capitolo 8

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Mi ci volle l'intera giornata per accettare che forse mi ero presa una sbandata, e ancora no riuscivo a crererci. Mi trovavo in una situazione che mi stava facendo letteralmente impazzire: continuavo a chiedermi 'perchè LUI??! Perchè non posso innamorarmi di una persona normale??', e questo non contribuiva a migliorare il mio stato emotivo. Avevo bisogno di parlarne con qualcuno, ma non mi fidavo di nessuno in particolare. Non ho mai avuto un'amica del cuore (o anche solo un'amica), non posso rivolgermi ai miei colleghi ("ehi salve collega, sono qui perché ho una cotta per Joker... oh si quel Joker, il supercriminale, capelli verdi, tagli ai lati della bocca..."... sarei finita dritta in manicomio), e sicuramente non ero capace di capire da sola cosa mi era preso. Continuai a pensare e a pensare a qualcuno di cui potessi fidarmi, il mio cervello stava fondendo per lo sforzo ma mi veniva in mente solo una persona, ed era il diretto interessato. Non c'erano alternative, per cui decisi di parlargli di ciò che provavo. Solo, non in modo diretto.

Nelle settimane che seguirono stavo sempre sola, per paura che mi sfuggisse qualcosa e che potesse avere ripercussioni sulla mia carriera (o sulla mia persona). A Melania avevo detto che ero triste e che non avevo voglia di stare in compagnia, e riguardo alla mia coinquilina, lei non c'era quasi mai, per cui ero apposto. Quella sera uscii dal manicomio, sollevata: mi avevano appena comunicato che il giorno dopo avrei tenuto un'altra seduta con lui, e non stavo più nella pelle. Entrai in casa, convinta di essere sola, e appena chiusi la porta scoppiai a piangere. Ero tranquilla fino ad un momento prima, ma poi è come se nella mia testa fosse scattato qualcosa. Perchè a me?? Perchè?? E se io non gli interessassi? E se quegli sguardi non avessero un significato per lui, se stesse solo giocando con me? Sentii dei passi lungo il corridoio "ovviamente sono così sfigata che quella lì è in casa..." pensai. Non avevo avuto modo di conoscerla bene, ma sembrava una tosta, non avrebbe ceduto facilmente. Mi comparve davanti con sguardo preoccupato, i lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle. 'Ehi, tutto bene? Perchè piangi?' Mi asciugai le lacrime in fretta e dissi solamente 'niente, imprevisti sul lavoro'. In parte era vero, ma ero stata molto vaga, per cui non avrebbe capito il mio veto problema. Beh, mi sbagliavo. Mi lanciò un'occhiata profonda, sembrava che mi stesse scannerizzando 'che genere di problemi?' Chiese con aria sospettosa "non solo tosta, pure scaltra.." 'niente di che, davvero, sto bene' mi guardò per qualche secondo e poi disse 'c'entra un uomo, non è vero?' La guardai sbalordita. Come diavolo..? In quanto a intuito era proprio uguale a Joker. Già... Joker. A questo pensiero scoppiai di nuovo in lacrime. Lei mi abbracciò e mi portò in cucina per preparare del the. Quando fu pronto si sedette di fronte a me e chiese 'lui lo sa? Che provi qualcosa per lui intendo...' scossi la testa, ma poi mi corressi 'beh... almeno credo. Ma non è questo il problema' 'e allora qual è il problema?' 'Il problema è che non dovrebbe piacermi, è tutto così sbagliato!!' Lei sorrise. Ricordo che all'inizio mi arrabbiai, per me non c'era niente per cui sorridere. Però poi disse 'sbagliato per chi? Per te o per la società? Non far caso alla massa, solo sii te stessa e fa ciò che più ti piace, chissene frega dei giudizi della gente?!' Questa frase mi rincuorò, e tanto. Sorrisi debolmente e le sussurrai un 'grazie'. Lei sorseggiò il suo the 'non c'è di che. Oh, in ogni caso, sono Selena'.

Harley Quinn: Mad Love #JustWriteIt #Wattpad10Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora