Prologo

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-Non saresti mai dovuta nascere!- sentii urlarmi da dietro per voce di una creatura orripilante che mi stava inseguendo.

Continuai a correre con il fiatone per la fatica e con le lacrime agli occhi per la paura. Mi ero allontanata solo pochi metri per andare prendere della legna e mi ero ritrovata a scappare da un mostro. Aveva le sembianze di una donna, ma la testa spelacchiata e le ali rattrappite la facevano assomigliare molto di più a un brutto pennuto indemoniato. Poi aveva quella voce straziante che era in grado di far riaffiorare tutti i miei peggiori incubi.

-Sei figlia di un terribile errore!- continuò la testa di gallina alle mie spalle, intanto che continuavo a correre sempre più esausta. Le lacrime mi rigavano prepotentemente il volto, mentre altre, con lo stesso impeto, mi riempivano gli occhi, spingendo affinché le lasciassi uscire fuori.

Era molto tardi ed era buio pesto. Avevo freddo, ma soprattutto avevo paura.

Avrei veramente voluto non essere mai nata, come anche non essermi mai allontanata da casa. Ma l'avevo fatto e per di più poco dopo inciampai, cadendo a terra. Ero inchiodata al terreno con una caviglia slogata e dolorante, come se fossi stata appena preparata per la creatura che mi raggiunse, ridendo maleficamente.
-Ora non sarai più un problema Jane Wilson, piccola disgrazia- se la rise il mostro avvicinandosi sempre di più al mio volto, raggelandoli l'anima.

Proprio quando ogni speranza sembrava perduta, una luce argentata apparve dietro di me, dalla quale prese lentamente forma la sagoma di una bambina di circa nove anni. Indossava un'armatura d'argento e una faretra sulle spalle, piena zeppa di frecce accuminate e anch'esse argentate. Le sue braccia erano intente a tendere un arco scuro pronto a scoccare uno di quei dardi aguzzi. Ero più grande di lei di qualche anno, ma il suo aspetto era molto più forte e deciso. In più possedeva un qualcosa di familiare e di rassicurante, un qualcosa che sapeva stranamente di casa.

-Lasciala stare, stupida arpia- esordì con voce ferma, con un tono che sembrava quasi adulto -vattene e ti farò meno male di quanto possa fartene-. La creatura si fece un po' indietro, ma rimase comunque lì, immobile a fissare quella bambina, con il sangue che le ribolliva negli occhi.
-Non sarei qui se tu non aves...- l'arpia aprì la sua bocca per rispondere, ma si bloccò subito perché una freccia la colpì, facendola scomparire all'istante in un mucchio di polvere.

Sospirai per il sollievo, riprendendomi abbastanza da cercare con lo sguardo la mia salvatrice, anche solo per ringraziarla. Eppure quando mi voltai nella direzione della bambina, di lei non c'era più nessuna traccia. La caviglia mi pulsava forre per il dolore e, data la stanchezza per via della corsa, decisi di assecondare ciò che il mio corpo mi stava suggerendo di fare.


E svenni.

MY BAD HERO {Luke Castellan}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora