Capitolo 2: Allucinazioni.

583 32 9
                                    

Si massaggiò le tempie doloranti cercando di alzarsi, ma con scarsi risultati, il telefono si trovava a una bella distanza e non c'era nessuno in casa. Provò più volte a trascinarsi con la forza delle braccia ma le energie le venivano meno. Le immagini ripresero a scorrere ripetutamente mostrando sempre le stesse scene. Finì per non distinguere il filo tra la realtà e i sogni e lentamente si abbandonò a quelle immagini senza farci più caso.

Nel frattempo il tempo trascorreva velocemente, venne il tramonto, la notte e l'alba portando con se il giorno. La ragazza si dimenava nel sonno e nel suo viso si formavano delle smorfie indecifrabili. Il sole giocava con i suoi bei boccoli ribelli  che splendevano come la luce. Aprì gli occhi lentamente e si fece ombra con il braccio per non accecarsi con la luce che filtrava dalla finestra. Si alzò frettolosamente e con mille pensieri per la testa andò in cucina dove non trovò nessuno. L'orologio da parete segnalava 8:30 del mattino. Cercò di assimilare tutto quello che le era successo ma non ricordava assolutamente nulla, solo delle immagini offuscate.

Prese il vecchio telefono e compose il numero dell'amica. Riprovò più volte ma rispondeva sempre la segreteria telefonica, così decise di andare a casa sua. Mangiò un toast con la nutella, si lavò i denti e il viso e si cambiò d'abito. Uscì prendendo la borsa ed entrando in macchina. L'aria era gelida e dei piccoli brividi le salivano lungo la schiena. Per far passare il tempo accese la radio che inizialmente funzionava alla perfezione, ma, poi...

<< La chiave! >> Ripeteva una voce indecifrabile.

Pensò che fossero delle interferenze e così decise di cambiare canale, ma si ripeteva sempre la stessa cosa, finché la piccola radio non si fulminò.

<< Accidenti! >> Disse tra i denti, cercando di ripararla.

Ma si arrese quando capì che non c'era nulla da fare.

Svoltò l'angolo arrivando a destinazione. Parcheggiando l'auto scese e si avviò verso la porta, che notò essere socchiusa. Entrò silenziosamente e velocemente la chiuse dietro a se. Era strano che Sarah lasciasse l'appartamento così incustodito, di solito era molto prudente nel campo della sicurezza. Curiosò fra le stanze trovandole stranamente disordinate e immerse nel buio. Forse l'amica non c'era e per distrazione aveva lasciato la porta aperta. Stava per andarsene finché non sentì un rumore: dei lamenti echeggiavano nell'aria fino ad arrivare alle sue orecchie. Percorse con il cuore in gola i pochi metri che separavano lei e quei lamenti e con passo svelto raggiunse la stanza. Entrò e vedendo i mobili rotti e sangue ovunque i peli le drizzarono immediatamente. Prese il telefono per chiamare la polizia e nel frattempo cercava con lo sguardo l'amica, sperando di non vedere il suo cadavere, quando ad un tratto, il cellulare si sfracellò contro la parete opposta. Rimase immobile, pietrificata, non riusciva a muoversi, un mostro, un corpo deforme e spaventoso le respirava a pochi centimetri di distanza, poteva sentire il puzzo metallico e ferroso del sangue uscire dalla sua orrenda bocca. L'annusò a lungo e infine disse con una voce mostruosa: << Sei tu....Quindi non era lei! >> indicando l'armadio fece una smorfia di disgusto.

Non voleva crederci anzi non doveva, chiuse gli occhi nella speranza che nell'armadio non ci fosse la sua amica. Corse il più velocemente possibile verso il mobile aprendolo, non gli importava di quella creatura alle sue spalle tutto ciò che voleva era che Sarah fosse viva. Vide la ragazza, con gli occhi spalancati dal terrore, il corpo non aveva segni di ferite, per un attimo s'illuse che fosse viva, ma non era così. Una lacrima scese e poi un'altra ancora, una rabbia disumana ribolliva in lei, tanto che sentiva la pelle bruciare.

<< E' tempo che tu raggiunga la tua amica.>> Disse la voce mostruosa.

<<Non avvicinarti! >>

The Prophecy of the spirits- L'equilibrio perduto.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora