Un regalo per te

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CAPITOLO 15

In effetti quei giorni sembrarono infiniti ma ora finalmente stavo tornando a casa. Ero stata bene in ospedale, tutti mi trattavano al meglio e i dottori erano fantastici ma mi mancava troppo la mia casa, il mio lavoro e la mia solita routine. Proprio per questo credo di aver mandato cento sms al giorno al Dottor De Nicola che stava facendo le mie veci a Castelvolturno e anche se sapevo  che mi stava sostituendo al meglio, perché lui è il migliore in tutto, il fatto di non essere lì mi metteva  ansia.
"Tesoro, allora, se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami, mi raccomando" mi disse mia madre mentre ci salutavamo.
"Non ti preoccupare mamma, lo farò"
"Sicura che non vuoi che ti aiuto? Da sola come fai.."
"Tra poco viene Josè, ha quasi finito gli allenamenti. Vai tranquilla mamma" la convinsi.
"Va bene Emi, ci sentiamo. E salutaci Giuseppe"
"Mamma Josè! Quante volte devo dirtelo.." Era la centesima volta che glielo ripetevo.
"Sempre Giuseppe è.." La sua risposta era sempre la stessa.
Salii in casa, posai i miei bagagli e mi sedetti sul mio amato divano. Dio quanto mi era mancata casa mia! Neanche il tempo di sedermi che mi squillò il telefono, era Josè.
"Emi, sei già a casa?" Mi chiese.
"Si, tu stai arrivando?"
"Sono già qui.. Vieni giù al garage che devo mostrarti una cosa"
"Al garage?" Ero perplessa.
"Si non fare altre domande, scendi. Ti aspetto qui" e attaccò.
Era stranissima questa cosa ma decisi lo stesso di scendere. Presi l'ascensore, arrivai al piano seminterrato e mi diressi verso il mio box. Lui era lì, appoggiato alla serranda con il cellulare in mano, mi sembrava un dejavu..
"Campione, che hai combinato?" Gli chiesi scherzosa.
"Emi.. Vieni, ho una sorpresa per te" mi disse con un sorriso fantastico e prima che potessi rispondere mi bendò gli occhi.
"Che sta succedendo,Josè?" Non capivo che cosa aveva organizzato. Mi fece fare qualche passo guidandomi.
"Ecco.. Ora puoi guardare" mi tolse la benda e.. OMMIODDIO.
"Che significa?" Gli dissi mentre guardavo la 500 L Bianca che mi trovavo davanti.
"Non ti piace?" Il suo sguardo andava tra me e l'auto.
"Certo, è bellissima.. Ma di chi è? E perché è nel mio garage?"
"Tua, è un mio regalo. Tieni le chiavi" mi mise in mano un mazzo di chiavi personalizzate della SSCNapoli.
"Tu sei pazzo, non posso accettare un regalo del genere. Mi dispiace ma non me la sento"
"Che dici? È tua. La tua vecchia auto si deve rottamare e anche se tu lo negherai sempre è anche colpa mia. È un modo come un altro per chiederti scusa."
Mi avvicinai e lo abbracciai.
"Non è assolutamente stata colpa tua. E comunque non voglio che mi fai questi tipi di regali. Mi metti in difficoltà, non voglio essere un peso per te. Avrai speso tantissimi soldi"
"Volevo farlo Emi, nessun problema. E non sei un peso, non lo sei mai stata e mai lo sarai. Che dici, facciamo un giro?"
"Ehm..Va bene, mi hai convinta! È bellissima e poi i particolari del Napoli mi fanno impazzire. Grazie mille Amore"
Salimmo in auto, era bellissima. Mi sentivo come alla guida di un carrarmato, potevo guardare tutti dall'alto. Accanto a me avevo Josè che mi teneva la mano e mi sorrideva, ero al settimo cielo. Facemmo giusto un giro non allontanandoci troppo da casa mia.
Più tardi tornammo a casa e lui iniziò a preparare la cena.
"Ti va la paella?" Mi chiese.
"Certo la adoro, soprattutto se fatta da te" sorrisi.
"Ottimo allora".
"Come stanno andando le cose con il dottor De Nicola? Non ce la faccio più, voglio tornare a lavoro!" Dissi mettendo il broncio.
"Lui è bravo lo sai.. E tu non avere fretta. Lunedì tornerai, manca solo qualche giorno. Oggi mi ha chiesto di te il dottor D'Avino, dice che non rispondi ai suoi messaggi"
"No infatti, non ho avuto tempo, sono stata incasinata con l'ospedale"
"Ah ecco, comunque ti manda i suoi saluti e gli ho detto che visto che stasera ci saremmo visti perché stiamo insieme te li avrei portati io"
"Mi fai morire, non perdi mai l'occasione per ripeterglielo, penso che l'abbia capito a questo punto"
"Non si è mai troppo sicuri.. Poi quando torni magari glielo ripeti anche tu che non si sa mai"
"Forse sarebbe meglio se non tornassi.."
"Di che parli?"
"Del fatto che senza di me al centro sareste tutti più tranquilli, soprattutto tu"
Mi si avvicinò di scatto appena pronunciai quella frase.
"Non dirlo neanche per scherzo, tu hai lavorato anni per arrivare lì"
"Si lo so ma.."
"Nessun ma. Ora vieni, andiamo a tavola che è pronto".
Sapeva sempre come prendermi, era perfetto.
Dopo cena sistemammo in cucina, guardammo un po' di televisione spazzatura e poi Josè mi salutò perché l'indomani doveva svegliarsi presto. Avrei voluto avere anche io questo problema..

Il tanto agoniato lunedì arrivò e mi presentai alle 8:45 al centro di Castelvolturno con la mia nuova 500. Entrai e tutti mi salutarono con affetto e calore, mi erano mancati tutti moltissimo.
"Dottoressa, bentornata. C'è già Kalidou che deve essere visitato in ambulatorio.." Mi disse il mister accogliendomi.
"Sono qui per questo Mister, ci vado subito. E grazie per il supporto"
"Si figuri. Siamo stati in pensiero per lei, ormai fa parte della squadra"
"Lo so ed è motivo di orgoglio per me. Ma ora vado che altrimenti Kalidou si arrabbia.."
Visitai prima Kalidou poi gli altri ragazzi che il mister mi mandò e fortunatamente tutti stavano bene. Parlai con il dottor De Nicola che mi spiegò cosa era successo nella mia settimana di assenza, anche se in parte Josè e gli altri ragazzi mi avevano già aggiornata.
TOC TOC. Entrò Josè.
"Hei dottoressa, andiamo a pranzo?" Mi chiese.
Oddio era già l'una e non me ne ero proprio accorta, avevo ancora mille cose da fare.
"No Josè, scusa devo rifiutare perché ho mille cosa da fare. Mi dispiace"
"Sicura che non puoi?"
"Si davvero, vai pure con i ragazzi. Ci vediamo dopo" e lo baciai sulle labbra.
"Ok, se proprio non ho altra scelta.. A dopo" e si chiuse la porta alle spalle.
Andai in mensa per il pranzo e Giovanni mi si avvicinò sedendosi al mio tavolo.
"Cosa mangi?" Mi domandò.
"Pollo e insalata"
"Buono, io pomodori e tonno"
"Buono" gli risposi anche io.
Iniziammo a parlare delle nuove tecniche di fisioterapia e del corso di aggiornamento che avremmo seguito la settimana seguente. Era simpatico e mi faceva ridere, poteva essere un buon amico se solo non ci provava ogni volta con me.
"Che ne dici del cinema, io e te, stasera?" Mi chiese improvvisamente.
"Ehm.. Giovanni, non voglio che tu fraintenda. Io sto con Josè e voglio solo lui non mi interessa nessun altro. Voglio essere chiara, ti prego di non insistere più"
"Va ben va bene, non te lo chiedo più allora"
"Salve dottori" ci salutò Mertens.
"Ciao Dries, non sei con gli altri?" Gli chiese Giovanni.
"No, avevo da fare. Comunque stanno arrivando anche loro"
"Perfetto allora io torno a lavoro, buona giornata ad entrambi" li salutai.
Rimasi lì fino alle 17 concludendo quasi del tutto ciò che dovevo fare, mi mancavano un paio di cose ma le avrei fatte il giorno dopo.
Tornai a casa e giù al mio palazzo incontrai Claudia o, per meglio dire, il suo spettro.
"Hei Cla, tutto bene? Ti vedo strana, è accaduto qualcosa?"
"Saliamo" si limitò a dire.
"Ok.." Iniziai a preoccuparmi, non l'avevo mai vista così prima di allora.
Entrammo e lei continuava ad andare avanti e dietro nella mia cucina senza fermarsi un attimo e senza rispondere alle mie domande.
"Si può sapere cosa hai?" Le chiesi per l'ennesima volta.
"Non lo so se.."
"Se cosa? Dai Claudia, se sei venuta fino a qui vuol dire che vuoi raccontarmelo. Sputa il rospo"
"Io non lo so.. È troppo complicato e poi tu non c'entri nulla" si mangiava le curatissime unghia dal nervosismo.
"Certo che c'entro: sono la tua migliore amica. Dai dimmi, che ha combinato stavolta mio fratello?" le dissi sicura al 100% che c'entrasse lui in questa storia.
"Non è colpa sua.. Anzi, non solo sua.. E non so se la definirei una colpa"
"Continui ad essere vaga, sii più precisa" la esortai, finalmente stava iniziando a dirmi qualcosa.
"Mi prometti di non dirlo a nessuno, nemmeno a Josè?"
Fu una promessa strana che mi chiese di fare, non avrei mai raccontato a nessuno una sua cosa personale, tantomeno a Josè.
"Certo, se è questo che vuoi va bene" le promisi sincera.
"Sono incinta" mi disse con le lacrime agli occhi.
Rimasi pietrificata e con la bocca aperta.. Incinta? È vero stavano insieme da poco ma si conoscevano da una vita e si erano sempre amati. Era una cosa bellissima ma capivo il suo stato di agitazione. Io al suo posto avrei fatto anche peggio.
"Oddio, è bellissimo!" Urlai abbracciandola, cercando di tranquillizzarla.
Sarei diventata zia a breve, non potevo crederci!

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Tutto con te, niente con qualsiasi altro/ "Todo contigo, nada con nadie"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora