2 - Tell me the war you're fighting. Behind a smile you're hiding...

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Tell me the war you're fighting. Behind a smile you're hiding all the things I know you want to say.
(Il titolo era troppo lungo!)

-Penniman, giusto? Sei in ritardo!! Ti giustifico solo perché oggi lo sono anche io, mi sono perso via in un'università, ma dalla prossima volta ti voglio a bordo vasca con cinque minuti di ant...ehi!? Che hai!? Stai bene?-
Michael scosse piano la testa.
-Guarda che stavo scherzando, dai forza, andiamo!- l'allenatore afferrò la mano di Michael per dargli una mossa, ma quando lo vide attaccarsi ulteriormente alla panca di legno comprese che forse la prima lezione sarebbe incominciata nello spogliatoio.
-È per l'acqua? Stai tranquillo tua mamma mi ha detto che non sei, diciamo, un amante dello sport.-
-Non ho paura dell'acqua. Ho quindici anni.- il riccio rispose con tono aggressivo.
-Guarda che non è una questione di età, io ho vent'anni, ma ho paura di un sacco di cose, in ogni caso se non hai paura dell'acqua perché stiamo perdendo tempo?-
-Non ci entro in acqua, mia mamma ti paga ugualmente anche se resto qua seduto.-
-Giusta osservazione, però solo gli sfigati non si avventurano in qualche cosa di nuovo.-
-Se è così allora sono al posto giusto.-
-La vuoi smettere? Non ho mai avuto allievi sfigati e tu non sarai di certo il primo, basta Penniman prendi la tua cuffia e andiamo.-
-Vaffanculo la cuffia, il costume, la piscina, mia madre e soprattutto tu!-
-Cominciamo bene- riprese l'allenatore chinandosi davanti a Michael piegandosi sulle ginocchia -Senti ti propongo un patto: nuota con me tre settimane se ti farà schifo allora potrai anche venire qui e dormire sulla panchina e io non dirò mai nulla a tua madre. Ci stai?-
-Facciamo una settimana?-
-Due. Ultima offerta.-
-Ok- si arrese il riccio.

Sul volto dell'allenatore comparve un grande sorriso. Non gli era mai capitato uno così ostinato, di solito i peggiori erano quelli che salivano sul trampolino e non si decidevano mai a saltare come se nella vasca ci fosse del fuoco, ma mai nessuno aveva fatto così tante storie per uscire dallo spogliatoio. Due settimane sarebbero state sufficienti per farlo innamorare dell'acqua. Ne era sicuro.
Mentre stava per alzarsi però si accorse che sotto il pettorale sinistro del riccio, in prossimità delle costole, c'erano dei lividi.
-Michael-
-Mmm-
-Cosa sono questi segni?-
-Ti importa?-
-Direi di sì, altrimenti non te lo avrei chiesto.-
-A nessuno importa di me.-
-Perché pensi una cosa del genere?-
-Credi che se a qualcuno importasse di me avrei questi lividi?-
-Sono recenti? Vero?-
-Non sono riuscito a parare- bisbigliò in un sussurro.
-Cosa non hai parato, Michael?-
-Io non sono stato capace di parare, a ginnastica mi hanno fatto goal, questi sono i tacchetti di punizione.-
-Stai scherzando, vero?-
-Lo dirai a mia madre?-
-No, resta tra me e te. So quanto i genitori possano complicare le cose, però lo capisci che non va bene?-
-Sono stato fortunato-
-Ad avere sei tacchettate rosse sei fortunato?-
-Settimana scorsa ne avevo dodici sulla schiena.-
-Voltati-
-No-
-Voltati subito-

Il riccio obbedì e il biondo chiuse gli occhi disgustato per quello che aveva davanti agli occhi. La sua schiena era piena di macchioline blu. Sua madre si preoccupava della possibile gobba che poteva venirgli a passare le ore seduto al pianoforte e non aveva mai visto tutto questo? Come era possibile? Come è possibile non accorgersi? Come è possibile essere fuori a tal punto dalla vita dei propri figli? E i compagni? Erano tutti stronzi? Chi glieli aveva fatti? Ma soprattutto chi aveva visto e non aveva detto niente? Chi non lo aveva aiutato?

-Dio Michael, ti rendi conto? Sei consapevole di quello che mi stai raccontando?-
-La verità. Sto dicendo la verità-
-Il nostro patto non vale più, mi dispiace, ti ho dato la mia parola, ma non me ne frega nulla. Verrai qui ogni pomeriggio per un'ora. Non mi interessa quando vieni, ma lo devi fare oppure vengo a casa a prenderti con la forza. Suona il piano quanto vuoi Michael, ma devi venire qui da me ogni giorno.-
-Perché?-
-Sei pelle e ossa. Entro tre mesi voglio che tu abbia dei muscoli e che restituisca a quei bastardi con gli interessi.-
-Non voglio essere un violento. Io non sono come loro. Verrò. Te lo prometto, però facciamo a modo mio.-
-Ossia?-
-Ancora non lo so, ma credo di essere stufo di prenderle e l'idea di avere dei muscoli non mi dispiace- sorrise timidamente.
-Va bene Michael niente violenza, ma ne usciremo insieme. Ora andiamo a nuotare, abbiamo un obiettivo da raggiungere.-

Le forti braccia muscolose del biondo avvolsero il riccio in un forte abbraccio.
-Non dire mai più che a nessuno importa di te.-
Poi l'allenatore allentò la presa e gli carezzò la guancia, prese la cuffia e aiutò Michael a catturare sotto di essa tutti i suoi ricci ribelli.
-Andiamo pesciolino riccio, forza!-
Il riccio ricevette una bella pacca sul sedere di incoraggiamento e si avviò con il biondo per il corridoio che portava alle vasche.
-Io...io non so il tuo nome.-
-Bradin, mi chiamo Bradin!-

I had to find youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora