Michael correva per il corridoio nel tentativo di raggiungere l'aula di scienze prima della seconda campanella. Un altro ritardo e avrebbe potuto dire addio all'unica sufficienza presente nella sua pagella.
Quando lo avevano avvertito sulla difficoltà dell'ultimo anno di liceo, mai avrebbe immaginato una cosa del genere. Si era ritrovato a non essere all'altezza delle richieste che quotidianamente gli insegnanti gli facevano e nessuno di questi aveva avuto il buon cuore di sedersi accanto a lui e dargli una mano.
Quel bel ricciolino era cresciuto a gomitate mascherando tutti i suoi problemi. Erano davvero troppo grossi per essere affrontati faccia a faccia.
Michael era tremendamente arrabbiato. Con la vita. Con la sua famiglia. Con i professori. Con gli amici che non aveva. Con tutto.
Di perdere l'anno non gli interessava assolutamente nulla. Almeno non avrebbe dovuto fare gli esami finali.
Il suo ritardo ebbe una sola ed unica conseguenza: vita. Proprio così, vita.
Questo, però, non poteva saperlo e perciò mentre era seduto sulle sedie in attesa che il preside gli facesse l'ennesima lavata di capo non faceva altro che ripetere nella testa insulti di ogni genere e tipo.
Era aggressivo. Sempre sul piede di guerra. Era come se tutte le sue debolezze fossero diventate muri. Muri insormontabili per chiunque tentasse di arrivare al suo cuore. Non ascoltava mai le persone che gli parlavano, le fissava con tono di sfida pregando dentro di sè di non cedere alla disperazione. Perché la sua vita era senza speranza ed era per questo che lui era un disperato, perché quel ragazzo alto e ricciolo era semplicemente alla ricerca di qualcuno in grado di capirlo, di aiutarlo e in fondo anche di amarlo.
Non battè ciglio quando il preside gli comunicò la sua decisione di obbligarlo alla frequenza di corsi pomeridiani supplementari. Uscì sbattendo la porta e alzando le spalle. In quell'aula non ci avrebbe mai messo piede, nemmeno sotto tortura, e così fece.
Quando, dopo due settimane in cui balzava le lezioni di recupero, venne riconvocato in presidenza non ebbe molto da ridere.
La situazione era seria: avrebbero chiamato i suoi genitori. Sua madre avrebbe messo in piedi un gran bel casino e gli avrebbe rovinato la vita rendendola peggio di quanto già lo fosse, così si vide costretto a scendere a patti.
Spalancò gli occhi quando tutte le sue ore di assenza durante l'intero primo semestre vennero moltiplicate per il numero delle sue insufficienze. Il risultato era esorbitante e venne convertito in ore di volontariato. La punizione peggiore del mondo.
Michael avrebbe dovuto trascorrere settantasette pomeriggi alla casa famiglia vicino alla scuola.
"Oh Penniman ti mando a fare volontariato, ma vista la tua ignoranza saranno loro a dover fare volontariato per te. Cerca solo di non combinare guai irreparabili. Non ti chiedo altro."Il giorno seguente raggiunse con il suo skateboard quell'enorme struttura e dopo aver alzato gli occhi al cielo si decise ad entrare.
Il direttore di quel centro pomeridiano era un uomo sulla cinquantina, biondo e piuttosto alto. Si presentò e gli fece fare un giro dell'edificio per cercare di farlo ambientare immediatamente. Poi gli offrì una coca cola e dopo avergli posto qualche domanda si rese conto del carattere difficile di quel giovane ragazzo e sorrise riconoscendovi quello di suo figlio.
Nessuno è come è per caso. Nel bene e nel male gli eventi ci condizionano: gli affetti ci modellano, gli amici ci accompagnano, i dolori ci scalfiscono, le perdite ci distruggono e le gioie ci leniscono. Ognuno è frutto di quello che si porta sulle spalle. Ci sono persone, però, che hanno 'bagagli' più pesanti di altri, persone che sono in grado di farsi aiutare a portare quel peso e persone che sembrano non avere nessuno e per questo sono schiacciati dal loro stesso bagaglio. Nella vita si può essere soli anche se si è circondati di gente.
Il bagaglio di Andreas era un macigno. Lo era da quel maledetto otto agosto di dieci anni prima in cui gli aveva permesso di andare in bicicletta sulla ciclabile. Suo figlio gli aveva sorriso sinceramente quel pomeriggio e lui pensava di essere un buon padre quando lo aveva accompagnato lì per divertirsi, ma solo un'ora dopo si era trovato a doverlo raccogliere dall'asfalto.
Andreas aveva solo un anno in meno di Michael e chi meglio di un disperato può capirne un altro?
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I had to find you
FanfictionSe qualcuno li avesse osservati, li avrebbe presi per pazzi, ma loro erano dei disperati e andava bene così.