolo

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Regina si stiracchiò, rilassando i suoi muscoli doloranti che avevano ricevuto una così amorevole cura la notte precedente. Rimase distesa su un fianco, studiando l'espressione della bionda che stava ancora dormendo, con le labbra socchiuse, e un leggero russare proveniva dalla sua gola.

Il Sindaco non era mai stato il tipo di persona che dormiva con qualcuno, ma c'era qualcosa in Emma che faceva venir voglia a Regina di averla vicino. Sorrise al ricordo della notte scorsa, avvertendo un leggero rossore farsi largo sul suo viso.

Non si era mai sentita così. Con ogni confessione, Regina aveva condiviso un segreto della sua vita, una vita che si era promessa di dimenticare, ma con Emma che la rassicurava con la sua presenza, con ogni bacio, con ogni tocco, con ogni respiro, non aveva avuto più paura di tornare indietro al suo passato. La terrorizzava e allo stesso tempo la rendeva euforica il fatto che aveva amato ogni secondo di quei momenti con Emma.

Prese gentilmente tra le mani una ciocca di capelli della bionda per infilarglieli dietro l'orecchio, lo stesso gesto che aveva fatto sciogliere il cuore del Sindaco la notte prima. La sua mano percorse il corpo snello e morbido di Emma, le sue unghie graffiarono con leggerezza i muscoli del suo addome. Aggrottò la fronte nel sentire la pelle della bionda proprio sotto il suo tocco, e sotto la luce del sole che stava sorgendo, Regina potè vedere delle cicatrici ricoprire il corpo di Emma.

Perché non le aveva notate prima?

Forse non aveva mai prestato abbastanza attenzione. Dopo mesi di sesso orale che aveva lasciato entrambe eccitate e frustrate, i loro incontri si erano fatti più carnali e passionali.

Ricordò quanto fosse stato sconsiderato il loro primo incontro. Era bastato uno sguardo, o nel caso di Emma, uno sfacciato fissare dall'altra parte del tavolo della sala conferenze. Regina, raffinata com'era nel mantenere la calma anche nelle situazioni più difficili, aveva ignorato gli sguardi della bionda, facendole però capire che sapeva a che gioco stava giocando con un sorriso compiaciuto stampato sul volto.

Avevano proseguito la giornata guardandosi di sottecchi, toccandosi in posizioni strategiche con desiderio e passione, fino a quando la tensione non era cresciuta a tal punto che il Sindaco e lo Sceriffo erano scivolate immediatamente nel letto di Regina dopo aver messo Henry a letto. Era stato veloce, disperato e ricco di piacere.

Ma mai così.

Regina non si era mai presa il tempo di memorizzare il corpo dello Sceriffo, di scoprire ogni lentiggine, voglia o cicatrice. Con cautela percorse la cicatrice sotto il suo dito, sfogliando con la mente l'enciclopedia degli aneddoti di Emma, domandandosi quale incidente l'avesse causata.

La bionda si agitò, accoccolandosi maggiormente a Regina e circondando il suo bacino olivastro con il braccio. ''Stai sfiorando una vecchio ricordo,'' mormorò Emma ancora stordita per il sonno, gli occhi ancora chiusi mentre avvicinò la sua testa a quella di Regina.

Regina prese la mano appoggiata al suo bacino e la portò alle sue labbra. Emma aprì lentamente gli occhi, pensando che Regina stesse per baciarle il palmo, ma fu sorpresa di vedere che invece condusse le sue dita al labbro superiore, facendole sentire una profonda cicatrice incisa in quel punto. ''Caduta da un albero.''

Dal tono distante con cui Regina lo disse, Emma capì che non le aveva raccontato l'intera storia, ma fu abbastanza per la bionda, che dolcemente le tenne ferma la mascella per tracciare con il pollice quel marchio. Senza pensarci troppo, Emma si avvicinò a Regina per baciarla, premendo le labbra sulle sue per un lungo momento.


Il rumore della doccia svegliò Emma un'ora dopo. Entrambe si erano riaddormentate dopo quel breve risveglio, ed Emma si alzò, non preoccupandosi di mettersi qualcosa addosso quando sentì un dolce suono che la fece sorridere.

Regina cantava davvero sotto la doccia.

Il fatto di sentirla cantare solamente adesso non sorprese Emma, ma una parte di lei non aveva creduto alla bruna quando le aveva confessato nelle email questo divertente aneddoto. La bionda era tentata di raggiungere Regina mentre era intenta a cercare nella stanza i vestiti che si erano tolte la notte precedente, ma il suo piano non potè realizzarsi quando non udì più il rumore dell'acqua che scorreva. Vide la porta del bagno aprirsi, e con essa una folata di aria calda e un forte profumo di mele.

Emma, che si stava mettendo la sua maglia, si fermò, rimanendo a bocca aperta di fronte alla bruna, gocciolante con i capelli tirati all'indietro nel cappuccio dell'accappatoio; la bionda si avvicinò ai suoi fianchi.

''Hai visto qualcosa che ti piace, Sceriffo?''

Emma sorrise, intuendo il gioco di Regina. La bionda sapeva che il modo più facile per disarmare il Sindaco era prenderlo di sorpresa, quindi Emma si sedette semplicemente sul letto, dimenandosi con i jeans e guardando con nonchalance la bruna. ''Mi piace la tua voce.''

Regina sollevò un sopracciglio, non aspettandosi quella risposta, ma si riprese subito e si avvicinò a Emma, fermandosi tra le sue gambe e sollevandole il mento per darle un dolce bacio sulle labbra. ''Confessione?''

Emma fece un enorme sorriso, le sue mani si posizionarono in modo automatico sui fianchi di Regina. ''No, volevo solo un bacio. Sei un po' arrugginita.''

La bruna roteò gli occhi e colpì Emma sulla spalla, prima di voltarsi e dirigersi verso l'armadio.

''Ma io...'' disse Emma esitante quando si alzò, facendo scivolare le mani in tasca, un chiaro segno di quanto fosse nervosa.

Regina si voltò a guardarla quando si bloccò. ''Cosa?''

Senza l'oscurità ad avvolgerle o tutte quelle emozioni che la notte prima le avevano sopraffatte, Emma non era sicura che quello che si erano dette rimaneva ancora valido. Era tentata di tirare di nuovo fuori l'argomento, ma non voleva spaventare in alcun modo la bruna, se per caso si fosse sbagliata.

Emma si schiarì la voce, infilando il piede sotto il tappeto, sentendo gli occhi della bruna su di sè, e mormorò: ''Ti amo.''

Regina fissò la bionda per un breve istante prima di mettere giù il vestito che aveva in mano e avvicinarsi a Emma, sollevandole il mento e baciandola con tutta sé stessa, infilando la sua lingua nella bocca di Emma.

''Anche io,'' sussurrò Regina prima che Emma catturasse nuovamente le sue labbra.

''Qualcuno è felice,'' disse Ruby, posando una tazza di cioccolata calda di fronte allo Sceriffo. ''Fammi indovinare. Hai avuto fortuna.''

Emma roteò gli occhi, ma non potè nascondere il sorriso che si era formato in automatico sul suo viso.

''Penso che questo sia un buon momento per ringraziarmi.''

La bionda appoggiò la sua bevanda e parlò decisa, nonostante un leggero tono puntiglioso nella sua voce non passò inosservato. ''Grazie, Ruby, per aver creato un profilo falso usando i miei dati e avermi indicato come un uomo, facendomi guadagnare uno schiaffo dalla mia ragazza.'' Non riuscì a non contrarre le labbra quando disse l'ultima parola.

''Non ti ho detto io di scrivere a Regina. Sei tu che hai intrapreso una missione suicida,'' la liquidò la cameriera. ''Puoi ringraziarmi dandomi un aumento.''

Emma si mise a ridere. ''Non succederà.''

''Okay,'' Ruby si strinse nelle spalle. ''Allora fammi un favore.'

''Che favore?''

''Non sposarti nei prossimi sei mesi.'' disse la bruna totalmente seria.

Emma sputò la cioccolata che aveva appena bevuto, ma la cameriera non si sconvolse da quella reazione, afferrò uno strofinaccio e cominciò a pulire il casino che aveva combinato lo Sceriffo. ''Che cosa?''

Ruby si limitò a sorridere. ''Un giorno mi ringrazierai.''

''Continui a ripeterlo.''

''Mi sono forse sbagliata fino ad ora?''

''Henry,'' Emma alzò lo sguardo dalla scrivania per vedere il figlio entrare nel suo ufficio, vestito con l'uniforme scolastica. ''Cosa succede?''

Lui semplicemente scosse la testa e si accasciò su una sedia di fronte alla scrivania. ''Dovrei distrarti per qualche ora prima che tu torni a casa. E' una sorpresa.''

Emma inclinò la testa curiosa. ''Che genere di sorpresa?''

Henry si strinse nelle spalle e tirò fuori il cellulare dalla tasca, cominciando a giocare con uno dei suoi giochi.

''Cos'è successo al mio complice che doveva passarmi le informazioni?'' domandò lo Sceriffo al figlio, dandogli un buffetto sulla guancia.

''La mamma è riservata.''

Come se Emma non lo sapesse. Gli ultimi giorni prima che diventassero ufficialmente una coppia avevano portato le due a un nuovo livello di intimità. La bionda aveva cenato e dormito nella villa ogni sera negli ultimi cinque giorni, tornando nel suo appartamento solo per prendere qualche vestito. Nonostante il bisogno di andarci piano, Emma si era accorta dei grandi progressi di Regina.

Dei due giorni scorsi, la famiglia si era abituata a una nuova routine, con Emma che aiutava Regina a preparare la cena la maggior parte delle sere, per poi sedersi sul loro letto, con Regina che giocherellava con le mani sul suo grembo e Emma in attesa, il suo palmo premuto sulla guancia della bruna per rassicurarla, mentre questa condivideva con lei sempre più cose del suo passato.

Il rapporto con la madre era difficile, suo padre ha rinunciato a tutto per lei, il nome del suo fidanzato era Daniel.

La maggior parte delle volte Emma poteva sentire fisicamente il conflitto dietro quegli occhi color nocciola, ma non appena premeva le sue labbra contro quelle della bruna, ogni paura se ne andava.

Era molto da chiedere a Regina, questo lo sapeva, ma il semplice fatto che la bruna si era aperta con lei, per lei, faceva fare un salto al cuore di Emma.

Henry si era completamente immerso nel gioco, e non avendo nulla da fare -piuttosto che compilare scartoffie- Emma si voltò verso il computer e aprì le email. Se voleva prendersela comoda, almeno doveva sembrare occupata.

Buonasera, MadamaRegale, ho sentito che hai una sorpresa per me.

Non sentivo quel nickname da un po'. Sei ancora CavaliereArrugginito o hai trovato qualcosa di più adatto?

Sta cominciando a piacermi, anche se ho trovato qualcuno che lucida la mia armatura una volta ogni tanto. Te lo chiedo di nuovo, una sorpresa?

Sembri una donna fortunata. C'e' un motivo se non l'ho detto a Henry, adesso perché dovrei dirlo a te?

Perché mi ami.

Non così tanto.

Mi ferisci.

Sono sicura che saprai rimetterti a posto.

E se volessi che fossi tu a farlo?

Allora dovrai aspettare fino a notte fonda, che ne dici? Ci vediamo alle 7. Non dare a Henry altri dolci come hai fatto l'ultima volta che l'hai riportato a casa.

Non l'ho fatto!

Me l'ha detto lui.

Ha mentito.

Una caratteristica comune in questa famiglia?

Ha ha. E' stato tipo tre mesi fa. Dammi tregua.

Alle 7.

Emma guardò imbronciata l'email e poi si voltò verso il figlio. ''Niente più dolci per te.''

Henry alzò lo sguardo dal suo gioco con un'espressione scioccata. ''Perchè?'' si lamentò.

''Perchè mi hai fatto finire nei guai con la tua mamma.''

