Motril

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CAPITOLO 18

Il weekend era arrivato e stavo aspettando Josè che passasse a prendermi per andare all'aeroporto. Poco dopo arrivò e andammo a Capodochino, il nostro volo partiva alle 10 ed erano le 8:30 quindi avevamo tutto il tempo di fare il check-in. Parcheggiamo l'auto in un garage lì in zona e entrammo all'aeroporto. C'era ancora qualche fotografo che ci scattava foto di tanto in tanto ma lo scalpore iniziale era passato e noi potevamo farci vedere in giro più spesso. Dopo una mezz'ora ci imbarcammo, il volo sarebbe durato un'ora o poco più, Motril non era poi così lontana.
"Eccoci, finalmente conoscerai la mia terra" mi disse con grande orgoglio.
"Non vedo l'ora" scendemmo dall'aereo e ad aspettarci c'erano Juanmi, una donna e un uomo sulla sessantina, e una donna sulla trentina.
"Mamasita! Como estas?" Josè corse subito dalla madre e l'abbracciò, poi all'abbraccio si unirono tutti gli altri. Io rimasi un po' in disparte a guardarli, erano bellissimi e non volevo intromettermi.
"Madre, padre, hermana.. Ella es mi novia, Emilia" mi presentò loro.
"E Emi, loro sono mia madre, mio padre e mia sorella. Juanmi già lo conosci, non c'è bisogno che te lo ripresenti" li salutai con un abbraccio affettuoso che loro subito ricambiarono. Dopo esserci presentati, la madre di Josè disse qualcosa in spagnolo che interpretai come un 'andiamo a casa' perché tutti ci avviammo verso l'auto.
"Hei cognatina, che bello vederti. Sapevo che tra te e quel brigante di mio fratello le cose sarebbero andate a gonfie vele, ora addirittura le conoscenze ufficiali.."
"Ne sai una più del diavolo tu.." Gli dissi spingendolo scherzosamente.
"Claudia come sta?"
"Ehm, lei.. Sta bene. Ora è un periodo un po' particolare ma sta bene"
"Menomale, mi fa piacere.. Tuo fratello?"
"Anche lui bene anche se ha la testa in confusione"
"A noi uomini capita spesso. Ma stanno ancora insieme, giusto?"
"Sì, stanno insieme. Tu invece? Ragazze, fidanzate?"
"Ragazze molte, fidanzate zero. Non sono ancora pronto"
"Stronzate.."
"Che sono questi termini, mi amor?" Intervenne Josè mettendosi tra di noi.
"Tuo fratello dice solo sciocchezze"
"E ti meravigli?" Scoppiammo a ridere, con loro due stavo sempre benissimo.
"Hei chicos. Por qué ries?" Chiese Vanessa, loro sorella maggiore.
"Ci ha chiesto perché ridiamo.." Tradusse Josè.
"Porque Juanmi es stupido" dissi abbozzando qualcosa in spagnolo.
"Bueno siiii, todo el mundo lo sabe!" e iniziammo a ridere.
Vanessa era simpatica, aveva un sorriso contagioso.
Arrivammo a casa e la madre di Josè, la signora Encarni, si mise subito ai fornelli.
Mi avvicinai e gesticolando iniziai a parlare.
"Posso aiutarla?" Cercai di scandire bene le parole.
"Oh.. Si. Patatas.." Mi indicò le patate e il coltello, quindi capii che dovevo sbucciarle.
"Ok, perfetto" e iniziai.
Ci raggiunse Josè che disse qualcosa alla madre che io, manco a dirlo, non capii.
"Tutto bene?" Mi chiese.
"Certo, perché me lo chiedi?"
"Che ne so, mia madre ti ha coinvolto in cucina.."
"Le ho chiesto io di poter aiutare, non ti preoccupare"
"Ok, se hai bisogno sono di là con papà"
"Va bene, campione"
Poco dopo era già tutto pronto per pranzare. Ci raggiunsero anche dei cugini di Josè, l'atmosfera era molto rilassata e familiare. Mi sforzavo di capirci qualcosa ma lo spagnolo non era così simile all'italiano come pensavo, per fortuna i gemelli mi traducevano i discorsi che si facevano a tavola.
Ad un certo punto iniziai a sentire le parole 'scudetto', 'Higuain' e 'Sarri', allora capii di che stavano iniziando a parlare.
"Dicono che è una lotta a due tra noi e la Juve per lo scudetto" mi disse Josè.
"E che Gonzalo vincerà sicuramente la classifica cannonieri" aggiunse Juanmi.
"Hanno ragione su entrambe le cose" confermai.
Dopo cena guardammo dei video dei gemelli da piccoli, erano adorabili e indivisibili. Poi guardammo delle foto in cui c'erano tutti i cugini e le zie, e Josè mi raccontò la storia della sua famiglia. Adoravo essere lì, fare parte di quella splendida famigliola felice per me era un onore.
La giornata passò molto velocemente e ci stavamo già organizzando per uscire a cena.
Andammo in un bel ristorante sul mare. L'aria era fresca ma si stava benissimo. Mangiammo dell'ottimo cibo e tutti riconobbero Josè chiedendogli di fare foto e autografi. Lui ogni volta acconsentiva chiedendomi scusa, anche se a me non dava affatto fastidio.
Tornati a casa andammo in camera di Josè che per quel weekend sarebbe stata anche la mia. Era spaziosa e con una grande finestra che affacciava nel giardino. Aveva un colore che non avevo mai visto, un verde chiaro misto con un azzurro. Sui muri c'erano foto di lui da piccolo e di tutta la famiglia e poster di Ronaldo e Figo, sulle mensole dei trofei e delle coccarde. Il letto era ad una piazza e mezza, saremmo stati benissimo. Adoravo quella camera, in tutto ciò che c'era vedevo un pezzo di Josè, lo rispecchiava perfettamente. Lo guardavo dormire e lo vedevo tranquillo, in pace e sapevo che adorava essere lì. Dormimmo abbracciati tutta la notte, mi sentivo come a casa.
Anche il giorno seguente andammo in giro per la città, stavolta con Juanmi.
"Allora dottoressa, che ne dici di Motril?"
"È molto carina, mi piace" gli dissi sinceramente.
"Noi almeno una volta all'anno ci torniamo, non possiamo farne a meno"
"Mi sembra giusto, è casa vostra"
"Già, molti non ci pensano. Credono che noi calciatori siamo milionari senza cuore ma non è così. Ci manca casa nostra" disse Juanmi.
"Stiamo bene dove abitiamo ora, senza dubbio. Ma casa è sempre casa" confermò Josè.
"È normale che sia così. Io quando ho fatto il dottorato andai ad Avellino per un paio di mesi e ogni weekend dovevo tornare a casa perché mi mancava. Figuriamoci voi a centinaia di km di distanza.."
"A me sono migliaia" precisò Juanmi.
"Però siamo fortunati, facciamo il lavoro che amiamo e siamo capitati in due città calorose e calde come la nostra Spagna"
"Fortunati sì" osservai.
"Ok ragazzi, basta con la malinconia. Vi sfido a biliardino!" Urlò Juanmi appena vide un bar che ne aveva uno. "Voi due contro me"
"Va bene hermanito, ti pentirai di averci sfidati!" Erano molto competitivi, e anche io.
Facemmo tre partite, una la vinse Juanmi e due noi. Poi andammo a mangiare del buonissimo pesce in un ristorantino di un amico dei gemelli. Verso l'una tornammo a casa e io e Josè guardammo un film a letto.
La mattina seguente facemmo colazione, Josè e Juanmi andarono a trovare un loro amico. Io rimasi a casa, ero in giardino a leggere un libro quando mi avvicinò il padre di Josè.
"Hola Emi" si sedette accanto a me.
"Salve, buongiorno" mi sorrise e prese il suo cellulare scrivendo qualcosa, non riuscivo a capire che stava facendo. Mi passò il cellulare e capii, voleva che parlassimo con Google traduttore.
'Spero che tu ti sia trovata bene qui'
'Certo, benissimo' era la verità.
'Mi fa piacere. Vedo mio figlio molto felice, ti ringrazio'.
Quasi mi commossi, era una cosa importantissima per me.
'Grazie a lei per aver cresciuto un ragazzo così buono'
Mi abbracciò e non me lo aspettavo per niente, ma ricambiai.
Avevamo entrambi gli occhi lucidi, più guardavo quell'uomo più ci rivedevo il figlio. Avevano lo stesso carattere dolce ma riservato e non sempre era facile capirli ma erano disposti a donarti il cuore se lo meritavi.
"Hei che succede qui? Emi.."
"Niente, tutto ok. Abbiamo scambiato due chiacchiere"
"Ah si?" Ci guardò per qualche istante, vide i nostri occhi umidi e disse qualcosa al padre che gli porse il cellulare mostrandogli la pagina della nostra conversazione. Si avvicinò, mi baciò sulla fronte e mi guardò negli occhi, ero emozionata e se ne accorse anche lui. Si staccò da me e andò ad abbracciare il padre, così, senza dire nulla. Fu l'abbraccio più bello e significativo che avevo mai visto, erano un capolavoro.
Amavo quella famiglia ma purtroppo era già ora di andare via.
Salutammo tutti, i gemelli e la mamma trattennero le lacrime mentre si abbracciavano, il padre e la sorella li guardavano in disparte, una appoggiata all'altro.
Andammo all'aeroporto e ci imbarcammo, poche ore e saremmo tornati a casa.
Napoli, stiamo arrivando!

Tutto con te, niente con qualsiasi altro/ "Todo contigo, nada con nadie"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora