Quella stanza grigia era ancora più opprimente del solito.
Alyssa fece scattare la serratura e si gettò a capofitto sopra il materasso, affondando la testa nel cuscino. Cercare di vincere la noia, in quel momento, si rivelò essere l'impresa più ostica di sempre. Amber non si era fatta sentire da quella mattina, da quando avevano avuto quell'assurda conversazione al lago, e non si era fatta viva nemmeno a scuola. La cosa le era parsa talmente insolita che l'aveva chiamata, più e più volte, senza mai ricevere una risposta. Quello le era sembrato ancora più strano.Con il cuscino ben premuto contro la faccia si girò su un fianco e allungò il braccio verso il comodino, afferrando il telefono e inviando l'ennesimo messaggio ad Amber. "Dove sei?"
Ne aveva mandati all'incirca una decina, di quei messaggi, e mai una volta aveva ricevuto una risposta. Nemmeno stavolta se ne aspettava una, ma ci provò lo stesso. Non riusciva proprio a capire dove fosse finita, Amber non ignorava mai un messaggio o una telefonata.Gettò il cuscino dall'altro lato del letto, esasperata. Poi decise che se avesse immerso la testa in una lettura sarebbe riuscita a sciogliere quella matassa di dubbi che sentiva gravare sul proprio cuore, e a cui non sapeva dare una spiegazione. Si issò in punta di piedi, scegliendo un libro tra i volumi della sua piccola e preziosa libreria; dopo aver trascorso minuti abbondanti a decidere quale fosse quello che faceva al caso suo, notò l'ombra del vento intrappolato tra altri due volumi giganteschi. Lo sfilò delicatamente, lasciandosi ricadere contro il materasso, con le ginocchia sollevate. Pensò, o forse sarebbe meglio dire sperò, che la storia di Daniel Sempère avrebbe domato nuova luce a quella tetra giornata.
Lo aprì all'introduzione e cominciò a scorrere la pagina con lo sguardo, immergendosi completamente nella lettura, fino a quando, dopo sole tre pagine, qualcosa, un movimento, attirò la sua attenzione sulla maniglia della porta. Non avrebbe saputo dire perché l'istinto le avesse suggerito di distogliere lo sguardo dalle pagine del libro per portarlo su quella porta. Forse la presenza del male si avverte sulla pelle come il contatto con la lama gelida di un coltello, o forse...
La chiave stava girando a scatti intermittenti nella toppa. In quel momento udì delle voci, più forti del frastuono del silenzio di quel pomeriggio di maggio, provenienti dai piani inferiori. Voci di uomini.Un cieco terrore si impadronì di lei, di ogni suo movimento, pensiero, molto simile a quello che aveva provato solo pochi giorni prima, quando aveva udito quella voce torturarle la mente. Quando scattò in piedi, il libro cadde sul pavimento con un tonfo, ma lei non se ne accorse; afferrò il bracciolo della sedia accanto al letto e la trascinò contro la porta, bloccandola. Sapeva che, chiunque fosse, quella stupida sedia non sarebbe stata sufficiente a fermarlo, ma quantomeno lo avrebbe rallentato. D'un tratto le sue orecchie captarono un suono, una voce a lei familiare, graffiante e... colma di paura. La voce di Luthien.
-Vi supplico!- gridava dal piano inferiore, -Vi supplico, è solo una bambina!-Anche a distanza di metri percepì i singhiozzi di sua sorella, il dolore di quella supplica, e poi sentì quella voce, ancora una volta, la stessa che aveva infestato le sue notti in quei sedici, lunghi anni.
Una fitta gelata le attraversò i polmoni, facendole mancare l'aria. Non è possibile. Osservò, incapace di muovere un passo, la chiave forzare sempre più insistentemente la serratura, mentre dall'altra parte della porta una voce femminile imprecava riempiendo l'aria di sibili malvagi.
Alyssa maledisse il proprio corpo, perché incapace di muoversi, e fu solo quando un violento colpo rischiò di mandare in frantumi quella porta che raccolse il coraggio e spalancò la finestra. In preda al panico si sporse oltre il davanzale per valutare l'altezza che la separava dal terreno.Era piuttosto ridotta e valutò che le sarebbe bastato ideare un prototipo di corsa per calarsi di sotto, ma doveva farlo subito. Frugò alla svelta all'interno dell'armadio in cerca di qualche indumento che facesse al caso suo, e trovò due paia di jeans, una felpa e una sciarpa. Cominciò a intrecciarli gli uni agli altri, legandoli stretti affinché tenessero la presa.
-Dannata porta!- ruggì all'improvviso una voce femminile, dando sonore spallate contro la superficie. Quando la chiave cadde con un tonfo sul pavimento, Alyssa sgranò gli occhi dal terrore.

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Fireglass
Fantasy"Kiss me, then kill me." Il diavolo ha bisogno di una consorte. Lei, data in adozione dopo pochi giorni di vita, è la prescelta, nata per dargli un figlio e poi sparire per sempre. Ma qualcosa, lungo il viaggio verso la corte del demonio, va stort...