Emma e Henry arrivarono alla villa tempestivamente alle sette, giusto in tempo per sentire nell'aria l'odore di hamburger e patate fritte. La bocca di Emma si socchiuse non appena Regina uscì dalla cucina, che si tolse il grembiule e si chinò per dare un bacio a Henry sulla fronte.

''Vai a lavarti le mani,'' gli disse facendo un cenno verso il bagno, prima di raddrizzarsi e sorridere alla bionda.

''Hai cucinato il mio piatto preferito,'' evidenziò Emma indicando la cucina.

''Ti ho detto che so ascoltare,'' disse Regina, porgendo una mano che Emma strinse subito, le loro dita che si intrecciavano perfettamente.

''E' questa la mia sorpresa?'' chiese con felicità la bionda una volta che entrarono in cucina, portandosi di nascosto una patatina alla bocca.

Regina contrasse le labbra di fronte a quel gesto ma lasciò correre, mettendo il resto delle altre in una ciotola. ''Non proprio.''

''C'è di più?''

''Te lo farò vedere quando Henry va a dormire.'' disse Regina con nonchalance, prendendo il piatto con gli hamburger e la ciotola di patatine, dirigendosi poi verso la sala da pranzo.

Emma la seguì, inclinando la testa con curiosità e sospetto. ''Bè, non vedo l'ora.''

Emma era impressionata dal fatto che Regina avesse preparato il suo piatto preferito. Sapeva quanto la bruna ci tenesse alla salute, assicurandosi che anche il figlio seguisse quel modello, ma era stata una piacevole sorpresa tornare a casa e trovare la sua ragazza intenta a fare qualcosa fuori dal normale solo per lei.

Dopo che Henry ebbe finito i compiti e fu mandato a letto, Emma si posizionò dietro a Regina, circondandole i fianchi con le sue braccia e baciandola dietro l'orecchio, rabbrividendo a quel contatto. ''Henry dorme.''

Regina si voltò, rimanendo sempre tra le braccia di Emma, e sorrise con gli occhi prima di posare le sue mani sul petto di Emma per prendere quelle della bionda tra le sue. ''Vieni.''

I numerosi scenari che Emma si era immaginata non avevano previsto che Regina la guidasse oltre le scale per avviarsi verso il salotto.

''Qui?'' chiese Emma spalancando gli occhi e guardando prima il divano e poi la porta della stanza di Henry in cima alle scale.

Regina strizzò gli occhi confusa di fronte alla reazione della bionda, limitandosi a puntare il telecomando verso la TV. Sullo schermo piatto apparve il menù di Kill Bill Vol.2.

Emma scoppiò a ridere. ''Non ci credo. Tu odi Tarantino.''

La bruna si strinse semplicemente nelle spalle e si sedette sul divano, accavallando le gambe. ''Vieni?''

Emma sorrise e si fece spazio vicino al Sindaco, non esitando ad avvolgere la bruna con un braccio per avvicinarla a sé.

Emma sbuffò mentre era distesa sul divano, facendo zapping con il telecomando senza ben sapere cosa guardare. Mary Margaret si sedette al tavolo della cucina, cominciando a correggere i compiti in silenzio. La bionda si stava girando i pollici annoiata, seguendo a malapena la sitcom che stava andando in onda.

Sentendosi in colpa, Emma era ritornata al suo appartamento con l'intenzione di fare compagnia alla sua coinquilina, ma tutto ciò a cui poteva pensare era che avrebbe potuto annoiarsi a casa di Regina. La sorpresa che la bruna le aveva fatto un paio di sere prima l'aveva fatta sorridere.

Quando Regina detestava qualcosa, lo evitava come se fosse la peste o lo rovinava oltre l'irreparabile; Emma era l'unica eccezione, quindi il fatto che il Sindaco era rimasto seduto a guardare due ore di violenze e di regia simbolica era un grosso segno per dire che Emma era speciale per lei.

Si era così abituata a stare alla villa che le sembrava quasi di vivere lì, e se Emma doveva essere sincera non le sembrava una terribile idea. Praticamente ci viveva già, e con Regina che la lasciava stare ogni giorno di più poteva davvero immaginare che sarebbe accaduto.

Fortunatamente, il suo telefono vibrò, distraendo subito la bionda dalla sua inevitabile e noiosa morte.

Dove sei?

A casa mia.

Perché?

Vivo qui.

Ti manco?

No. E' solo che è stato un cambiamento di routine improvviso. Henry ha pure preparato un posto per te a pranzo.

Ti manco.

E il tuo comportamento infantile rimane.

Ti ha colpito. Cosa abbiamo per pranzo?

Non sei qui?

Hai aperto la porta per controllare?

Oh mio dio l'hai fatto. Sono lì tra poco.

No. Non sei invitata.

Dai. Mi farò perdonare ;)

Interessante. Cosa vorresti fare, Sceriffo?

Emma sorrise maliziosamente e si alzò dal divano. Corse in camera sua e chiuse la porta, buttandosi sul letto.

Non avevo intenzione di prenderti in giro, ma forse hai aperto la porta sbagliata.

Mmm, non sei nel seminterrato.

No.

E se provassi quella della mia camera?

Non avresti fortuna.

E se scendessi le scale, facendo rumore con i tacchi per segnalare l'arrivo nel mio ufficio?

Mi troveresti lì, seduta sulla tua scrivania, ad aspettarti impaziente, i miei occhi che scrutano il tuo corpo. Ti faccio cenno con il capo di entrare, e tu lo fai. La porta si chiude definitivamente. Sembri piuttosto avida, Miss Mills.

La mia preda è di fronte a me, in attesa di essere catturata. Comincio a camminare, mantenendo il mio sguardo fisso su di te. Non è difficile da fare.

Sorrido e ti attiro verso di me, le mie gambe ti circondano il bacino e ti mordo il labbro, impaziente. Le mie mani scivolano lungo il tuo sedere, dandogli una strizzata.

Io ringhio, avvicinandomi a te prima di lasciare una scia di baci sul tuo orecchio. La mia mano trova il bottone dei tuoi jeans, sbottonandolo e infilandosi sopra i tuoi slip.

Come sei impaziente.

Sei stata via per ben diciotto ore.

Hai cominciato addirittura a contare?

Guarda che smetto.

Afferro i tuoi fianchi, premendo il tuo corpo ancora di più contro il mio.

Brava ragazza. Porto le labbra sul tuo seno ancora coperto, rimanendo piacevolmente sorpresa nel vedere che non stai indossando il reggiseno. Intravedo il tuo capezzolo turgido, vedendo quanto sei pronta. Stai aspettando da molto?

Da troppo tempo.

Aspetta ancora un po' ;)

Che cosa?

Regina!

Emma sbattè il cellulare sul letto e prese tre lunghi respiri, chiudendo le gambe per alleviare l'eccitazione che si era formata tra di esse.

Avrebbe potuto farsi una doccia fredda, ma non aveva intenzione di perdersi nulla se la bruna fosse tornata. Quindi Emma gemette e si buttò sulla schiena, in attesa.

Passò mezz'ora e di Regina nemmeno l'ombra.

La bionda si corrucciò, sentendosi sempre più irritata e per nulla soddisfatta, e prese in mano il cellulare.

Dove sei andata?

Nella doccia

Nella doccia adesso? E' aperta?

Forse

E se mi intrufolassi lì dentro, con il calore dell'acqua che rende appannato lo specchio, e rimanessi immobile fino a vedere solamente la tua sagoma sul vetro?

Di che cosa stai parlando?

Tu di che cosa stai parlando?

Sono Henry. La mamma è nella doccia.

Emma sgranò gli occhi, spalancando la bocca per lo shock e per l'imbarazzo, oltre che per il disgusto.

Oh dio, ragazzino elimina subito questi messaggi.

Perchè? Cosa stai facendo? Perché non sei qui? Non hai pranzato con noi.

Henry, eliminali!

Dopo cinque minuti di silenzio, il respiro di Emma si fece più regolare, convinta di essere fuori pericolo. Questo fino a quando il suo cellulare non vibrò.

Hai mandato quel messaggio a Henry?!  

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