Nine

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Le cose giuste non hanno un gran bisogno di parole.

È difficile sopravvivere alla speranza, dopo aver passato tanto tempo a convivere con un sentimento così altalenante, che il più delle volte viene a mancare, viene deluso o annientato.
Louis non può fare altro che stringere i pugni e guardare negli occhi piccoli e lucidi del suo interlocutore; non conosce affatto Liam, eppure vuol sperare, ancora una volta, che se gli ha chiesto di restare ci sia un buon motivo; un motivo che gli fa battere il cuore dentro le orecchie, quasi al punto da non riuscire a respirare.
"Ti prego, rientra in casa. Hai appena detto di non voler sentire la mia parte della storia, che non ti importa, ma come tu hai sentito il bisogno di raccontare la tua verità a me, ad alta voce, un'ultima volta, ora vorrei tu ricambiassi il favore. Non mi devi niente e lo so, ma entra di nuovo in casa. Poi prometto che ti riaccompagnerò al tuo alloggio io stesso. Non sono un soldato e forse la mia parola d'onore vale poco o niente, ma sono un uomo onesto, ed è stato difficile per me ascoltarti in silenzio fino a questo momento" non aspetta che Louis annuisca o accetti di rientrare in casa, abbassa la testa e rientra, lasciando che la doppia porta, sbatta con un rumore sordo.
Louis chiude gli occhi un attimo, prende un respiro profondo e si ripete nella testa che lo deve a Harry, che ormai non c'è nulla che potrebbe mai sormontare il peggio di ciò che ha passato e ricordato, per cui raccoglie le forze e un piede davanti all'altro segue Liam.
Quando rientra però, la cucina è vuota come l'aveva lasciata "Di qua, Louis, non avere paura"
Lo trova davanti ad una porta a vetri opachi, oltre la quale si intravedono delle ombre e si sentono delle voci, una voce.
Appartiene sicuramente ad una donna, ha un tono profondo, grave ma gentile, non il solito tono squillante che Louis ha sentito risuonarsi nelle orecchie parlando con sua madre, le sue sorelle, o poche ore prima, con Danielle.
Un timbro inconfondibile, qualcosa di familiare, qualcosa che fa iniziare il suo cuore a battere di nuovo alla velocità della luce.
Fa un passo indietro, appoggiandosi al muro "Louis, tranquillo, c'è Gemma oltre questa porta, ho deciso che nonostante le sue condizioni, meriti di incontrarla. Sono sicuro che a parte lei non ci sia nessuno al mondo che meriti di più di interfacciarsi con Harry".
Spazio, tempo, ossigeno, tutto, niente.
"Harry?"
"Scusami Louis".
Ma non ha il tempo di finire la frase, per la seconda volta non c'è tempo, non c'è niente, a parte la sua mano tremante che incontra la maniglia fredda e lo spostamento dell'aria che lo precede all'interno di una stanza leggermente illuminata, con un forte odore di libri che solletica il naso, e due paia di occhi che si puntano su di lui.
"Harry?" ripete nuovamente, impercettibilmente, ritrovando quegli occhi che credeva perduti.
Nessuno nella stanza si muove, solo gli sguardi saltano in qua e là, alcuni confusi, alcuni sorpresi, alcuni consapevoli e altri titubanti.
Un momento talmente profondo, da aver paura di sporcarlo con le parole.
Ma Harry, Harry Edward Style, il ragazzo che Louis fino a qualche istante prima, aveva creduto perduto per sempre, è tutt'altro che morto; è seduto davanti a lui, i capelli lunghi fino alle spalle, pieni di boccoli, una barbetta incolta, gli occhi cerchiati, la pelle talmente bianca da sembrare trasparente; ma tutto questo passa in secondo piano.
Senza rendersene conto gli occhi si abbassano sul collo, per vedere la giugulare battere viva, il respiro smuovergli il petto.
Harry è vivo.
Il suo Harry.
Vivo.
La mano di Liam che senza preavviso gli si appoggia sulla spalla, stringendola con decisione.
"Perdonaci, io e mio marito, abbiamo faticato molto a farlo uscire dal James Holmes, quel posto gli ha causato parecchi danni, molti più di quelli che il generale avrebbe creduto possibile, pensando di proteggerlo. Volevamo solo essere certi che se mai il Louis di Harry, fosse venuto a bussare alla nostra porta, sarebbe stato qualcuno meritevole, qualcuno all'altezza. Ma se Liam ti ha fatto entrare qui dentro, devi averlo convinto. Avanti Harry, hai visto chi c'è? C'è Louis" ma gli occhi di Harry non lo guardano davvero, sembrano quasi oltrapassarlo, vagare per la stanza, per poi tornare al libro e al foglio che ha davanti.
"Posso?" qualche passo zoppicante avanti, la voce che si spezza.
Una domanda in realtà che non vuole chiedere il permesso, è una domanda fatta a se stesso, fatta al nulla. Dopo anni può ancora allungare le braccia di nuovo e stringere quelle spalle larghe, sentire quell'odore inconfondibile e toccare la morbidezza di quei capelli.
E lo fa, eccome lo fa, anche che lo sente irrigidirsi, opporre inizialmente resistenza, stringe tanto forte da essere sicuro di fargli male, ma non importa come tutto il male, la paura, la disperazione provati.
Harry esiste ancora.
"Louis, sei davvero tu?" la voce flebile di chi sembra perso in un limbo lontano.
"Certo. Certo, sono io" le lacrime che escono prepotenti anche dalle palpebre chiuse.
"Non ti sei arreso" la mano lascia andare la penna e sale a toccare la sua.
"Mai Harry, con te, mai!"

Warring Hearts LSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora