Capitolo quattro.

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Capitolo quattro.

Non so com'è successo, ma è accaduto tutto in un attimo: la pioggia, i tuoni, l'uragano, un cerchio di fuoco, la solitudine e boom senza pensarci mi sono ritrovata così, in una campagna abbandonata.

Sono bagnata fradicia dalla pioggia battente di questa sera e io non capisco cosa ci faccio qui e come ci sono finita. Il rumore stridulo di una porta di legno dietro me si fa sempre più forte ma io non riesco a capire. Sento solo mancarmi l'aria.

Sono in una collina ai margini del bosco e difronte a me riesco a vedere un orto rovinato dalla grandine con delle zucchine e pomodorini bruciacchiati. L'aria è sempre più pesante e sento di poter svenire da un momento all'altro.

Sento qualcosa strusciarmi sulla gamba e solo adesso mi accorgo di essere su una sedia con una corda stretta alla gola, non riesco a muovermi, non riesco ad urlare.

Per quel che posso riesco ad abbassare lo sguardo e sento di essere ufficialmente nei guai fino al collo quando vedo un serpente che si fa sempre più spazio per arrotolarsi su di me.

Panico. Non ci posso credere. I battiti del cuore cominciano a farsi sempre più forti, più veloci, tanto da far male. Lo stomaco sembra contorcersi, il sudore comincia a scendere lentamente sulla pelle e il mondo comincia a girare.

Mi guardo attorno nel disperato bisogno di trovare qualcuno che mi aiuti ma non c'è nessuno, i tuoni sono sempre più insistenti e mi gira la testa.
Improvvisamente non sento più niente. Riesco a intravedere il serpente strisciare sulla sedia fino ad arrivare sul terreno, è fermo, è immobile, sta inghiottendo la sua coda. Inghiotte e inghiotte fino ad arrotolarsi su se stesso, si è fermato a metà dell'anello ed è rimasto così.

Sono sconvolta e sudo più di prima, è come se avessi dei corvi nello stomaco che ci hanno fatto il nido. Urlo forte, è un urlo straziante, sento di non riuscire più a parlare. Sento un fruscio che sembra quello del vento ma è più intenso e i vetri delle finestre si rompono, sono rovinata, la mia vita è finita.

"Aiutatemi vi prego" dico ormai sfinita tra le lacrime ma ormai è tutto inutile. Mi lascio scivolare e proprio quando sto per perdere i sensi mi ritrovo nella mia stanza, sudata, la gola è secca, la lingua non si muove, non ho salivazione.

Incubo. Non succedeva da molto. Mi giro verso il comodino e noto che sono le cinque di mattina.

Mi dirigo immediatamente in cucina e quando prendo l'acqua bevo così tanto che è come se fossi dissetata da una vita. Decido di andarmi a fare una doccia e quando passo dal salone trovo il computer che usa mia madre per il lavoro sul tavolo.

"Coalizione sul traffico sessuale" le sue solite annotazioni per le sue amatissime indagini.  Sto quasi per andare in bagno ma una notifica di email attira la mia attenzione:
"Tutto bene cara? sei a casa?hai scoperto qualcosa? 😬 baci William."

Non ci posso credere. Baci? gli ha mandato dei saluti confidenziali! ha praticamente un altro uomo e me lo sta tenendo nascosto? se in questi anni sono sempre stata arrabbiata con lei adesso sento di non volerle rivolgere neanche più la parola.

**

Oggi ho fatto tardi a letteratura e non c'erano posti liberi, l'unica sedia vuota era quella accanto a James, che ora è accanto a me e non fa che sbuffare e chiedermi che ore sono perché non ce la fa più ad ascoltare il professore. A me invece rilassa.

"James se non la smetti di torturarmi il cazzo che non ho ti cavo gli occhi con la matita" gli dico continuando a guardare il professore.

"Allora è vero che le mestruo vi fanno diventare delle isteriche insopportabili" mi risponde irritato.

Ti trattengo e ti respiro .Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora