2 - When it all becomes too much

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Mentre Michael attraversava il salone accompagnato dal direttore si accorse che lì c'erano molti ragazzi. Avevano all'incirca dagli otto ai dodici anni. Poppanti insomma. Si chiese quale sarebbe stato il suo compito. Farli giocare? Curarli? O peggio ancora aiutarli con i compiti? Qualsiasi cosa sarebbe stata per lui una grande rottura.

Eppure non si fermarono in salone. Uscirono di lì e percorsero un lungo corridoio. -Caro Michael credo di poter fare qualcosa per te. Non è il caso che mi aiuti con i ragazzi più piccoli. Verrai qui ogni pomeriggio puntuale, firmerai la presenza in salone e poi verrai in questa stanza a fare i tuoi compiti. Così migliorerai i tuoi voti! Eh sorridi un po' che poteva andarti peggio!-

Quando il ricciolo stava per abbassare la maniglia, quell'uomo aggiunse -Ah dimenticavo! Fai un po' di compagnia a mio figlio!-

Non fece in tempo a ribattere e a chiedere spiegazioni che il direttore era già oltre la fine del corridoio.

Tutta quella faccenda aveva il sapore di una grande fregatura e infatti quando varcò la soglia della porta alzò gli occhi al cielo come solo lui sapeva fare.

-Chi sei?- chiese un ragazzo biondo seduto alla scrivania.
-Chi sei tu?- rispose con sgarbo.
-Guarda che sei tu che sei entrato in camera mia.-
-E allora?-
-Lasciamo perdere. Come ti chiami?- ritentò il biondo.
-Ha importanza?-
-Senti va bene, non ho voglia di giocare a braccio di ferro con te. Io sono Andreas. Lì c'è una sedia, suppongo che tu sia stato accompagnato qui da mio padre. Fa quello che ti pare.-
-Lo avrei fatto comunque.-

Il biondo si stupì di quelle continue risposte sgarbate. Nessuno gli aveva mai parlato in quel modo e questo lo rendeva felice. Per una volta non era stato trattato con fare compassionevole, come se fosse una persona per cui avere pietà e per questo sul suo volto si dipinse un sorriso sincero.

-Che hai da guardare?- il riccio lo distolse bruscamente dai suoi pensieri.
-Niente, scusa.-

Michael si accomodò di fronte ad Andreas e tirò fuori i suoi libri cercando di combinare qualcosa.

Dopo solo mezz'ora si alzò per una pausa pipì e dopo un'ora piu tardi non faceva altro se non sbuffare sonoramente.

Mentre era impegnato a guardare per aria si accorse che all'armadio era appeso un piccolo canestro. Subito chiuse il libro e dopo aver preso in mano la palla arancione, si voltò verso il biondo.

-Ehi Kobye! Vieni a fare due tiri-
-Io non posso- rispose in modo timido,  quasi sussurrato.
-Cosa te ne frega dei compiti?! Alza il culo che non ho intenzione di giocare da solo!-

Andreas appoggiò la matita sul foglio dove stava scrivendo. Portò le mani appena sotto il tavolo e spingendosi sulle ruote si allontanò dalla scrivania a sufficienza perché Michael potesse vedere la sua sedia a rotelle.

-Che sfiga, proprio tu mi dovevi capitare?! Vaffanculo al mondo!-

Chiuse il suo libro di geometria, lo infilò nello zaino e senza degnare di un solo sguardo il povero biondo se andò sbattendo la porta.

Mentre percorreva il vialetto esterno della comunità che lo avrebbe portato alla libertà sentì un urlo.
-Michael dove credi di andare? Manca ancora un'ora- il direttore cercava di richiamarlo.
-Me ne fotto delle vostre ore!-

I had to find youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora