VII (seconda parte)- una strana conversazione.

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Gli sguardi di entrambe si abbassarono verso il pavimento di marmo, e il silenzio inondò gli istanti successivi. Fino a quando la voce di Amber, all'improvviso, non lo ruppe.
-Dobbiamo dirle la verità.-
L'espressione di Luthien si indurì.
-No.
-Che significa no?
-Quello che ho detto.
-Non puoi impedirlo, prima o poi verrà fuori da sola.
-È mia sorella, Amber. So io cosa è meglio per lei.
Lei serrò le labbra. -È la mia migliore amica.
-È sotto la mia tutela- replicò Luthien, in tono nervoso.
Dopo alcuni istanti, riprese: -non è pronta, non ancora.
-Luthien- sussurrò Amber, -ha quasi diciassette anni. È pronta, da molto tempo. Tu sai meglio di chiunque altro che è giusto che lei sappia, che conosca la verità, il suo passato, il mondo cui appartiene.

Gli occhi di Luthien si spalancarono per la tensione.
-Alyssa appartiene a questo mondo! E a nessun altro.

Amber piantò gli occhi in quelli della ragazza che le sedeva di fronte, cercando di leggervi dentro, di capire perché si ostinasse in quel modo a voler celare la verità.

-Hai paura di qualcosa- constatò in un soffio, -di che cosa? Perché non vuoi che lo sappia?
Si alzò, avvicinandola con cautela. Le prese le mani fra le proprie, stringendole delicatamente e incontrò il suo sguardo cupo, triste. -Puoi fidarti di me.

Luthien scosse la testa, reprimendo quelle lacrime che era consapevole avrebbero rovinato tutto.
-Se lei sapesse... mi odierebbe, per tutta la vita.
-Non dire sciocchezze...
-Dico la verità, Amber. Mi odierebbe per questo sedici anni di silenzi e occultamenti, perché non sono stata capace di affrontare la realtà e di rivelarle la sua identità. Mi odierebbe perché quella che crede sua sorella non è altro che una codarda, che non ha saputo prendere in mano le redini della situazione. Avevo fatto una promessa a mia madre,- deglutendo, si passò una mano sul volto, -non sono riuscita a mantenerla. Ecco perché non voglio che sappia.-
Amber tacque, riflettendo in silenzio su quelle parole. -Parli con il terrore impresso nella voce, Luthien. Non puoi biasimare te stessa per quello che hai scelto di fare, chiunque avrebbe fatto lo stesso al tuo posto. Io in persona non avrei saputo gestire meglio la situazione.
-Ma tu hai sedici anni, Amber- ribatté lei, asciugandosi le lacrime che avevano vinto contro i suoi tentativi di nasconderle. -Io avevo una responsabilità, sono un'adulta. Ho frantumato tutto quello che mi avevano affidato, ogni cosa, per paura di fallire.

Le dita di Amber aumentarono la stretta contro quelle di lei. Scosse la testa, fissandola con dolcezza.
-Non ho mai conosciuto una persona più responsabile di te, Luthien. Sei la sorella maggiore che ho sempre desiderato ma che non ho mai avuto la fortuna di avere. E credimi- riprese quando Luthien scoppiò di nuovo in lacrime, -Alyssa ti idolatra in un modo che non puoi immaginare.

Luthien rise, tra le lacrime. Era una risata nervosa, acuta, triste.
-Non hai idea di quanto mi sia sentita vile e spregevole in tutti questi anni. Non hai idea della sofferenza che mi lacera quando la vedo stare male per l'assenza dei suoi genitori. Non ho mai saputo donare l'affetto di un genitori, forse nemmeno quello di una sorella.-
-Luthien...-
-No, Amber- la interruppe lei, alzando una mano.
Amber vide il dolore scorrere in quegli occhi azzurri, oscurarli al punto di renderli vuoti.
-Non sono nulla al confronto di ciò che non sa di possedere: una vera famiglia.
-Ti stai punendo ingiustamente.-
-Sai quanto me che è la realtà dei fatti. Sai quanto me che Alyssa starebbe meglio con quello della sua razza, con la sua famiglia, piuttosto che con una... codarda.
-Ma tu sei la sua famiglia!- La voce di Amber salì di tono, involontariamente.
-Tu e tua madre vi siete prese cura di lei, l'avete cresciuta splendidamente. Non devi biasimarti, Luthien. Non devi. Niente e nessuno cancellerà ciò che avete fatto per lei.

Luthien mormorò qualcosa a voce talmente bassa che Amber non riuscì a sentirla, mentre le sue dita si muovevano piano strette nelle proprie.
-Resta il fatto- proseguì Luthien spingendo via le sue mani -che se parliamo, Alyssa mi odierà per il resto della mia vita. E io non potrei tollerarlo. Il suo odio determinerebbe la mia rovina.-
Amber percepì l'amarezza in quella voce che fino a poco tempo prima era stata vellutata ma che ora era diventata roca e dura, determinata a custodire un segreto che le labbra di Luthien non avevano mai rivelato.
-E va bene- sospirò sollevandosi, -se credi sia la cosa migliore, terremo la bocca chiusa. Ma ricorda Luthien: lei deve saperlo. È la sua stessa essenza che stai cercando di nasconderle. Lo scoprirà da sola, in un modo o nell'altro. E allora sì che ti odierà davvero.
-Allora lascerò che mi odi più avanti, quando lo scoprirà da sola. Perché dalla mia bocca non uscirà una parola. E voglio credere nemmeno dalla tua. Promettimelo Amber. Permettimi che non le racconterai nulla.-

Erano quelli i momenti in cui Amber desiderava non avere un cuore, come i diavoli, creature che non si sarebbero fatte scrupolo a infrangere la promessa. Doveva scegliere: fare la scelta giusta per la sua migliore amica, rivelandole la verità, o nasconderla, ancora una volta, in onore della via più sbagliata che ci fosse. Ma osservando il volto di Luthien, su cui speranza e dolore si susseguivano continuamente, Amber prese la decisione che avrebbe compromesso per sempre la sua amicizia con Alyssa.

Indugiò a lungo sulla soglia, la mano stretta intorno al pomello d'ottone. Scorse il proprio riflesso nello specchio sulla parete, accorgendosi di quanto fosse diventata pallida.

-Hai la mia parola.-
Fu poco più che un sussurro.
Spalancò la porta e corse fuori, verso il giardino, lasciando Luthien Jefferson in piedi, a fissare il punto in cui era sparita, con le unghie affondate nei palmi delle mani.

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