CAPITOLO 12

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I wanna run away,  

never say goodbye.

I wanna know the truth,

instead of wondering why. 

I wanna know the answers, 

no more lies.

I wanna shut the door 

and open up my mind.*Linkin Park - Run Away


20 OTTOBRE 2003


Claire POV

"Non posso crederci che ti trasferisci...Sei proprio sicura di andartene?" guardo Nina in piedi accanto alla macchina mentre carico le mie valige. "Vieni qui" la stringo forte tra le braccia "Non posso in alcun modo convincerti a restare vero?" mi regala un sorriso dei suoi. Scuoto la testa tristemente. Mi mancherà da morire la mia migliore amica. Questa volta è lei ad abbracciarmi, anche più forte di prima. "Mi mancherai da morire Clai..." dice con voce strozzata. "Ehi, ricorda quello che ci siamo dette. Niente lacrime, farai piangere anche me e per questo vorrei aspettare almeno di essere in aereo!" provo a farla sorridere ma mi regala solo una piccola smorfia. Potessi la piegherei come ho fatto con le magliette e me la metterei in valigia. Salgo di nuovo in casa a prendere l'ultimo borsone e assicurarmi di non essermi dimenticata niente, chiedendomi per quale motivo mio padre ci stia mettendo così tanto a scendere. Lo trovo seduto in cucina con tra le mani la cornice che tenevo sopra il mobile in salotto, la foto di me, lui e la mamma. "Ehi pà" lo abbraccio da dietro circondandogli il collo con le braccia "Te lo ricordi?" "Certo" sorrido "L'abbiamo scattata quando siamo andati in vacanza a Los Angeles...che anno era? nell'84?" "Sì, l'ultima vacanza insieme...A tua madre è sempre piaciuto quel posto.." "E' vero.." "Piacerà sicuramente anche a te." "Guarda come eri carina.." dice con voce emozionata, mentre si perde nei ricordi. Spero solo che mentre sarò via non lo faccia troppo spesso e che non sia troppo triste. "Eheheh che vorresti dire che adesso sono brutta?" "No, sei meravigliosa tesoro...anche se sì, forse ti sei un po' sciupata nel crescere!" "Ehi!!" gli do un pugnetto sul braccio sciogliendo il mio abbraccio. "Sei pronta allora?" faccio segno di sì con la testa. "Promettimi che starai bene e non preoccuparti di quello che succederà qui senza di te, okkei? Tu pensa solo a divertirti e a stare bene." "Lo farò!" "E fai ogni cosa per te stessa, non per dimostrare qualcosa a qualcuno..." "Cioè?" so già dove andrà a parare "Lo so che te ne vai per colpa di quello che è successo con Marshall, Claire." sbuffo, sarà la decima volta che affrontiamo questo discorso. E' VERO, ma non lo ammetterò. MAI. "Ho bisogno di staccare la spina da tutto quanto, papà... Ho voglia di respirare aria nuova, di fare esperienze nuove, di riprendere in mano la mia vita capisci? E devo confessarti che sono non poco curiosa di vedere mamma e conoscere la sua famiglia.." "Non scordarti di me però.." mi guarda triste. Sono la sua ancora di salvezza, ma lui sa che la cosa è reciproca. Fino ad oggi noi eravamo tutto ciò che avevamo in questo mondo. Io e lui. Mi fiondo tra le sue braccia respingendo le lacrime mentre lui mi accarezza la testa. "Okkei piccola, andiamo dai.." dice in un sospiro. Si alza dalla sedia asciugandosi gli occhi e si dirige verso la mia camera per prendere le ultime due valige. Guardo la foto rimasta sul tavolo e che poco prima stringeva tra le mani. La tolgo dalla cornice e me la infilo in tasca -Tu vieni con me a Los Angeles-.

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"Mi raccomando, fammi sapere quando arrivi e ogni tanto fatti sentire!" "Papà, ti prego, sarà la terza volta che me lo dici solo da quando siamo arrivati in aeroporto!" Appoggio il mio bagaglio a mano sulla bilancia e fornisco il mio documento e il biglietto alla signorina seduta dietro il monitor del computer che digita senza sosta chissà cosa sulla tastiera. Mi volto e trovo mio padre in lacrime che cerca di nasconderle dietro il suo splendido sorriso contornato di rughe. Oh, papà. Mi rendi tutto quanto estremamente difficile. Senza dire niente lo abbraccio seppellendo la faccia sul suo petto mentre mi stringe a sè; e in attimo sono di nuovo bambina con lui che mi abbraccia dopo essere caduta dallo scivolo, o dopo essere tornata a casa dopo che la bambina del secondo anno mi ha preso in giro, o dopo che l'armadio a due ante di quarta mi ha fatto un'occhio nero perchè non le avevo passato il compito di matematica, o dopo che la mamma se ne era andata e io avevo bisogno di una sua qualsiasi parola o consiglio sul ragazzo di terza che voleva invitarmi al ballo. Inalo il profumo di dopobarba mischiato a sigarette; l'odore di papà; l'odore di casa. Ricaccio via le lacrime; non voglio che mi veda star male. Sarebbe capace di riportarmi al volo a casa e impedirmi di partire. Mi accarezza la testa e mi bacia sui capelli. Veniamo interrotti dalla voce gracchiante che esce dagli altoparlanti e che avvisa ai passeggeri del volo KL5056: Detroit - Los Angeles di imbarcarsi. La signorina mi chiama e mi avvisa che quello sarebbe stato il mio volo e che mi restava da fare il check-in mentre le mie valige sarebbero state imbarcate dalla compagnia. Faccio un lungo respiro afferrando la carta d'imbarco che mi lei mi allunga con la mano e mi avvio al check-in con mio padre che osserva ogni passo che faccio pian piano che la fila scorre. Evito di guardarlo finchè non sono dall'altra parte ad aspettare che aprino definitivamente il gate. Gli lancio un bacio e lui si batte la mano sul cuore rimanendo lì a fissarmi mentre, insieme agli altri passeggeri, scompaio al di là dell'area di imbarco. "Vuoi una mano?" mi chiede un ragazzo alto, biondo, con un sorriso cordiale. Lo guardo stralunata, come se non avessi capito la domanda; ed in realtà è così perchè ero completamente sovrappensiero. "Il trolley, vuoi che ti do una mano a portarlo su per le scalette?" "Oh. Oh umh..no grazie ce la faccio!" gli faccio un sorriso di rimando e lui mi lascia salire per prima sull'aereo. Guardo la mia carta d'imbarco e raggiungo il posto assegnatomi. Perfetto. Finestrino e niente motori. L'assistente mi aiuta con il bagaglio e mi fa un sorriso tirato. Mai sopportate le assistenti di volo. Soprattutto donne. Apro la borsa e caccio subito fuori il mio lettore cd, vecchio di almeno 5 anni ma che tratto come le cose sante. Prima di partire mi sono fatta un cd che non comprendesse unicamente canzoni di Marshall. Non perchè è il mio migliore amico -o almeno lo era- nè perchè è il mio ragazzo -o almeno, lo era-, ma è uno dei miei artisti preferiti, ma trovo strano chiamarlo Eminem quando per me è solo e soltanto Marshall. Comunque sia, ho fatto in modo che per il viaggio non dovessi sentire la sua voce. Molto probabilmente quando sarò a Los Angeles ascolterò in continuazione un suo cd dopo l'altro non riuscendo a resistere alla nostalgia; me li sono portati tutti dietro e ora riposano pacifici nella stiva dell'aereo. Mi guardo intorno mentre mi infilo le cuffie. Noto che il ragazzo di prima siede accanto a me intento a leggere le stupide istruzioni che l'aereo fornisce. Dio che palle di ragazzo. Lo osservo distrattamente. Coletto bianco, cravatta blu, giacca del medesimo colore, pantaloni ingessati, mocassini. Mi sorride gentile e io torno concentrata sulle note di Numb dei Linkin Park. Con la coda dell'occhio noto una hostess passare velocemente e faccio appena in tempo a togliermi le cuffie e chiamarla appena torna indietro con altrettanta velocità. "Mi scusi, potrebbe portarmi una bottilietta d'acqua?" "Il servizio inizierà non appena l'aereo sarà decollato, ora prego si allacci la cintura decolleremo tra pochi secondi." E se ne va via dopo avermi rifilato un sorriso tirato. Ma sono tutte così antipatiche le assistenti di questo volo o sono io che ho la capacità di stare sul cazzo a tutte loro?! Il mio vicino, il tipo ingessato, il damerino, mi guarda un po' divertito. Mi rinfilo le cuffie e mi allaccio la cintura. Dopo una decina di minuti finalmente l'aereo decolla e mentre prende quota lancio un'occhiata sotto di noi, alla mia Detroit e insieme a lei immagino di vedere anche Marshall diventare un piccolo puntino sempre più lontano, ma sempre più vicino al mio cuore. Ma, ripeto, non ammetterò mai di star fuggendo a causa sua. Sbuffo pesantemente pensando vivamente alla possibilità di ingoiare i sonniferi senza acqua, finchè l'assistente di prima, con mia sorpresa, mi porta una bottiglietta. "Ne avresti un paio anche per me?" mi chiede il damerino. "Di che?!" "Ambien. Ho visto che ne hai presi un paio..." "Ah, sì certo, tieni" gli passo il contenitore e poi anche l'acqua che afferra con mani tremanti. "Un po' ansioso?" "E' la prima volta che prendo un aereo.." "Sul serio?" "Sì...non ne sono rimasti molti di americani che non hanno mai volato giusto?!" sorrido alla sua battuta mentre lui mi passa il flacone che rimetto in borsa, insieme agli altri sonniferi. Faccio una smorfia; mi sono adagiata troppo su questi farmaci ultimamente. Ma che ci posso fare? Oramai neanche la marijuana riesce a scacciare via i brutti pensieri. "Comunque piacere io sono Nicholas, Nick" "Ciao, io sono Claire" Ci stringiamo la mano; non ho voglia di parlare o dare confidenza a nuove persone, soprattutto ragazzi, lo faccio più per educazione che per altro. Spero solo che non mi faccia altre domande e che mi dia la possibilità di chiudere gli occhi e lasciarmi dormire finchè non ritoccheremo terra. Prima che possa rimettermi le cuffie mi fa "Che vai a fare a Los Angeles?" Ma che vuole questo da me? "Non lo so" Mi scruta curioso con un mezzo sorriso. "Vado da mia madre. Vacanza credo...Tu?" fingo di essere un minimo interessata, almeno finche l'Ambien non inizierà a fare effetto e crollerò sul sedile "Lavoro.." "Di cosa ti occupi?" "Merchandising" "E non hai mai preso un'aereo?!" Fa un risolino "No. Fin'ora ero in un ufficio rinchiuso tra quattro mura. Una settimana fa mi hanno promosso e ora eccomi qua" "Capisco" "Quindi vai in vacanza, non sei di Los Angeles?!" "No. Vivevo a Detroit.." e lo dico con naturalezza, come se oramai non vivessi più li da anni. "Ho come l'impressione che tu stia scappano da qualcosa.." "Cosa te lo fa pensare?" e rieccomi, come sempre sulla difensiva. "Non so, il tuo non sapere perchè vai via.." "Te l'ho detto, vado in vacanza, cose così credo.." "Vedi? Da come parli, non sembra che si tratti di una vera e propri vacanza.." Ma che è laureato in psicologia, questo?! Senti, damerino, Nick, non ho voglia di essere psicoanalizzata, chiaro?! "Tutti a questo mondo scappiamo da qualcosa, ma non è per questo che me ne vado da Detroit." mi rimetto le cuffie lasciando la conversazione sospesa e il damerino, o meglio, Nicholas, interdetto; lo guardo dal riflesso sull'oblò e faccio una smorfia. Possibile che riesca ad essere un libro aperto perfino per gli sconosciuti?!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 10, 2016 ⏰

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-Trustfulness- (Eminem Fanfic)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora