Capitolo 11- Incontri sorprendenti

216 19 3
                                    

JANE'S POV
Non avrei mai pensato che sarebbe potuta accadere una cosa del genere.

Questa mattina quando mi sono svegliata era tutto abbastanza normale: eravamo semplicemente io e Luke, appena svegliati dalla luce del mattino. Tutto ad un tratto poi qualcuno è venuto a bussare alla porta. Luke diventa sempre molto irascibile quando qualcuno dell'equipaggio disturba la nostra privacy per cui ha urlato: "Chiunque tu sia, ti conviene andartene se non vuoi finire ridotto in brandelli!". Però questa volta la persona dietro alla porta non era andata via. "Temo di non poterla accontentare, signore" aveva detto una voce maschile per poi far scattare la serratura. Un uomo di mezza età, castano con gli occhi azzurri aveva fatto il suo ingresso nella nostra camera. Indossava un paio di bermuda, una polo e un berretto con un logo attaccato: un'omega. "Nessun macchinario per bloccare la serratura o per aggredire chi entra nella tua stanza? Suvvia puoi fare di meglio figliolo!" aveva detto l'uomo a Luke, non appena era entrato.
Ho ancora impressa l'espressione di Luke di quando lo ha visto...

"Padre, cosa ci fai qui?! Non sei il benvenuto" gli aveva strillato Luke, spaventandomi.

Ero rimasta completamente terrorizzata da Luke. Riuscivo a cogliere il disprezzo su ogni parola che aveva pronunciato e l'odio scendere sotto forma di lacrime dai suoi occhi. Quello era il suo famigerato padre, che gli aveva rovinato la vita? Quello era Hermes? Solo in questo momento ho potuto realizzare quanto Luke fosse davvero adirato con lui. Ma la vera domanda è: cosa ci fa qui?

"Tranquillo Luke, non ti recherò alcun fastidio" aveva detto quasi sorridendo, un sorriso amaro di chi si è arreso già da molto tempo. "Peccato che lo hai già fatto, vattene!" continuava a gridare Luke ingoiando alcune parole tra i singhiozzi. "Sono qui solo per fare il mio lavoro" aveva risposto per poi voltarsi verso di me porgendomi una pergamena "Signorina Wilson, lei è stata convocata sull'Olimpo". Ero diventata completamente pallida. Cosa era successo? "Perché?" avevo domandato. "È per via di un processo" mi aveva risposto.

Mi sentivo come cascata dalle nuvole. Ero stata per così tanto tempo qui su questa nave, senza fare praticamente nulla, da scordarmi che c'era una guerra in atto. Infatti, anche se Luke non fa che parlarmene, mi sono chiusa in un mondo tutto mio, dimenticandomi del tutto che sono una semidea. L'unica cosa che non tornava era che cosa c'entrassi io in tutta questa faccenda.

"E di chi sarebbe questo processo e come posso essere d'aiuto?" avevo chiesto. "Hai visto Luke, la tua ragazza  è servizievole e gentile, come hai fatto a finire con una semidea così?" aveva ironizzato Hermes guardando il figlio "Comunque sei necessaria perché dovrai fare da testimone, dato che l'imputato è tuo padre". In quel momento sono diventata tutto meno che gentile e servizievole. "Cosa avete fatto a mio padre?! E perché è processato?!" urlo in preda al panico. "Nulla, sta bene, ma non ho tempo per spiegarti dobbiamo andare sull'Olimpo immediatamente" aveva spiegato Hermes. "Lei non va proprio da nessuna parte!" era intervenuto Luke ma subito ero andata da lui per placare la sua rabbia.

Gli ho afferrato il volto con le mani, costringendolo a guardarmi negli occhi. "Hey, va tutto bene" gli avevo sussurrato "ho bisogno di andare a vedere cosa sta succedendo ma ti prometto che tornerò al più presto possibile".

Aveva uno sguardo di paura tale che stavo per scoppiare a piangere davanti a lui, ma non potevo, dovevo essere forte e dimostrargli che gli stavo dicendo la verità.

"Ritornerai sul serio?" mi aveva domandato con gli occhi pieni di lacrime. Non avevo risposto a parole ma avevo annuito per poi dargli un bacio in modo che si calmasse. Dopo sono corsa a vestirmi e sono andata con Hermes.

Ora sono qui con Hermes a volare sul mare. Ho sempre sognato di volare per provare quell'emozione di libertà e pienezza. Peccato che ora mi sento come legata a un enorme macigno che fa inabissare la mia anima. Il corpo vola ma lo spirito rimane ancorato a terra, di solito avviene il contrario. Eppure stanno succedendo così tante cose... Questo avvenimento di mio padre mi ha davvero sconvolto. "Cos'hai Jane? Ti vedo turbata" nota Hermes. "Sono preoccupata per mio padre ma cosa è successo?" chiedo ancora una volta. "Non so quasi nulla piccola, ma si tratta di tua madre" risponde. Un'altra fitta mi arriva dritta al cuore. "È stata lei a chiamarlo sotto accusa?" domando scioccata. Hermes annuisce, sempre con lo stesso sorriso con cui prima guardava suo figlio e questo non mi conforta affatto. Ma cosa vuole mia madre ora? È stata per i fatti suoi tutto questo tempo e ora arriva e manda mio padre al tribunale, a un tribunale divino per di più. Ma la cosa che mi mette più in ansia è che dovrò vederla. La fitta al cuore aumenta quasi da farmi perdere il fiato. Le braccia di Hermes mi sorreggono ma mi sento sprofondare sempre più giù. Non sono veramente pronta a vedere mia madre.

Giungiamo poi nel centro di Manhattan e sotto di me riesco a scorgere milioni e milioni di uomini. Era da quasi due anni che non vedevo degli esseri umani. Per un attimo mi sono sentita veramente fuori luogo ma questa sensazione è scomparsa una volta entrati nell'Empire State Building. È tutto così enorme, lucente e in ordine.

Hermes si avvicina all'ascensore e mi fa cenno di seguirlo. Ritorno in un attimo alla realtà e il senso di timore si fa sempre più grande. Ho paura di ciò che accadrà oggi a mio padre e ho estremamente paura di incontrare mia madre. Entriamo nell'ascensore ed Hermes pigia un pulsante molto strano per poi far andare l'ascensore ad una velocità straordinaria. Io mi lascio prendere (lievemente) dal panico mentre il dio rimane impassibile. "Hai il coraggio di stare con un folle come mio figlio e hai paura di un'ascensore?" ride poi 'mio suocero' una volta aperte le porte. È la prima volta che penso a lui come tale e devo dire che mi fa un po' strano. Non rispondo e comincio a camminare.

"Mi scusi Hermes se sono stata scortese sulla nave" dico poi prendendo coraggio. "Ma no tranquilla" risponde " dovrei scusarmi io per il mio comportamento. Sei una brava ragazza e sicuramente avrai visto in Luke qualcosa di bellissimo, qualcosa che io non riesco più a vedere". Un dio che si scusa con me? Voglio proprio capire come fa Luke ad odiarlo! Dopo un'iniziale gratificazione personale, riesco a scorgere una lacrima scendere lungo il suo viso divino. "Oh, non pianga" lo conforto "lei ama molto suo figlio lo sa? Si vede dai suoi occhi. Luke è semplicemente arrabbiato, come anche io lo sono con mia madre ora ma non siamo crudeli, glielo posso assicurare". Hermes si asciuga velocemente le lacrime. "Tu non sei affatto come lui, sei molto più buona e Artemide dovrebbe essere orgogliosa di averti come figlia invece di rinnegarti!" strilla poi tutto insieme. Per un attimo il mio cuore si stringe.

Mia madre mi ha davvero rinnegato?

E allora, perché mai mi ha riconosciuta al campo? Vorrei urlare e distruggere ogni cosa ma poi il mio sguardo si rivolge al povero dio in lacrime. E se anche mia madre si sentisse così? "Ti prego Jane" mi scongiura Hermes "fallo rinsanire". Si avvicina e mi abbraccia. Rimango un attimo sorpresa ma poi ricambio l'abbraccio. "Farò il possibile" prometto sapendo di non poter mantenere la parola.

"Non si possono mica corrompere i giudici prima del processo" un dio appare all'improvviso e devo ammettere che è un gran bel pezzo di dio!
È abbastanza alto, muscoloso ma non eccessivamente, castano chiaro più tendente all'oro che al biondo. Ha un sorriso altezzoso dipinto sul suo angelico viso dai tratti dolcissimi. I suoi occhi puntano verso il basso ma anche da così si può scorgere quanta è la luce che irradiano. Tutto il suo corpo emana una forte luce splendente tanto che Hermes si copre gli occhi con la mano. Io invece resto imbambolata ad ammirarlo, con la bocca semi-spalancata.

"Apollo, non fare il solito inopportuno" borbotta Hermes all'altro.

Oh, santissimo, Olimpo... quello è Apollo?! Il padre di Lee?

Divento immediatamente tutta rossa per aver provato (e per continuare a provare, lo ammetto) una forte attrazione verso il padre del mio migliore amico. Il dio sembra accorgersene e sorride per poi rispondere seccato ad Hermes: "sei tu l'inopportuno dato che lei è la fidanzata di tuo figlio". Hermes sembra quasi trattenersi dall'ucciderlo, anche perché non potrebbe, sono immortali dopotutto. "Comunque piacere di conoscerla signorina Wilson" mi prende la mano e vi lascia un leggero bacio "io sono il dio Apollo, il dio più fico di tutto l'Olimpo!" dice poi mettendosi in una posizione trionfale. Hermes lo canzona mentre io resto pietrificata. "P-piacere" riesco a balbettare con fatica. Hermes alza lo sguardo e Apollo continua a cambiare posa, come se qualcuno lo stesse fotografando.

"Sarà meglio entrare" dice poi Hermes e noi lo seguiamo.

MY BAD HERO {Luke Castellan}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora