Seven

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A Liam,

Tanti Auguri di Buon Compleanno, mio piccolo grande uomo.

Che il mio pensiero silenzioso ti arrivi, ovunque tu sia! Spero che chi ha la fortuna di esserti accanto sia capace di farti sentire amato come meriti. Perché tu diamine,  TE LO MERITI!

Ti voglio bene!!!


"Poi tutto è diventato freddo, come se tutta la felicità fosse sparita dal mondo"


Non ne dovette tenere per sé poi molti di quei ti amo, più passavano i giorni, più Harry sembrava cambiare, non era certo che fosse vero, se fosse lui a non vedere più i suoi comportamenti ambigui come tali, ma tramutarli automaticamente, però la differenza era evidente per tutti.

Non mancavano le battutine di Horan, nel vederli passare la pausa pranzo insieme sotto il solito albero, per non parlare dei gesti automatici che Louis compiva involontariamente, come entrare per primo nelle stanze, assicurarsi che le cose presenti dove Harry stazionava fossero pari.

Aveva preso velocemente l'abitudine a contare gli oggetti della stanza in cui si trovavano, a decifrare con più abilità la miriade di messaggi che Harry scriveva ovunque, come se non potesse evitare di esprimere la sua gioia se non così.

Spesso uscendo e non trovando nessuno in ufficio, finiva senza rendersene conto al capannone 15, guardando i cervelloni lavorare su cavi e circuiti elettrici, parlando di cose che non provava nemmeno a capire.

Era bello, davvero bello vedere Harry parlare per minuti interi con scioltezza ed eleganza, senza bloccarsi o tentennare. La sua voce era bassa, calda, ma era normale che lo fosse, se pensava al piacere che riusciva a dargli quella bocca, quando tutti andavano via e loro restavano soli dentro il capannone, si chiudevano dentro e collaudavano tutte le pareti presenti, spingendosi e amandosi con foga.

Harry si trasformava, quando parlava di numeri e formule e quando faceva l'amore, Louis si ritrovava davanti la stessa persona, come se fosse fatto per un mondo di espressioni, matematiche e fisiche.

Adorava farsi largo in lui, la schiena appoggiata al muro, seduto sulla panca che aveva visto il nascere di tutto, mentre buttava la testa indietro, sospirava forte e prima di lasciarsi andare apriva gli occhi e lo fissava serio, quasi da fargli mancare il fiato, e lo stringeva forte, agganciando le dita sulla sua schiena a tal punto da lasciargli i segni.

Per non parlare quando, anche stremato dagli innumerevoli affondi ricevuti, voleva essere guardato mentre finiva da solo, rischiando spesso di far rieccitare Louis all'inverosimile.

Richiuso il catenaccio del capannone, si rifugiavano in una delle loro due baracche, cenavano velocemente, e spesso usando un sarcasmo che Harry non capiva mai, in cui ricordava la disparità dei loro amplessi, tornavano a riprendersi, a volte quasi per tutta la notte, provando a tapparsi la bocca, ma finendo per urlare dal piacere.

Inutile dire che anche se si era ripromesso che non sarebbe successo, la guerra e la morte finirono per passare in secondo piano. Non era etico, ed era rischioso, ma quando il tuo corpo e la tua anima sono così appagati, non si può proprio crogiolarsi nella tristezza.

Le ore in ufficio erano interminabili, il vento forte faceva sussurrare agli alberi un solo nome, la pioggia invogliava a rifugiarsi sotto le coperte, perdendosi l'uno nell'altro, ma Louis era un soldato, aveva fatto un giuramento e doveva rispettarlo.

Warring Hearts LSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora