7. capitolo VII

302 28 6
                                    

Raccontai tutto quello che era accaduto: del livido, dell'abbraccio, delle parole che avevo sentito di dire. Mi ascoltarono fino alla fine, senza interrompermi.

«Sei sicura di quello che fai? –disse Dinah preoccupata – Non mi sembra una buona idea immischiarsi in queste faccende.»
«Non sembra un caso semplice, – aggiunse Normani – inoltre, non sai niente di lei.»
Avevano indiscutibilmente ragione, ma c'era qualcosa in quella ragazza che mi attirava così tanto. Era vero, non sapevo nulla, ma volevo conoscere. La volevo conoscere.

«Ho già deciso.» risposi brevemente.
«Almeno sta attenta.» Dinah sospirò.
«E non cacciarti nei guai.» concluse Normani.

Sorrisi ad entrambe e, semplicemente, cambiammo discorso.

-

Il tempo passò e rieccomi seduta al parco ad aspettarla. Arriverà? Ci speravo. Lo desideravo. Ed eccola, finalmente. La vidi mentre mi raggiungeva, oltrepassando il gruppo di anziani che erano intenti a discutere di qualche argomento che, in quel momento, non mi interessava.
Mi interessava solo di lei. Arrivò e si sedette.

«Ciao.» pronunciò senza guardarmi. Era seduta alla mia destra, come il primo giorno. La scrutai con la coda dell'occhio: aveva coperto la macchia sulla guancia con del fondotinta, ma potevo ancora distinguere il livido.
«Ciao a te, straniera, – mi voltai verso di lei – mi hai raggiunta, ci stavo perdendo le speranze.»
Sorrise. Incantevole. Sorrisi anch'io. «Come ti senti?»
«Viola.» Capii il collegamento e ciò mi rese: felice da un lato, scoraggiata dall'altro.
«Come il livido che tenti di nascondere? Perché non me ne parli?»
«Cosa sei, una terapista? – scherzò – Perché ti interessi così tanto a me?»
«Perché sembra che nessuno lo faccia. Perché chiunque merita di essere ascoltato, anche tu, se te lo stai chiedendo.»
Mi guardò e in un attimo mi ritrovai persa nei suoi occhi. Che strano effetto che mi faceva. L'accarezzai d'impulso e lei restò ferma. Si stava godendo quel momento e, d'altra parte, anch'io.

«Ti va di farti ascoltare? – quasi le sussurrai – Te l'ho detto, io ci sono.»
«Io... io... – cominciò esitando – Ho paura.»
«Di cosa?»
«Di chi...» mi corresse.

Rimasi interdetta. Qualcuno aveva osato farle del male, qualcuno aveva osato toccarla.

«Scusami, ma non riesco a continuare.» interruppe i miei pensieri.
«Aspetterò.– dissi onestamente. – Comunque, io sono...» Mise una mano dinanzi la mia bocca per bloccarmi. Spalancai gli occhi al tocco delicato con le mie labbra. Del tutto inaspettato.
«Non farlo. Non dirmi il tuo nome. Con gli estranei è più semplice parlare.»

Estranei. Mi bastava essere un'estranea? "Per adesso", mi convinsi, "per adesso sarò un'estranea".

«Devo tornare a casa, – spostò la mano dal mio viso, accarezzandolo leggermente. – ma questo è un arrivederci, giusto?»
Era insicura, allora le sorrisi caldamente.
«Puoi giurarci!»
Sorrise a sua volta e andò via. Potevo ancora sentire il suo profumo una volta andata.

-

Tornai a casa speranzosa.
«Sei completamente cotta, Jauregui. – disse Dinah dall'altra parte del telefono. – Devo conoscere la ragazza che ti ha fatto perdere la testa.»
«Ma smettila! Inoltre, te l'ho detto, non vuole neanche conoscere il mio nome e ciò significa che non vuole farsi coinvolgere emotivamente.»
«Lascia che ti corregga, amica: punto primo, "per adesso" non vuole conoscere il tuo nome; punto secondo, non credi che quella che non vuole coinvolgere sia tu?»
«Ti odio.» Sbottai. 
«Ti adoro anche io Lauren e adesso ritorno allo studio. Buona notte.» riattaccò.

Tipico.

--------------------

A/N: Ehi! Eccoci al settimo capitolo. Quindi, la ragazza del parco ha paura di qualcuno... Interessante.
Che ne pensate voi? :) Ci leggiamo al prossimo! Un abbraccio!

ps. Se vi va sono anche su TwittAH col nome di mariablogger_ :)

Di che colore sei? ✦ Camren ✦Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora