Diciassette anni prima.
Alexander sfiorò delicatamente la mano di sua moglie e la donna lo guardò, gli occhi colmi di lacrime. Lui le restituì uno sguardo incoraggiante, cercando di infonderle quella fermezza che era convinto fosse rimasta in lei.
-Non ce la faccio...- disse, scuotendo la testa. -Non posso.-
-Puoi-, insistette lui. -Ce la faremo insieme, Lauren.-
Lei si lasciò andare ad un gemito disperato, abbassando lo sguardo sulla neonata che dormiva, ignara di tutto, tra le sue braccia. Con dita tremanti, Lauren tracciò il profilo di quel viso piccolo e delicato. Accarezzò ogni centimetro di pelle, come se volesse imprimersi nella memoria la sua morbidezza. L'avrebbe ricordata così, piccola e innocente, una creatura senza peccato. Tutto ciò che lei non avrebbe più potuto sperare di essere.
-Signora Stevenson, devo chiederle di decidere in fretta- annunciò una voce gutturale in tono noncurante. -Abbiamo degli orari prestabiliti, qui all'istituto.-
Lei non parve nemmeno averla sentita.Alexander inchiodò lo sguardo sulla donna. -La prego. Abbia un minimo di compassione.-
La donna tacque, dopo un lungo sospiro.
Lauren strinse gli occhi, lasciando che le lacrime le scivolassero lungo le guance.
Non poteva farlo. Come poteva?
Quella era sua figlia, la sua bambina. La creatura che il demonio aveva reclamato come sua legittima sposa.
Avrebbe davvero avuto la forza di lasciarla andare? Doveva. Sulla terra, pensava, sarebbe stata al sicuro.
Mentre continuava ad accarezzarla, la piccola voltò lentamente il capo verso il suo petto. Le si strinse il cuore.-Non riesco a lasciarla andare... come posso abbandonarla così? Come posso, Alexander?
La sua voce era incrinata dal pianto. Alexander chinò il capo verso di lei, affranto.
-Non la stai abbandonando, Lauren- sussurrò con gentilezza. -Le stai offrendo l'opportunità di vivere, di essere felice. La stai salvando. Lui non la troverà.
Lauren deglutì amaramente, aprendo gli occhi.
Aveva ragione, lo sapeva. Ma il pensiero che non avrebbe festeggiato con lei il suo primo compleanno, che non avrebbe avuto la possibilità di tenerle la mano mentre attraversano la strada, che non si sarebbe confidata con lei riguardo i suoi problemi adolescenziali le spezzava il cuore. Stava perdendo l'opportunità di crescere sua figlia. Eppure le stava anche risparmiando una vita di sacrifici e dolori.
Sollevò il capo, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Alexander la stava guardando con dolcezza. Lei accennò un sorriso lieve, tornando a guardare la piccola tra le lacrime.
-Signora Stevenson, lungi da me metterle fretta o farle troppa pressione, ma devo insistere...
-Le lasci ancora qualche istante- la interruppe di nuovo Alexander con cortesia. -La prego.
La suora serrò le labbra. -Dobbiamo chiudere.-
Lauren si chinò a baciare la neonata sulla fronte. Non sentiva niente eccetto il rumore del respiro di sua figlia.
-Tornerò a prenderti- le sussurrò all'orecchio, consapevole che lei non poteva né sentirla né comprenderla, - lo giuro. E quando tutto questo sarà finito noi saremo una famiglia. Te lo prometto, bambina mia. Te lo prometto.-Sollevò lo sguardo, deglutendo.
Alexander la fissò e lei annuì, lentamente.
-Si prenda cura di lei, signora- mormorò con la voce incrinata dal pianto, mentre abbandonava la neonata nel lettino accanto alla sedia. -La supplico.
-Non ho bisogno che lei me lo chieda- ribatté la donna. -È quello che facciamo da sempre, qui all'istituto.
Lauren ignorò la freddezza di quelle parole, e così fece Alexander.
-Molto bene allora- decretò debolmente, mentre entrambi si alzavano dalle sedie, che provocarono uno stridio fastidioso sul pavimento.
-Arrivederci, signori Stevenson.-
Alexander annuì, fermandosi a stringere la mano dell'anziana donna. Ma Lauren non la degnò di un ultimo sguardo o saluto, mentre si dirigeva all'uscita e spalancava la porta. Si voltò appena, per guardare sua figlia un'ultima volta.
Te lo prometto, ripeté nella sua mente, tornerò a prenderti.Chiuse gli occhi, ricacciando indietro le lacrime.
E poi, accompagnata da Alexander, sparì nel corridoio, senza guardarsi indietro.
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Fireglass
Fantasy"Kiss me, then kill me." Il diavolo ha bisogno di una consorte. Lei, data in adozione dopo pochi giorni di vita, è la prescelta, nata per dargli un figlio e poi sparire per sempre. Ma qualcosa, lungo il viaggio verso la corte del demonio, va stort...