XVII

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Parte prima.

Ogni cosa ha la sua evoluzione: il seme da piantina diventa un grande albero; un piccolo embrione diventa un bambino per poi tramutarsi in un uomo; un semplice uovo fecondato dà vita a un pulcino che presto diventerà un gallo e così via.
Successe la stessa cosa ad un piccolo ed innocente bacio scambiato segretamente su un'altalena di un parco povero di bambini e di allegria, sotto la fioca luce ad intermittenza di un lampione ricoperto di piante rampicanti ormai seccate dalla solitudine e dal tempo.

Flashback.

Erano gli inizi di dicembre del 2009,
William's Park era una meta molto frequentata dagli adolescenti grazie alle cattive e misteriose voci di corridoio riguardo quel luogo, ormai da anni abbandonato, di Londra.

Sir William era il proprietario, che abitava in una splendida villa bianca proprio di fronte ad esso. Il maestoso cancello nero di ferro dotato di punte all'estremità superiore avrebbe messo i brividi anche a Superman. Un sentiero coperto di ghiaia portava fino alla porta d'ingresso, affiancata da alte colonne abbracciate da ricche foglie di edera. Cosa ci fosse sul retro della casa, nessuno lo seppe mai.
Le serrande erano sempre abbassate e raramente l'avevano visto uscire.
«Si dice che lui si sia suicidato lì dentro dato che non esce mai.» sussurrò Nick ad Harry, una volta fermatosi davanti all'entrata del parco.
«Mio cugino ha fatto una scommessa con un suo compagno di classe e sono andati a bussare alla porta di Sir William. Sono tornati a casa correndo senza dire nemmeno una parola riguardo quel pomeriggio. Nonostante sia passato un anno, loro ancora non ne vogliono parlare. Chissà cosa è successo...» Nick fece per andare verso la casa, ma Harry lo afferrò per il cappuccio e lo tirò verso di sé con forza.
«Ma sei fuori di testa?! Io lì non ci metto piede nemmeno se mi pagano.»
«Sei il solito fifone.» ridacchiò l'altro ragazzino mentre arruffava i capelli di Harry con una mano.
Mentre passeggiavano dentro il piccolo parco udivano i grilli e le cicale cantare, nascosti tra ciuffi d'erba e rami degli alberi.
Il cielo era nudo, senza nemmeno una nuvola e le stelle brillavano in tutto il loro splendore.
Ad Harry batteva forte il cuore ogni volta che era vicino a Nick. Era il suo migliore amico, ma avrebbe tanto voluto stringergli la mano in quel momento così romantico ed elettrizzante allo stesso tempo.
Il ragazzo riccio si era reso conto, ormai da un anno, che era omosessuale e l'unica cosa che lo tormentava era quest'attrazione forte che provava verso il suo migliore amico e il fatto di non riuscire a trovare nessun altro come lui per potersi dimenticare degli effetti che Nick aveva sul suo corpo.
A volte, Harry si era trovato a desiderare di essere come gli altri, di fantasticare sulle ragazze della squadra delle cheerleaders, di guardare porno eterosessuali o arrivare a masturbarsi guardando foto di modelle nude sui giornalini.
Non ci riusciva, era più forte di lui. Si chiedeva cosa ci fosse di sbagliato in se stesso, si chiedeva se fosse stato giusto che lui non sarebbe riuscito a fare quelle cose. Gli veniva il ribrezzo solamente a pensare alle tette della sua compagna di banco. E ovviamente non gli si alzava. Nick non sapeva nulla di tutto questo, nessuno lo sapeva, solamente sua madre. Si vergognava del fatto che aveva interessi diversi in tutti i campi, per questo montava su bugie che non avrebbero fatto sospettare nulla ai suoi amici.
«Dicono che sia gobbo, pelato e che abbia un occhio di vetro. Nessuno deve mai incrociare il suo sguardo. »
«Nick smettila, lo so che lo fai apposta per spaventarmi. E comunque non ci stai riuscendo.»
«È la verità!»
«Owh, ma stai tremando! Se vuoi ti do la manina!» disse per poi scoppiare a ridere di Harry.
«Ha-ha. Non sei per niente carino.»
Nick scrollò le spalle, infilandosi una sigaretta fra le labbra.
Harry le osservò a lungo, desiderando così tanto di poterle baciare, sfiorarle con la lingua e con il pollice.
Il modo in cui faceva uscire il fumo dalla sua bocca in tanti piccoli cerchi, era pura poesia ai suoi occhi e pura linfa per il suo cuore.
«Che ti guardi?» rise Nick, riportando la mente di Harry alla realtà.
Stavano ancora camminando lungo il sentiero del parco spettrale mentre Harry calciava le pietroline che intralciavano il suo cammino.
«Niente,» si affrettò a dire.
«Fa freddo stasera, merda.» imprecò il suo amico mentre si scaldava nella sua felpa di pile.
«Già...» Harry era carico di tensione. Non era mai stato da solo con lui in momenti del genere.

The Island || Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora