Chi è passato attraverso molte tempeste desidera solo tranquillità.
Ma, dalle tempeste, conserverà sempre l'inquietudine.
**Londra 1946**
Bisogna avere occhi per saper guardare, orecchie per saper ascoltare ma soprattutto cuore per saper accettare e capire che il decorso degli eventi è un qualcosa contro cui non si può combattere, perché le guerre non si vincono solo con le armi e non si perdono solo con la morte.
La guerra che sa essere terribile e stupefacente allo stesso tempo, ti cambia, ti segna e ti distrugge, azzera quello che sei in tutti i modi immaginabili, ti rende diverso, peggiore o migliore, non sta più in te deciderlo, perché ci sono cose alle quali pur sembrando impossibile, si sopravvive, il vero problema è come e perché.
Finisci per chiederti se ne sia valsa la pena resistere, per cosa, ma soprattutto per chi?
Corpi e menti alienate, fantasmi di se stessi, la paura di guardare indietro e il terrore di ricominciare.
Sono proprio la paura e il terrore ad impedire a Louis di dormire dopo il tramonto, non dopo essere stato presente a tutti quei bombardamenti aerei, bozzoli di colore brillante a rischiarare un cielo notturno, stupefacenti al primo sguardo, da restarci a bocca aperta, così simili ai fuochi d'artificio dei giorni di festa ma al contempo così terribili al sorgere del sole, quando la morte ti avvolge e la tragedia ti entra nelle ossa.
Sta dormendo quando due botte ben assestate contro la porta lo fanno destare dal suo sonno tormentato fatto di cristalli verdi e fili attorcigliati su se stessi; per un attimo è di nuovo lì, sul campo di battaglia, boati assordanti che ti stordiscono di primo impatto, togliendoti la forza di scappare. Si ritrova in piedi a sbattere gli occhi, inizialmente tutto bianco, tutto confuso, ma l'odore non ha niente a che vedere con il sangue o la polvere delle macerie, non ci sono urla ad avvolgerlo.
La guerra è finita Louis. Tutto è finito. Tutto.
Se lo ripete portandosi le mani fra i capelli unti e incollati alla testa, per poi scendere sulla barba incolta e passare con gli occhi alla canottiera una volta bianca, ora piena di macchie, come i suoi boxer, anch'essi luridi e maleodoranti.
Non si ricorda da quanti giorni non si muove da quella poltrona, non mangia, non si concede una doccia, solo un po' di whisky in un bicchiere e il flacone delle sue medicine sul tavolino accanto a lui.
Altre due botte lo scuotono: erano reali, non stava solo sognando; barcollando si avvicina alla porta e non pronto ad essere ferito dai raggi della luce esterna si copre gli occhicon una mano.
- Per la regina Tomlison! Cos'è questa puzza? - il tempo di metterlo a fuoco ed il tornado biondo cenere davanti a lui, l'ha già superato, correndo ad aprire le finestre della casa una dopo l'altra. Lo vede guardarsi intorno, puntare gli occhi sul flacone sul tavolo, su tutti i flaconi vuoti abbandonati al loro destino, infine punta gli occhi su di lui, lo scruta come se stesse guardando qualcosa che lo spaventa o meglio dire lo intimorisce - Allora le voci arrivate alle mie orecchie sono vere, stai usando veramente quella merda? -.
Louis fa spallucce, sa di essere eccessivamente bianco, eccessivamente vuoto e perso, ma il suo corpo altro non è che lo specchio della sua anima, vuota e persa e irrecuperabile.
- Cosa vuoi, Horan? -
- Un caffè o un bicchiere d'acqua vanno benissimo, grazie - sorride sforzato, allontanando la sedia dal tavolo e spaventandosi vedendo schizzare via un gatto nero dal muso e la punta delle zampe bianche - scusa gatto - si siede al suo posto, constatando che forse quella è l'unica sedia non impolverata della casa.
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Warring Hearts LS
FanfictionPerché le guerre non si combattono solo con le armi... Ci sono guerre parallele, che chi non sa cosa guardare non può vedere, sono le guerre del cuore, mentali e interiori, che possono però sconvolgerci con la stessa potenza di un urgano. Louis lo s...