XI- il tocco del male.

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La strada era pericolosamente grigia. In lontananza, gli alberi formavano un reticolo verde scuro contro il cielo di quel tardo pomeriggio di giugno. Rydian sembrava più a disagio che mai, in quel mezzo che non conosceva, che non aveva mai visto, lo trovava eccessivamente traballante ma presto ci fece l’abitudine. Come era successo solo un paio d'ore prima, la gente lo fissava con malcelata curiosità, si sentiva addosso gli sguardi dei bambini, più di ogni altra cosa.

All'improvviso, il conducente del bus sterzò violentemente e il movimento spinse Amber, in piedi davanti a lui, direttamente contro il suo torace.
-Scusa- farfugliò imbarazzata e lui si affrettò a dirle che era tutto apposto.
La fermata successiva era la loro. Amber la prenotò, informandolo che era ora di scendere. Non appena toccarono terra, l’angelo si schermò gli occhi con la mano per scrutare l’orizzonte.

-È già il tramonto- constatò avviandosi lungo la strada.
-Aspetta- lo fermò Amber, mentre l’autobus, alle loro spalle, invertiva la corsa e tornava indietro. -Non sai dove andare, segui me.-
-Sono un Cercatore- protestò lui, con una certa stella d'orgoglio.
-Beh- replicò Amber, afferrandolo per un braccio, -finora il tuo istinto di cercatore non ti ha portato molto lontano.-
Quando lei rise, Rydian non poté fare a meno di imitarla, era una ragazza insolita, doveva ammetterlo, e anche molto intelligente. L'intelligenza era una delle prime cose che lo colpivano, delle persone.

In quel viale c’erano solo un paio di case, quella di Alyssa e Luthien e quella di un anziano e scorbutico signore che aveva perso la moglie qualche anno prima e che perciò era diventato scontroso verso il resto del mondo, gli spiegò Amber.
-È l’ultima in fondo- la indicò con un dito, -la strada è un po' lunga.-
-Non importa, andiamo.-
La vide assumere un’espressione contorta, ma che svanì subito dopo.

-Allora…- improvvisò per spezzare il quieto imbarazzo creatosi. -Da quanto tempo conosci Alyssa?-
-Ci siamo conosciute alle elementari, perciò direi all’incirca una decina d’anni- rispose lei con un sorriso appena accennato.
-Quindi siete molto amiche.-
-È la mia migliore amica- ribadì Amber senza guardarlo. Lui si accorse che stava camminando con passi rapidi e che era agitata, nonostante non lo desse a vedere.
-A proposito- riprese lei, -non so ancora il tuo nome.-
-Rydian- rispose l’angelo, repentinamente. Ne andava piuttosto fiero, era il nome di suo padre e suo nonno, che si era tramandato di generazione in generazione.
Attese qualche istante, prima di porre il prossimo quesito.
-Che tipo è? –
A quella domanda, del tutto inattesa, Amber si bloccò in mezzo alla strada e lui per poco non le andò a sbattere contro. -Perché ti interessa tanto? Che importanza ha?-

Rydian si accorse del suo tono alterato, ma non lo comprese fino in fondo. Era il suo compito quello di portare in salvo Alyssa, gli sembrava giusto che sapesse di più di quella ragazza, tuttavia non insistette oltre.

-Era solo una curiosità- si limitò a rispondere, scrollando le spalle.
-Da dove vieni?- lo ignorò lei, riprendendo a camminare.
-Alaësia- Rydian la affiancò, guardandola dall’alto del suo metro e ottanta.
-Mai sentita.-
-Naturale, non è presente su nessuna cartina. Non appartiene a questo mondo.-
-Perciò è una specie di mondo extraterrestre?-
-Più o meno- lui rise, scuotendo la testa.
-Alaësia- ripeté Amber sottovoce, -è un nome affascinante.-
-Lo è- confermò Rydian, -è un posto affascinante. Anche questa terra ha il suo fascino, non trovi? –
Amber scoppiò a ridere, e lui colse un pizzico di amarezza nelle sue parole.
-Non c'è niente di affascinante in un mondo pieno di criminali e gente opportunista.-
Accelerò il passo, mentre la sagoma della casa di Alyssa si ingrandiva sempre di più contro l’orizzonte e quando giunsero alla grande inferriata d'ingresso, Rydian fu percorso da un brivido. Vide Amber assumere una strana espressione nel rendersi conto che il cancello era spalancato.

L'angelo scrutò oltre la sua spalla, gli occhi ridotti a una fessura.
-C'è uno strano odore.-
Era la verità: un odore misto di sangue e fumo, che nessuno dei due sapeva spiegarsi o, cosa più probabile, non volevano.
-Qualcosa non va- disse Amber, percorrendo il sentiero di ghiaia e guardandosi ripetutamente intorno.
-È tutto troppo silenzioso.-
Non appena la vide salire sul portico, la ragazza si bloccò. La porta era divelta e l’interno, di solito illuminato, era completamente in ombra.

Amber scavalcò i resti della porta, e Russia si affrettò a seguirla, afferrandole un braccio.
-Fai attenzione- sussurrò. Un fascio di luce si era disegnato sul pavimento, dato che la porta della sala era socchiusa.
-Ally?- chiamò in un soffio. -Ally, sono io.-
Nessuna risposta.
-Luth?-
Volse gli occhi alla finestra aperta, con le tende bianche che si gonfiavano leggermente a causa del vento.
Rydian la avvicinò da dietro, aguzzando lo sguardo, mentre l’odore nauseante gli invadeva le narici.

-Non capisco cosa stia succedendo- sentì Amber mormorare. Riuscì a leggere l'inquietudine nella sua voce, incrinarla al punto da renderla irriconoscibile.
Quando nessuno rispose, per la terza volta, Amber sbottò.

-Alyssa!- Le rispose il silenzio, di nuovo.
Corse in sala da pranzo, spalancando la porta e bloccandosi, quando si sporse oltre il tavolo, con la mani sulla bocca.
Si sentì le ginocchia molli. Sapeva che l’unica cosa che avrebbe dovuto fare in quel momento era chiamare la polizia, ma c’era qualcosa che la tratteneva, come se quello a cui stava assistendo fosse una realtà distante, che non apparteneva a quel mondo.
-Luth.-
Fu poco più che un sussurro, spezzato da un singhiozzo. Rydian si sporse oltre la sua spalla, sgranando gli occhi. Prima che lui potesse fermarla, Amber si precipitò accanto al corpo steso lungo il pavimento, scoprendo la profonda ferita che le si apriva sul petto e da cui sgorgava una fontana di sangue. Ecco da dove proveniva lo strano odore.
Rydian si avvicinò, inginocchiandosi accanto ad Amber.

-Luthien…- mormorava lei, scossa dai singhiozzi, tastando con mani tremanti la sua ferita.
-Fammi vedere- Rydian le scansò delicatamente le mani dal petto della ragazza stesa a terra, ed esaminò la ferita.

-Ti prego…- sussurrò Amber, guardandolo con gli occhi lucidi e il petto scosso da un ansimare nervoso.
-Ti prego, fa qualcosa…-
Lui fissò quella ragazza così esile, che il sangue denso e scuro aveva quasi completamente coperto, ed ebbe un colpo al cuore. Sapeva perfettamente chi fosse l’autore di quello scempio.
-Non posso fare niente, Amber- scosse il capo, affranto. -È morta.-

Seguì una risata isterica. Vide Amber alzarsi di scatto e portarsi una mano alla bocca, cominciando ad ansimare violentemente.
-No.-
-Amber…-
-Devo chiamare il 911, loro sapranno cosa fare, è il loro compito.-
-Amber, è troppo tardi-
-Taci!- Prima che lei potesse afferrare il telefono, la mano di Rydian le bloccò il polso. Le prese il volto tra le mani, asciugandole le lacrime con i polpastrelli.
-Mi dispiace tanto.-
Vide le tracce di matita scura colarle lungo le guance, scrutò i suoi occhi arrossati dal pianto, il volto scosso da un tremore che temeva non avrebbe mai avuto fine.
-Tu non capisci. Ioe avevo promesso… glielo avevo promesso…-
Lui non chiese spiegazioni. Tutto quello che fece fu stringerla forte tra le braccia, cercando di attutire i suoi singhiozzi, i suoi tremiti, accarezzandole i capelli.

-Va tutto bene, ora ce ne andiamo di qui.-
Amber si lasciò trascinare via, mentre l’immagine di Luthien morta in una pozza di sangue veniva affievolendosi davanti ai suoi occhi.
-Dobbiamo seppellirla…-
-Non abbiamo tempo, Amber- la voce di Rydian era dolce, paziente.
-Dobbiamo trovare Alyssa o farà la stessa fine.
Rydian lo sapeva: chiunque avesse commesso quell'omicidio doveva avere come obiettivo Alyssa, probabilmente quella ragazza era stata solo un ostacolo sulla strada dei diavoli.
Non aveva meritato la morte, nessuno la meritava. Probabilmente, nemmeno i servitori di Satana.

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