MY BAD HERO {Luke Castellan}

Capitolo 14 - Salto nel vuoto

LUKE'S POV
"Ma quindi Artemide continuava a negare di essere tua madre?" chiedo dopo il racconto confusissimo e molto dettagliato di Jane. "Sì, nonostante Zeus avesse già dato il suo decreto" continua lei abbastanza scocciata. È bellissima quando fa il muso. Sinceramente non mi interessa un fico secco di tutta questa vicenda, con la quale gli dei hanno dimostrato ancora di più la loro inadeguatezza nel governare il mondo, visto che si mettono a perdere tempo ed energie in questi stupidi processi. Un lato positivo c'è però: hanno escluso una delle loro dee più potenti dal consiglio. Idioti. Jane continua a parlare e io, da bravo fidanzato, non smetto di annuire o di fingere di essere interessato al discorso. Non ce la faccio a sentirla, sono troppo concentrato sul piano da escogitare per far tornare Crono. Ultimamente mi sono fatto riprendere, forse anche perché Jane è sempre più chiusa in se stessa e io mi sto cominciando a rassegnare che in verità lei non mi ami affatto. Sto male per questo e l'unica cosa con la quale riesco a distrarmi è il progetto, il mio progetto. Jane la finisce finalmente di parlare e si crea il silenzio. Improvvisamente mi viene in mente che dovrei dire qualcosa, giusto per non fargli capire che non l'ho ascoltata per niente. "E come sei ritornata?" domando la prima cosa che mi passa per la testa. Davvero Luke, davvero?! Stranamente però lei si fa piuttosto cupa e io torno immediatamente sull'attenti. Si gira e si guarda intorno. "Come sei tornata, Jane?" ripeto la domanda a tono decisamente più austero. Lei si ostina a rimanere zitta. "Non sei tornata con mio padre, deduco" le dico infine alzando ancora di più il tono di voce. "No.." sussurra impaurita. "E con chi sei tornata?" chiedo sempre in modo autoritario. Non risponde. È sicuramente successo qualcosa che non vuole raccontarmi. E so di per certo che questa cosa include qualcuno con il quale c'è stato qualcosa. I miei dubbi allora erano fondati... Lei non mi ama. La guardo deluso e sprezzante, per poi uscire. Corro, senza guardarla in faccia, verso il mio studio. Do un pugno sul muro e urlo.

Credevi davvero che qualcuno potesse essere così stupido da innamorarsi di te, soprattutto una ragazza speciale come lei.

Conosco questa voce: è Crono. Metto la testa sul muro e urlo: "Lei mi ama!".

Anche tu sai che non è vero, Luke: da retta a me. Lei ti ha usato solo nella speranza di sopravvivere.

Ha ragione. Jane non mi ama. Lo ha fatto solo per fare in modo che io non la dia a Crono.

In tutto questo tempo non ha voluto nemmeno unirsi a noi. Ti avevo detto che sacrificarla sarebbe stato molto più veloce, per non parlare del fatto che ora sarei già in vita. Ma non te ne faccio una colpa, hai voluto un anticipo della tua ricompensa e te l'ho concesso mi sembra. Ora però o si unisce, o la uccidi. Altrimenti saranno i miei mostri ad ucciderla e ti posso assicurare che sarà molto, molto doloroso.

Tiro un altro pugno contro il muro. Sarà difficilissimo anche perché so già che non si unirà mai. Sono profondamente arrabbiato con lei ma la amo. Almeno io la amo. Non ce la faccio a ucciderla e comincio a piangere fortissimo perché so di non avere altra scelta. Sfodero poi la mia spada e la scruto a lungo. "Questa è la lama che prenderà la sua vita" dico poi "la ucciderò per te, Crono!". Guardo verso il basso e mi avvio. Ogni passo è pesantissimo e pieno di tristezza. Arrivo poi alla sua stanza.
La nostra stanza... In quella stanza sono stato sempre con lei da quando l'ho salvata dalle grinfie di quei due e da allora, anche se avevo già cominciato da prima a nutrire dei sentimenti per lei, l'ho amata con tutto me stesso e tutt'ora non riesco a smettere di farlo. In quella stanza ho veramente scoperto cosa sia l'amore e mi ha illuso di stare bene almeno per un po'. Poi è andato tutto in pezzi e ho constatato sulla mia pelle quanto l'amore sia solo una subdola bugia, una finzione, e ciò mi ha reso solo più triste. Sono a pezzi perché ci avevo investito tutto quello che avevo e ora mi rimane solo una ferita che non fa altro che bruciare e fare male.