Capitolo 1- Mia madre

551 25 2
                                    

Era già mattina quando mi svegliai.

Mi ritrovai distesa su una brandina di quella che, da un primo sguardo, mi parve un'infermeria. La testa mi girava vorticosamente e la caviglia era ancora dolorante, ma sicuramente non come la notte precedente. Notai subito che si trattava di un posto parecchio strano, ma non feci in tempo a soffermarmi sui particolari che mi resi conto della presenza di un ragazzo che mi stava guardando. -Ti sei svegliata finalmente!- esclamò all'improvviso e mi si avvicinò, sorridendo amichevolmente.

Aveva una chioma abbastanza folta, ma non di eccessiva lunghezza, di capelli neri, anche se a catturare la mia attenzione furono i suoi occhi di un verde intenso e tendente all'azzurro. Possedevano un non so che di marino e, proprio come il mare, erano molto ipnotici. La sua espressione era serena e cordiale, tanto da tranquillizzarmi e da farmi sentire subito a mio agio.

-Ehm credo di sì ma...- se l'imbarazzo non mi aveva messo a freno la lingua, a quello ci pensò lo stato di stordimento in cui ancora mi trovavo, facendomi fare la figura dell'idiota. -Scusa, non mi sono nemmeno presentato... Mi chiamo Percy Jackson, piacere di conoscerti e benvenuta al Campo Mezzosangue!- lui però non parve farci troppo caso, come se fosse abituato a vedere persone in quelle condizioni, e mi porse la mano per presentarsi. -Io sono Jane- risposi e strinsi un po' incerta la sua mano -Scusa, ma credo di non aver capito bene, dov'è che siamo?-. Il ragazzo sorrise ancora e stavolta fu palese che fosse abituato ad affrontare questo genere di situazioni, anzi mi sembrò come se ci fosse passato anche lui. Afferrò una sedia che si trovava lì vicino e la posizionò di lato al mio letto per poi sedervici.

-Perdonami, non sono molto bravo a parlare, ma tenterò di fare del mio meglio- sospirò e per la prima volta mi parve un po' dubbioso -Non so se tu abbia presente i miti dell'antica Grecia: dei, eroi, mostri e via dicendo...-. Non capii il motivo di quella domanda, ma non mi coglieva di certo impreparata. Avevo sempre adorato la mitologia classica per merito di mio padre che, da quando ne ho memoria, mi aveva sempre raccontato queste storie al posto delle favole della buonanotte. Man mano che crescevo mi appassionai a questo mondo che a me pareva fantastico, tanto da cominciare a studiarlo per conto mio.

Annuii e lui mi sembrò parecchio sollevato, forse perché si era risparmiato una spiegazione di una portata non indifferente. -Beh, tutte queste cose sono esistite realmente e coesistono tuttora con la nostra realtà- continuò poi a parlare e io non potei fare a meno di scoppiare a ridere. Avevo sognato tante volte di vivere in un mito dell'antica Grecia, ma i Greci stessi sapevano che essi non erano reali, per cui era davvero poco plausibile che lo fossero ora. Diedi le mie spiegazioni a Percy, argomentando le mie tesi con citazioni a fonti davvero affidabili, ma lui ebbe la stessa reazione che avevo avuto io poco prima. -Lo so, è difficile da digerire, ma fidati di me: è la verità- asserì con il tono più sincero che gli riuscì, ma in fondo era ben consapevole del fatto che non infondeva in me molta fiducia, essendo per me un completo sconosciuto -Però in effetti è meglio che ti dia una piccola dimostrazione. Dai, andiamo fuori!-. Così decise di incamminarsi verso l'esterno ed era talmente concentrato sulla sua spiegazione che per un attimo si scordò del fatto che io non fossi nelle condizioni per camminare. Non passò però molto che se ne accorse e tornò indietro, grattandosi il capo in imbarazzo.

-Scusa mi ero totalmente dimenticato della tua caviglia- si scusò, mentre si avvicinava al bordo della brandina. Fece poi passare un braccio sotto le mie ginocchia e l'altro intorno alla mia vita, per poi sollevarmi e uscire fuori. Da parte sua il tutto avvenne con molta nonchalance, mentre io ero un turbinio di imbarazzo e scetticismo. Eppure c'era un qualcosa di estremamente familiare nella sua presa, un qualcosa che mi trasmise un innato senso di protezione. Nel frattempo che le sue braccia mi tenevano ben salda, le sue gambe si diressero fuori dal capanno, all'interno di un piccolo boschetto. Già questo fu sufficiente a stupirmi, ma solo quando raggiungemmo uno spiazzale rimasi completamente senza fiato.

MY BAD HERO {Luke Castellan}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora