Capitolo nove.

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Ecco a voi la ragazza che ho scelto
per il personaggio di Kat, vi piace?
Trovo che nella descrizione del personaggio lei sia la più adatta, soprattutto fisicamente.
Fatemi sapere se anche a voi piace, altrimenti potremmo fare un sondaggio  dove voi stessi potrete decidere chi ritenete sia più opportuna nei panni di Kat.
Vi lascio al nuovo capitolo, baci.

Capitolo nove.

"Due giorni, sono passati due giorni" non faccio che ripetermi da più o meno mezz'ora da quando sono seduta su questa sedia.

Sono seduta a gambe incrociate mentre guardo dalla finestra che è difronte a me la pioggia battente di questo pomeriggio.

Vedo la pioggia che schiaffeggia l'asfalto, che accarezza i vetri e scivola tra le foglie.
Il vento filtra tra le nubi oscure, soffia incessantemente sui tetti delle case.

La città è assalita da una pioggia scrosciante e da lontano si sente abbaiare, si sente uno scalpiccio ovattato e un clacson suonato. Gente senza ombrello, gente che cerca un riparo da quella pioggia inaspettata, gente bagnata.
L'acqua scorre per la strada come un enorme fiume, trascinando con se vecchi sacchetti di plastica e una barchetta di carta fatta da qualche bambino.

Getto la sigaretta ormai finita ed una lacrima riga il mio viso..è proprio vero, c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.

Perché devo sentirmi così sbagliata? perché piove sempre sulle persone che meritano il sole?

Asciugo lievemente le lacrime che si stanno accumulando sui miei occhi e afferro il cellulare, ma sento perforarmi il petto quando noto che non ho nessuna chiamata e nessun messaggio.

"Qualunque cosa ti faccia stare male..qualunque cosa, la più banale, partendo da un ginocchio sbucciato, un braccio rotto e finendo a cose più gravi come la perdita di un caro, impara ad essere forte. Se non sei forte, cara mia, non ne uscirai" mi ritornano in mente le parole che mi disse mia nonna quando a 7 anni mi ruppi il braccio cadendo dalla bici. Non facevo altro che lamentarmi e dipendere dagli altri.

Ma anche in quella situazione, seppur banale, mi disse di esser forte e indipendente.

Me l'ha sempre detto che tutti deludono, che rimpiazzano ed abbandonano, lei me l'ha sempre detto che sarei dovuta crescere e farcela da sola.

Ed è così che farò: sarò forte.

Scatto velocemente nell'altra stanza afferrando la giacca dell'adidas e il capello della Puma e dopo essermi guardata rapidamente allo specchio apro la porta ed esco di casa.

Le strade sono bagnate ma non piove più fittamente come prima.
So che non ha smesso completamente di piovere ma, me ne frego e seppur senza ombrello mi dirigo a casa di Francisco a piedi.

Vado dall'unica persona che molto probabilmente merita il mio affetto e la mia amicizia, che mi fa sentire bene quando tutto va male e sopratutto, vado da una persona quantomeno sincera, certi ragazzi dovrebbero prendere esempio da lui.

Ho passato due giorni a dir poco disastrosi, quando James mi ha detto che stavo fraintendendo  tutto l'ho lasciato da solo in quello sgabuzzino, la mia testa ne era piena delle sue bugie. L'ho semplicemente fulminato con lo sguardo e lui accorgendosi della mia rabbia si è scansato per farmi andare via, dopodiché non si è fatto più sentire ed io l'ho evitato per tutto il giorno fino ad oggi che è domenica e non ne ho più notizie.

La pioggia adesso si fa più insistente e sento i capelli infradiciarsi sempre di più sotto lo sguardo sbalordito della gente che probabilmente si domanda perché cammino sotto la pioggia senza ombrello.

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