III

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Pensò che probabilmente il ragazzo dagli occhi azzurri si fosse suicidato, che si fosse abbandonato nelle grandi braccia di quel mare infinito, dato il suo estremo pessimismo.
Avrebbe dovuto cercarlo?
Louis avrebbe fatto lo stesso nei confronti di Harry? Probabilmente no, ma poco importava.
Preferiva morire insieme a lui piuttosto che da solo.
La solitudine ti si mangia dentro fino a farti perdere la sanità mentale e Harry non teneva affatto che questo gli accadesse.
«Louis!» cominciò a gridare il suo nome più volte, guardandosi intorno alla ricerca.
Percorse una decina di metri lungo la spiaggia.
Cercò tra le palme, andò in riva al mare e fece qualche passo in avanti tra l'acqua fresca, bagnandosi i bermuda, per vedere se fosse affogato.
«Louis! Louis dove sei!?»
Non voleva rimanere da solo, diamine, questo lo faceva andare in panico.
Avrebbe finito con il parlare ad una roccia come un fottuto psicopatico matto.
«Louis dove cazzo sei!?» gridò con la sua voce forte e rauca.
Camminava avanti e indietro, si passava una mano fra i lunghi ricci, tirandoli.
Ritornò sulla spiaggia calda, che gli si appiccicava ai piedi infastidendolo ancor di più, cercando quel ragazzo che ancora non conosceva del tutto.
Questa cosa lo fece fermare e riflettere.

Io non lo conosco, non dovrebbe importarmi di uno sconosciuto che mi grida contro e nemmeno mi ringrazia. Si sarà ucciso, non sono affari miei.

Cercava di autoconvincersi, perché in realtà Harry era solamente spaventato.
Era spaventato della solitudine.
Di rimanere solo.
Di morire da solo.
Sentì un fruscio tra le foglie e i cespugli dietro di lui e si immobilizzò.
Non sapeva in quale isola si trovasse, né quanto fosse lontana dalle Hawaii, né se ci fosse della fauna pericolosa che la abitasse.
Poco dopo sentì un ramo spezzarsi.
«L-Louis? Sei tu?»

«Non voglio morire sbranato da un gorillapensò ad alta voce e poco dopo sentì una risata divertita e cristallina provenire da dietro al cespuglio.
Louis uscì fuori dal suo nascondiglio con la mano destra posata sull'addome, morente dalle risate.
Le sue gote si erano colorate di un rosso vivo, i suoi occhi chiari erano accompagnati da delle simpatiche e piccole rughette e il sorriso era splendido, quasi faceva male agli occhi per quanto era bello.
I capelli erano disordinati ed erano sparati in tutte le direzioni.
Era bello, Louis.
«Avresti dovuto vedere la tua faccia!» disse tra le risate.
Harry era offeso e infastidito, non gli piacevano questi tipi di scherzi. Non era di certo un tipo permaloso, stava spesso al gioco, ma il gioco è bello quando dura poco. Glielo ripeteva sempre la sua maestra di matematica alle elementari.
«Vaffanculo, sei una merda.»
Louis non smetteva di ridere.

E io che mi preoccupavo di un cretino a cui non importa un cazzo di me e sono ancora più stupido da dargli corda, pensò fumante di rabbia.

«Non voglio essere sbranato da un gorilla, ma sei serio?» imitò la voce di Harry fallendo, continuando con le risate e il riccioluto dovette far di tutto per non seguirlo. Era contagioso.
«Non è stato divertente. Non siamo nelle condizioni di scherzare.»
«Perché ti sei preoccupato della mia assenza? Che differenza avrebbe fatto?» lo mise alla prova riprendendo a respirare normalmente, ancora con il sorriso divertito stampato in faccia.
Harry teneva le braccia conserte e ritornò al punto della spiaggia da cui era venuto.
«Non volevo stare da solo,» disse poi, consapevole che quel piccolo ragazzo lo stesse seguendo.
«Certo, come no. Frocetto.» bisbigliò l'ultima parola.
Louis osservò la schiena del riccio, alta e larga, quasi il doppio di quella sua. Quasi.
Aveva delle belle mani, notò Louis, e anche dei bei capelli. Forse gli sarebbe piaciuto toccarli.
Aveva notato anche delle fossette accanto alle sue labbra apparentemente morbide.
Scosse la testa poco dopo, rimproverandosi mentalmente. Per quale dannato motivo stava osservando il corpo di un fottuto ragazzo? Che per di più era un fottutamente ricco e viziato ragazzo? Era solo invidioso, pensava.
«Mi rispondi?» domandò irritato Harry, riportando Louis alla crudele e amara realtà.
«Cosa?» rispose imbarazzato.
«Perché hai detto quella parola e cosa stavi facendo dietro quel cespuglio?»
Ripeté Harry, ancora offeso.
«Quale parola? E comunque stavo cercando qualcosa da mangiare oltre a quel poco che abbiamo. Non basta per entrambi.»
Louis aveva già dimenticato l'offesa che gli aveva sbattuto contro gratuitamente.
«Avresti dovuto svegliarmi e non prenderti gioco di me. Dobbiamo collaborare. E in più, Louis, io e te siamo uguali.» disse assottigliando gli occhi.
«Stavo solo scherzando, tanto qui ci moriremo. E non siamo uguali.» scandì l'ultima parola, non sapendo bene a cosa si riferisse Harry per "uguali".

The Island || Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora