II-perché non mi credi?

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-Quindi, in poche parole, stai dicendo che hai sentito una voce nella tua testa?-
-Non sono sicura che fosse solo nella mia testa-replicò Alyssa, leggermente stizzita, -ma di sicuro non sono pazza. L'ho sentita davvero.-
Aveva trascorso l'ultima mezz'ora a cercare di convincere Amber, la sua migliore amica, che ciò che aveva detto era la verità e non un'idiozia, come lei sosteneva.
-È assurdo. Secondo me hai battuto la testa quando il conducente del bus ha sterzato in quel modo. Sai, può capitare.- Alyssa sospirò, appoggiandosi al muro. Erano sedute sul letto, a gambe incrociate, l'una di fronte all'altra. Messe così, sembravano una coppia di gemelle siamesi che si fissavano.
-È così difficile credere a quello che dico?- sbottò Alyssa, esasperata. -Che motivo avrei di inventare una cavolata del genere, secondo te?-
-Non lo so- ribatté Amber, inclinando il capo biondo di lato. -Magari sei in cerca di attenzioni.-
Lo disse con tono talmente tragico nella sua ironia che Alyssa afferrò un cuscino e glielo gettò in faccia.
-Ma smettila!-

Amber scoppiò in una fragorosa risata, lasciandosi cadere all'indietro, sul copriletto azzurro, e atterrando morbidamente contro il cuscino.
-E dai, sto solo cercando di sdrammatizzare...sembri così tesa, Ally-
-Già- replicò lei, facendo una smorfia, -forse perché sono tesa.-
Amber si premette il cuscino sugli occhi, borbottando qualcosa che Alyssa rifiutò di comprendere.
La pioggia continuava ad infestare il paesaggio, fuori dalle imposte, rendendolo triste e desolato, come un uomo che abbandoni pian piano la vita. Alyssa si appoggiò con la schiena alla parete, chiudendo gli occhi.

-Amber- sussurrò dopo un po', -ti giuro che è vero. Sono terrorizzata.-
Trascorsero un paio di secondi. Dopodiché l'amica si sollevò a sedere, allontanando il cuscino e guardandola, per la prima volta da quando era entrata nella stanza, con serietà.
-So che stai dicendo la verità. Non sono così idiota come credi, ma sai, è un po' difficile credere a qualcuno che ti dice di aver sentito una voce nella propria testa ripetere il suo nome. E' più o meno l'atteggiamento di uno schizofrenico.-
-Ti ho già detto che non sono pazza. Giuro che l'ho sentita, ma non riuscivo a capire se appartenesse a una donna o un uomo, aveva un non so che di neutrale e...freddo.-

-Lo vedi?- Amber inclinò il capo di lato, di nuovo. -È quello che direbbe un pazzo!-
Ma poi si mise a ridere, scuotendo la testa.
-Ne hai parlato con tua sorella? Magari lei sa cosa fare-
Alyssa tacque, mordicchiandosi il labbro. In realtà non aveva pensato troppo a quello che avrebbe dovuto dire a Luthien: non si aspettava che capisse. Per lei lo shock sul suo viso era dovuto alla pioggia che l'aveva colta alla sprovvista e l'aveva costretta a correre a casa. Non si aspettava che le chiedesse qualcos'altro che non le avesse chiesto sulla soglia di casa, né che piombasse in camera sua con una tazza fumante e il proposito di intrattenere una conversazione. Per quello, bastava Amber. Anche se Alyssa si era aspettata che lei l'avrebbe compresa, o almeno cercato di comprenderla, di più.

-No- scosse il capo, -e ammetto di non aver pensato all'eventualità di parlargliene.-
-Stai scherzando?-
Amber sembrava scioccata, con gli occhi improvvisamente spalancati e un'espressione talmente scandalizzata da tendere al ridicolo.
-Vorresti seriamente nascondere a tua sorella una cosa del genere?-

Alyssa si strinse nelle spalle. Non sapeva quello che fosse giusto fare. Non sapeva se valesse davvero la pena turbare la tranquillità di Luthien con quei discorsi: magari, ed era un'ipotesi che lentamente si stava facendo strada nella sua mente, Amber aveva ragione e lei era una pazza che immaginava voci.
-Comunque sia- riprese Amber con espressione determinata, -secondo me dovresti parlargliene. È tua sorella maggiore, sei sotto la sua tutela, è giusto che lo sappia. E poi- e un sorriso le incurvò appena le labbra, -dovresti cogliere l'occasione e darmi ascolto. È la prima volta che faccio un ragionamento così serio. Apprezzalo.-
Sollevò il mento con aria di finta solennità, gettandole addosso lo stesso cuscino che Alyssa le aveva lanciato contro prima.

-Cosa farei se non ci fossi tu a darmi questi saggi consigli?- borbottò, abbracciandola.
-È quello che mi chiedo anch'io- disse Amber, ricambiando l'abbraccio e affondando il viso nell'incavo della sua spalla.

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