Three

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"Credo si possa dire tanto, senza dire una parola"




La fine del 1943 arrivò in fretta, il freddo e le piogge rendevano le manovre di evacuazione e i soccorsi sempre più complicati ed ogni volta Louis stringeva i pugni e doveva uscire a prendere una boccata d'aria, più volte si ritrovò a pensare che forse quello, non era il suo posto come pensava, forse sul campo avrebbe potuto fare la differenza, mentre lì dentro, nonostante spesso il suo aiuto fosse vitale, era un continuo discutere di cervelli, una lotta fra orgoglio e intelligenza, infinita e stancante.

Aveva iniziato a correre la mattina, si svegliava all'alba e coprendosi più che poteva lasciava che l'aria gelida gli scuotesse i polmoni e gli arrossasse le guance. Quando tornava, trovava sempre le finestre della baracca di Harry spalancate e lui spesso fermo al centro della stanza, le labbra a muoversi velocemente, e poteva giurare che stesse contando.

Il novanta per cento delle volte lo odiava, cercava di ignorarlo quanto più gli era possibile, quella precisione maniacale la trovava nauseante e stupida. Essere preciso piaceva anche lui, ma quella era ossessione.

Poi però c'erano anche quei giorni in cui, in attesa che Turing, Styles e gli altri pezzi grossi finissero i loro meeting top secret, finiva per passare del tempo nell'ufficio di crittoanalisi e a doversi rapportare con un Harry totalmente diverso.

A testa bassa se ne stava alla sua scrivania con sottomano fogli di appunti, a volte studiava disegni di circuiti elettrici, altre gruppi di lettere sparse senza nessun significato apparente; negli anni ne aveva visti un sacco di fogli così, ma nessuno si era mai preso la briga di spiegargli davvero come funzionasse il procedimento di decriptazione di un documento del genere. Sapeva a grandi linee come funzionasse Enigma, della doppia tastiera, delle lettere invertite e la prima volta che era sceso negli uffici dei dattilografi si era stupito di vedere quanto sembrasse innocua, assomigliava ad una macchina da scrivere leggermente più macchinosa, ma niente che potesse dar vita ad una guerra mondiale.

- Trovato qualche soluzione brillante, piccolo genio? - si sedette sul bordo della scrivania di Harry, spostando il taccuino come sempre posizionato meticolosamente e come previsto, gli occhi di Harry scattarono truci sulle sue gambe per poi risalire verso i suoi occhi.

- Non esiste una soluzione brillante con Enigma, non posso svegliarmi una mattina e avere un lampo di genio. Tu non hai la più pallida idea di come funzioni, sbaglio? - la cosa assurda di quel ragazzo, che lo rendeva ancora più detestabile agli occhi e alle orecchie di Louis, era che non c'era mai vera arroganza o cattiveria nel suo tono di voce, i suoi sguardi non erano di odio con intenzione di causa, erano portati magari da quel senso di isteria che lo attanagliava quando le cose non erano come le voleva lui, ma non lo aveva mai sentito alzare la voce, rispondere male o ostentare arroganza, cosa che invece spesso era una prerogativa degli altri cervelloni.

- Beccato -.

- Bene - la sua mano scivolò lungo la scrivania e senza preavviso vide l'esatto momento in cui le nocche di Harry entrarono in contatto con il tessuto dei suoi pantaloni, esercitò una lieve pressione intenta a fargli capire di doversi spostare di lì, e appena lui lo fece, riposizionò il suo diario alla giusta posizione, controllando l'angolazione più volte.

Fece un respiro e poi con gli occhi indicò la sedia accanto a lui e per una volta Louis decise che quello che stava per spiegargli era più interessante del proporsi come elemento di disturbo.

Si accomodò con un sorrisetto però, prendendo una matita dal portapenne e un foglio, vi appoggiò il palmo sopra, facendola rotolare lentamente avanti e indietro.

Warring Hearts LSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora