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Tanto tempo fa, in una scuola di Burgess, un bambino di soli 6 anni era seduto in un banco vecchio e mezzo rotto.

Il suo nome era Jackson Overland Frost.

"Ehi, ghiacciolo, vuoi una coperta??"

"Hahahahaha, sfigato!"

Questi e molti altri erano gli insulti che circolavano nella testa di Jack. Insulti  stupidi, ma che per Jack erano micidiali.
Era solo un bambino molto sensibile e senza amici, il minimo insulto gli avrebbe fatto di sicuro male. E poi i suoi compagni erano crudeli e senza cuore.
Ogni tanto gli arrivavano palline di carta o aeroplanini con su scritti degli insulti.

Quello che odiava di più era 'Ghiacciolo'.

Lui odiava il freddo, quindi i suoi "compagni" si burlavano di lui. A volte voleva solo scappare da quel posto.

Ciò che interruppe i suoi pensieri fu la maestra che lo richiamò all'attenzione.

<< Jackson...? JACKSON! Presta attenzione!!>>

<Mi...mi scusi...>>

<Ehm... Signora maestra...?>>

<<Sì Jeff?>>

<<Posso passare al primo banco? Non ci vedo da qui...>>

<<Oh certo, passa pure qui vicino a Jackson.>>

La maestra non aveva idea di ciò che aveva fatto. Jeff Brown era il bulletto della classe, però se la prendeva solo con Jack.
Iniziò a prenderlo in giro e a scrivergli gli appunti, o a strapparglieli.

Finite le 5 ore di scuola, Jack uscì dalla classe, dirigendosi verso l'uscita della scuola. All'improvviso fu urtato da un bambino robusto e un po' più alto di lui.

<<Jeff, cosa vuoi? Non ti ho fatto mai niente di male.>>

<<Sarà... Ma sei pur sempre uno sfigato. Devi solo vergognarti di andare in giro vestito così e con quella cartella tutta rotta. Ti saluto Overland, ma non finisce qui, sappilo.>>

Quello che aveva detto non era vero. Jack andava vestito sempre bene e la sua cartella era tutta nuova e pulita, al contrario di quella di Jeff che era sporca e vuota.

Raccolse i libri, le penne, i quaderni e tutto ciò che era caduto dalla cartella.

Si alzò e corse a casa.

Purtroppo però, a casa non ci trovò nessuno.

JACK'S POV

<<Mamma...? Papà...?>>

Continuavo a chiamarli inutilmente. Dove saranno andati? Di solito mi lasciano sempre le chiavi sotto lo zerbino oppure mi scrivono un bigliettino.

Stavolta niente.

Decisi allora di aspettare. Mi sedetti davanti la porta di casa e cominciai ad aspettare. Faceva freddo. Io odio il freddo. Cominciai a giocherellare con la neve su cui ero seduto. Continuavo a pensare cosa fosse successo alla mamma e al papà.

Così cacciai fuori dalla cartella una fotografia. C'erano loro due vestiti molto eleganti, il giorno del loro matrimonio. La mamma era bellissima, occhi marroni e capelli castano scuro. Le labbra sottili e colorite di un rosa chiaro e le guance rosee. Il papà era molto elegante e serio, con i capelli neri, tutti sistemati e pettinati, e con i suoi occhi azzurri pieni di gioia- anche se dall'espressione del volto non sembrava-.

Ad interrompere i miei pensieri fu un pianto disperato di una donna, giovane. Poteva avere su e giù 30-35 anni, non di più. Si faceva sempre più vicino. Ad un tratto insieme al pianto, si aggiunse una voce di una donna poco più grande, che sembrava consolare l'altra.

Si facevano sempre più vicine, fino a quando non vidi la mia mamma, a braccetto a mia zia, svoltare l'angolo. Mi alzai di scatto da terra e rimasi paralizzato.

I suoi occhi erano spenti, le guance avevano perso quel colore roseo e le labbra tremavano, bagnate da un pianto straziante e disperato. Mia zia le accarezzava i capelli e la spalla sinistra, mentre le sussurrava parole come 'forza sorellina, non aver paura, su'.
Non capivo quello che stava succedendo. Così le corsi incontro e l'abbracciai.

<<J-Jack...? Sei tu tesoro...?>>

Mi domandò con le mani sulla faccia che le impedivano di capire e osservare chi la stava abbracciando.

<<Sì mamma, sì sono io.>>

<<Ooh, Jack!>> disse.

Poi di risposta mi abbracciò e iniziò a scendere, fino a toccare terra con le ginocchia e iniziare a piangere bagnandomi la maglietta all'altezza del petto.

<<Mamma, che è successo?>>

<<Niente tesoro! La mamma è solo triste perchè, ehm....               P-perchè papà è partito. Sì è-è partito per un lungo viaggio...>>

Farfugliò mia zia.

Decisi di crederle e accompagnai la mamma dentro casa. La mettemmo a letto e mia zia disse

<<Jackson, ascoltami...>> quando mia zia mi chiamava con il nome completo, voleva dire che la cosa era seria.<<...la mamma è molto stanca e addolorata, quindi tu fa il bravo e cerca di non crearle problemi. Intesi?>>

<<S-sí, ma....il babbo quando torna?>>

Rimase per un po' in silenzio e poi disse

<<Presto. Ora fila a letto. Oggi non mangiamo. Mangerai domani mattina.>>

Nel mio letto continuavo a pensare e a non capire perchè papà era andato via senza salutarmi. Chissà dove sarà andato.

La mattina dopo mi alzai e feci una colazione abbondante, a causa della fame della sera prima.

A scuola vidi Jeff venirmi incontro

<<Ehm...ciao Jack...volevo solo dirti che mi dispiace per la tua perdita...>>

<<Oh, ma...>>

Non mi fece finire la frase che se ne andò. In classe tutti mi rivolsero calorosi abbracci e discorsi, persino l'insegnante. Ma perchè??

Tornato a casa, sentii la mamma parlare con la zia e mi misi a spiare sull'uscio della porta d'ingresso.

<<Jenny, devi reagire. So che la morte di Patrick ti causa dolore, ma non puoi farti vedere così da Jack.>>

Non poteva essere vero, no.

Cercavo di trattenere la rabbia, o forse era tristezza, e continuai ad ascoltare.

<<Lo so Patricia, lo so. Cercherò di reagire...>>

Le lacrime iniziavano a battere contro i miei occhi e così entrai in casa

<<Mamma....>>

<<J-Jack, amore, posso...>>

<<Papà non è partito....papà è.... Papà è....PAPÀ È MORTO!>>

Urlai.

Le lacrime iniziavano a scendere, la rabbia premeva sul mio petto e una sensazione di disprezzo iniziava ad impadronirsi di me.

Non volevo sentire più nessuno, così corsi i camera mia e mi chiusi. Mi buttai sul letto, strattonai il cuscino ed iniziai a piangere, piangere forte, urlando la parola 'papà' più volte, come se servisse a qualcosa.

Mio padre era l'unica persona che mi voleva bene, ma veramente bene. Ed ora, non c'era più.

Lui era partito per un lungo viaggio, un viaggio dal quale non sarebbe più tornato.

ANGOLO AUTRICE
Eccovi il primo capitolo. Spero che la storia vi piaccia. Po so è iniziata in modo abbastanza triste, ma vi consiglio di continuare a leggere. A presto!

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