CAPITOLO 2

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Neanche il tempo di scusarmi con lei che mi sono ritrovata il suo frappè tra i capelli accompagnato da un suo 'opss' falsissimo. Questo è uno stupido scherzo.. ma da dove gli è venuto di fare una cosa del genere? Esistono davvero ste persone?

Cerco di calmarmi e di non fare cose di cui poi potrei pentirmi di aver fatto. Con un tono piuttosto neutro dico: ''Non era mia intenzione arrivarti addosso, sono inciampata e sbadatamente ti ho versato il mio cappuccino.. non l'ho fatto apposta. Vorrei capire come ti sei permessa a fare un gesto così..'' Resta stupita da come le ho parlato, ho cercato di non prenderla a parolacce e ci sono riuscita. Mi meraviglio di me stessa. Il mio primo giorno a Londra mi sono ritrovata del frappè nei capelli, non sono cose che capitano ogni giorno. Ho già capito che tipo di ragazza è lei, una stronza di primo ordine. Dal suo modo di atteggiarsi si capisce che è un'oca viziata. Magari la sto giudicando troppo in fretta e mi sbaglio di grosso ma... -Io l'avrei presa a sberle a sta stronza- eccola, vi presento la mia vocina interiore. Io e lei non siamo mai d'accordo, togliendo quelle rare, rarissime, volte.

La santarellina, per modo di dire mi risponde sconvolta: ''Tesoro, questa meraviglia mi è costata un occhio della testa.. questa" dice indicando la sua 'meraviglia' " vale più di te'' ma stiamo scherzando? ma chi si crede di essere questa? Le rispondo abbastanza calma : ''Non c'è bisogno di fare un dramma per una maglietta, se vuoi ti do i soldi e la porti in lavanderia''

Nel modo più sprezzante possibile mi risponde: ''Non sono una poveraccia, i soldi ce li ho. Non sono venuta a chiederti l'elemosina. Piuttosto comprati dei vestiti decenti " Mi sorride come solo le stronze come lei sanno fare, io veramente sono basita.

Adesso basta, non può insultarmi in questo modo : "Siccome siamo in vena di consigli, te ne voglio dare uno io. Non sei per niente figa conciata in quel modo" mi guarda sconvolta, ma daii, si nota a un miglio di distanza che i jeans che ha indosso sono push-up, la maglietta che ha indosso è tre taglie più piccola della sua, come fa a respirare non lo so e che il trucco che ha spalmato in faccia non è per niente naturale. Mi guarda in modo truce, se avesse la vista spara laser a quest'ora sarei incenerita da un pezzo. Arrivano due ragazze praticamente svestite come lei e le dicono qualcosa a bassa voce che non riesco a capire. Lei annuisce a loro e prima di andarsene mi minaccia dicendo: "attenta a come parli, non sai chi ti sei messa contro."

Non pensavo potessero esistere veramente persone come lei. Avevo letto di loro solo sui miei romanzi rosa. Avete presente quelle ragazze stronze che interferiscono nella vita sentimentale dei protagonisti? ecco quelle..

Ridotta in questo stato decido di tornarmene al college. Arrivata in stanza, prendo il mio portatile e metto la mia playlist che avevamo creato io, mia mamma e Sarah insieme. E' inutile dire che mi manca, mi manca come l'aria. E' passato già un anno e ogni giorno è come se fosse il primo. Non è vero che il dolore con il tempo passa. E' una cavolata. Il problema è che ho paura.Ho paura di dimenticarla, io non devo. Mi scivola una lacrima sulla guancia che lascio scorrere senza pormi il problema di asciugarla. Prima eravamo una famiglia felice, era tutto perfetto nella nostra vita, i miei si amavano alla follia, andavo bene a scuola, non avevo niente di cui lamentarmi. Una seconda lacrima solca il mio viso, una terza..

Mi sono creata una corazza e mi sono chiusa in me stessa. L'unico motivo per cui mi alzavo dal letto la mattina era lei. La mia migliore amica, mia sorella.. Era lei che mi spronava ad andare avanti nonostante il casino che c'era a casa sua.

Le cose come avrete capito non andavano bene in casa sua in quel periodo, in realtà non sono mai andate bene. Sua madre faceva uso di psicofarmaci, suo padre durante il giorno non c'era mai e quando tornava a casa era ubriaco fradicio, li iniziava a picchiare sia lei che sua madre. Sarah però era sempre con il sorriso sulle labbra, aveva una voglia di vivere, lo so che molti dei suoi sorrisi erano finti anche se lei voleva far credere che andava tutto bene, si comportava come una normale adolescente e quando tornava a casa si prendeva cura di sua madre. Solo io sapevo tutto quello che succedeva a casa sua, solo io. Sarah mi ha sempre proibito di parlarne con qualcuno, non voleva neanche che lo sapesse Nash. La colpa è mia. L'avevo convinta a portare sua madre in una casa di cura, l'avrebbe potuta vedere quando voleva. Sua madre non sarebbe mai guarita, ma dei miglioramenti li avrebbe avuti stando in quel posto. Si convinse che quella era la cosa migliore da fare. Avevo cercato in tutti i modi di convincerla a denunciare suo padre e di andarsene da quell'inferno e magari venire a stare da me o dai suoi nonni, ma lei non voleva, per lei era come tradire la sua fiducia.

Never without you|| C.D [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora