Entrata nella sala del processo mi sono sentita piccola piccola. A parte la stanza in sé (se così la si può chiamare), ma gli dei sono veramente giganteschi! Anche quelli con cui avevo parlato prima ora sono di dimensioni stratosferiche. Sono tutti ben disposti in semicerchio, seduti su delle enormi poltrone rosse. Passo velocemente con lo sguardo su ognuno di loro e li riconosco immediatamente tutti. Però all'appello manca una divinità: Artemide.
"Siediti tesoro" mi dice una dea, la quale presuppongo essere Hera. Avanzo e mi accomodo su una sedia.
È tutto sistemato come un vero e proprio processo ma completamente vuoto. Tutto ad un tratto gli dei si rimpiccioliscono e si sistemano al posto della giuria, tranne Zeus che si posiziona come giudice.
Sono l'unica ad assistere, finché non vedo arrivare mia nonna Euterpe."Oh bambina mia!" esclama saltandomi al collo come se mi stesse per strozzare "dove diamine sei stata per tutto questo tempo?!" diventa poi tutta arrabbiata. Arrossisco anche perché tutti gli dei hanno gli occhi puntati su di me. Non mi sono sentita mai così sotto pressione, tanto che non riesco a proferire parola. Per fortuna l'umore di mia nonna cambia ancora una volta: "Grazie a Zeus, sei viva. Ero così in pensiero". Mi stritola ancora una volta e Zeus richiama l'attenzione con il martelletto.
"Euterpe, figliola cara, limitiamo le tue solite smancerie in aula e ti scongiuro non cantare!" dice severo" entri l'imputato". I miei occhi sono sbarrati e mi alzo in piedi alla ricerca di mio padre. Lo vedo poi entrare ammanettato e scortato da un centauro, molto simile a Chirone ma dal manto equino bianco. Ha uno sguardo sconsolato ma appena mi vede si illumina e, una volta seduto e privato delle manette, lo raggiungo. Siamo separati dalla barriera ma ciò non ci impedisce di abbracciarci fortissimo. Comincia a piangere, seguito poco dopo da me.
"Finalmente posso riabbracciarti" mi stringe ancora di più per poi allontanarsi il giusto per guardarmi "sei ancora più bella di quanto mi ricordassi, Jane". Sorrido in modo da infondergli coraggio. "Ce la faremo a superare anche questa, papà" lo rassicuro anche se lo vedo mentre abbassa lo sguardo, come se rassegnato. Lo lascio delicatamente e mi risiedo. Zeus batte nuovamente il martelletto. "Entri l'accusa" annuncia.Il battito del mio cuore si ferma per un istante. Una donna bellissima fa il suo ingresso in aula. Ha i capelli lunghi e ondulati, castani come i miei. Gli occhi rigorosamente marroni non si fermano a guardare nulla: tutto sembra meno importante di lei. Ha un corpo perfetto fasciato da una tunica corta e argentata che le arriva prima del ginocchio. Tra i capelli ha una fascia a forma di luna che risplende in tutta la sala.
È davvero stupenda, mia madre.
Si accomoda e il processo ha inizio.
"Signor Edward William Wilson, é stato accusato dalla qui presente Artemide di calunnia in quanto, lei signor Wilson, avrebbe spacciato sua figlia come prole della sopracitata dea, la quale si professa vergine e giura di non aver mai avuto nessun tipo di rapporto con lei. La richiesta di Artemide è di smentire queste voci e di assumere un supporto psicologico per guarire la sua fissazione per ella. Dovrà inoltre scontare mille anni di prigionia e torture se non vorrà eseguire quanto chiesto, pena la morte" pronuncia l'accusa contro mio padre, il sovrano degli dei. Fa tutto con una certa normalità mentre io mi sorprendo per l'assurdità dell'accusa e mi spavento per la pena. Zeus esamina ancora la pergamena che ha in mano per poi domandare: "come si dichiara l'imputato?". Mio padre sta per esplodere mentre tutta la giuria aspetta in silenzio. "Non colpevole, vostro onore" risponde alla fine con un filo di voce. "Esponga la sua posizione, in seguito sentiremo dei testimoni se ne possiede" dice Zeus come se non avesse visto né me né la nonna.
"Vostro onore" inizia mio padre cambiando totalmente tono. Tutta la sua arringa è piena di colpi di scena ed è veramente convincente. Riesce a prendere il pubblico e solo dopo mi rendo conto che sta usando uno dei suo poteri: la lingua incantatrice. Anche io la possiedo ma a tratti e non funziona molto bene. Ma su di lui ha un effetto strepitoso. Tutta la giuria sembra convinta finché non fa il suo intervento mia madre. "Obiezione!" esclama guardando in basso con superbia "io ho giurato verginità assoluta a voi, vostro onore, in quanto mio padre. Non avrei mai infranto questo patto per un misero semidio come questo. E poi io non ho mai visto colei che lui dichiara mia figlia e non ho legame con lei". Mio padre non resiste. "Oltre a quello di sangue?" continua poi " Non serve ammetterlo qui davanti a tutti, lo sappiamo sia io, sia Jane, che sei stata una madre orribile. Ma questa è la regola: non badare ai propri figli mortali. E tu non l'hai infranta mia cara Artemide. Gli altri dei riconoscono però i loro figli, perché tu li rinneghi? Di cosa hai paura? Di aver deluso tuo padre?". Il suo discorso stavolta è pieno di disprezzo e risentimento. Essendo inoltre animato dalla rabbia, non sta usando la lingua incantatrice e ciò si nota sui volti di alcuni dei che mostrano completo disaccordo.
I miei intanto continuano a litigare senza alcun ritegno.
STAI LEGGENDO
MY BAD HERO {Luke Castellan}
FanfictionCi troviamo al campo mezzosangue, in compagnia di una nuova semidea: Jane Wilson, figlia di Artemide! Già lo so che non potrebbe mai esistere dato che la dea della caccia ha giurato verginità assoluta e per questo la nostra piccola Jane avrà parecch...