5. capitolo V

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Erano passati tre giorni dall'ultima volta. Tre giorni dall'ultima volta in cui ci guardammo negli occhi, in cui mi sorrise, in cui mi chiamò "ragazza dagli occhi preziosi".
Quella ragazza mi aveva stregata senza dubbio. Ma non potevo perdere tempo dietro questo genere di cose, non potevo permettermelo.

Era un sabato di primavera e quella sera decidemmo, io e le mie amiche, di passare del tempo in qualche locale del centro. Avevo smesso di cercare quella ragazza, ma il suo pensiero era ancora fisso nella casella delle priorità della testa, purtroppo o per fortuna.

«Dinah mi ha detto che hai conosciuto qualcuno, anzi, qualcuna. Come procede?» disse Normani senza preavviso. Spalancai gli occhi mentre sorseggiavo un goccio del mio drink analcolico (per guidare dovevo essere lucida).
Lanciai uno sguardo irritato verso Dinah e mi accorsi del suo sorrisetto compiaciuto.
«Hai intenzione di renderci partecipi della tua vita sentimentale o no, Jauregui?»

«Avevo già fatto presente alla nostra cara DJ – la indicai – che non è nulla di importante. Tant'è che è da tre giorni che non si fa vedere. Non vedo il motivo per il quale continuare questo argomento.» dissi io.

«Per essere un argomento di poca importanza, te la sei presa un po' troppo, Lauren, non credi?» si unì alla conversazione Ally. E aveva ragione.
Non risposi, sapevo che tutto quello che avrei detto sarebbe stato usato contro di me.
Decisi di scendere in pista e lasciarmi andare. Le altre ragazze si unirono poco dopo; sapevano che, per quella notte, non avrebbero saputo nient'altro da me.

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La serata passò velocemente e, tra un ballo e l'altro, era già domenica mattina. Fui svegliata all'alba, da un raggio di sole che si era infiltrato tra le persiane della mia camera e posato proprio sul mio viso. Non mi dispiacque molto. Ne approfittai per fare una passeggiata prima che il quartiere si riempisse di bambini con le loro famiglie.

Camminai per un po' prima di arrivare all'ingresso del parco.
La mia panchina era occupata. Intravedevo una figura immobile, con una chioma di capelli scuri che si muovevano piano quando il vento si alzava leggermente.
Non sapevo se andarle incontro o tornare indietro. Inspirai e mi avviai lentamente. Era lei.

Era lei, ma sembrava diversa. Era assolutamente assente. Il primo giorno il mio istinto aveva avuto ragione: c'era del colore viola, senza alcun dubbio. C'era tanto dolore che proveniva da lei, lo potevo sentire.

«Non saluti?» Lei si girò di scatto appena udì le mie parole.
Il suo viso. Trattenni il respiro quando mi accorsi di un livido che le percorreva il lato sinistro del volto. Non potei fare a meno di abbassarmi sulle ginocchia, alla sua altezza. Le accarezzai con delicatezza la guancia interessata.
Chiuse gli occhi, come se quella mia carezza fosse la prima dopo tanto tempo. Una lacrima si fece strada bagnandole la pelle. Si morse il labbro per trattenere i singhiozzi che erano, ormai, indomabili.
«Va tutto bene, – sussurrai – sono qui.» Cosa credevo di fare pronunciando quelle parole? La ragazza riaprì gli occhi, mi guardò.

L'abbracciai, fu più forte di me. Dovevo mostrarle che non correva pericolo tra le mie braccia. Proprio come qualche giorno prima. Facevo scorrere le mia mano sulla sua schiena e i suoi singhiozzi si facevano sempre meno frequenti. «Tranquilla, ti tengo stretta.» le ripetevo di tanto in tanto.

Si teneva a me ed era fragile, così fragile.

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A/N: HEY, come state?! Ecco il quinto capitolo! Lauren dice che va tutto bene, sarà così? 
Chissà, ci leggiamo alla prossima! :P
Un abbraccio!

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