IX- la persona sbagliata.

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-Perdonami- si scusò Rydian, schiarendosi la gola, -non stavo guardando dove camminavo.-
-Me ne sono accorta- replicò lei, stizzita.
Aveva lunghi capelli dorati che le ricadevano in una piega perfettamente liscia dietro le spalle, gli occhi di un verde luminoso, come quello delle praterie.
Gli piantò lo sguardo addosso e lui percepì la sua paura, che divenne tangibile, tanto da riempire e nutrire l'aria.

-Puoi spostarti? Devo passare.-
Le sopracciglia di lui si sollevarono.
-Però, siete tutti molto gentili, da queste parti- commentò, sarcastico.
-Non proprio, soprattutto con degli sconosciuti- fu la risposta tagliente di lei.
Alzò il mento, fissandolo come se avesse voluto fulminarlo con lo sguardo; eppure, in quegli occhi e nella sua postura rigida, Rydian leggeva il timore, un timore che lo turbava.
C'era un'altra cosa che non quadrava: se apparteneva alla razza dei tùron, com'era possibile che avesse gli occhi di quel colore?
Non poteva essersi sbagliato, quell'odore non mentiva.

-Lieto di saperlo- le sorrise affabile.
Lei assunse un'espressione contorta.
-La parte del sarcastico non ti riesce per niente bene, lo sai?-
Rydian sostenne il suo sguardo, con il sorriso stampato in faccia.
-Perdonami- lo imitò lei, oltrepassandolo, -vorrei davvero passare più tempo a chiacchierare con te, ma sono proprio occupata. Mamma dice che non devo dare confidenza agli sconosciuti.- gli sorrise, sardonica.
Lui scoppiò a ridere; per la prima volta si stava lasciando andare, senza sentirsi in obbligo di tener fede ai propri doveri.

-Conosco questa manfrina.-
-Molto bene, allora sarai d'accordo con me sul fatto che devo andare. È stato un piacere, o quasi.-
Fece per andarsene ma Rydian la trattenne per un braccio.

-Prima che tu vada- le sussurrò all'orecchio, facendola rabbrividire, -devo parlare con te. Seguimi.-
-Seguirti?-ripeté lei, divincolandosi, -quale parte di non devo dare confidenza agli sconosciuti non hai capito?-

Lui non diede segno di averla sentita.
-Se non mi lasci subito mi metto a gridare, e allora sarai tu a dover seguire la polizia.-

Rydian sospirò, esasperato. Quella ragazzina era una ribelle, non l'avrebbe domata tanto facilmente.
Doveva trovare qualcosa che la conoscesse, qualcosa che la facesse allontanare da quella città, che attirava diavoli come faceva il miele con le api.

-Ascoltami bene- sibilò, deciso, -si tratta della tua incolumità, della tua salvaguardia. Quindi ora puoi decidere di venire con me e salvarti o restare qui e morire.

-Morire?- ripeté lei, mentre un lampo di terrore le guizzava negli occhi. -Ma che diavolo stai dicendo?-

-Quello che hai sentito- il ragazzo la fissava determinato, -ti puoi fidare di me- aggiunse subito dopo. -Credimi.-

Alcuni anziani si erano voltati a fissarli, ma i due erano troppo distanti perché qualcuno potesse capire cosa si stavano dicendo.

La ragazza, dopo un attimo di incertezza, lo seguì, il polso serrato nelle sue dita forti.
Trascinandosela dietro, Rydian trovò un masso che spuntava dal terreno, si avvicinò rapidamente, inginocchiandovisi dietro. Lei fece lo stesso.

-Potresti lasciarmi, per favore? Mi stai facendo male.-
-Solo se prometti di non scappare- disse lui, in risposta, con una specie di supplica velata impressa nella voce.
-Va bene- acconsentì lei, in tono incerto.
Era preoccupata, poteva capirlo, ma doveva venire a conoscenza di quanto la situazione fosse grave.

-Molto bene, sicuramente ti starai chiedendo perché uno sconosciuto ti abbia praticamente costretta a seguirlo. Non volevo essere brusco, ma sono qui perché devo assolutamente parlarti di una cosa...
-Credi che non sappia chi sei e che cosa ci fai qui?- lo interruppe lei all'improvviso.
La sua voce era venata di paura eppure, in qualche modo, anche forte, decisa.
-Come, prego?-

La ragazza appoggiò la schiena alla parete di roccia, raccogliendosi le gambe contro il petto. -So esattamente chi sei e cosa sei venuto a fare. L'ho capito appena ho posato gli occhi su di te.-
Lui aggrottò la fronte. -E chi sono, visto che credi di sapere tutto?-
Lei si girò a guardarlo. -Sei un Angelo, un protettore, per l'esattezza. I diavoli di deifán stanno arrivando per catturare i tùron, e tu sei stato inviato per portarli al sicuro.-
Fu come essere investito da un camion. Una cosa meno drastica, naturalmente, dal momento che l'aveva alleggerito dal peso che si era portato dietro per tutto quel tempo.

-Come lo sai? I mezzosangue spesso sono orfani, non hanno la possibilità di apprendere la verità da nessuno.-
-Ti sbagli- disse lei, -io, ad esempio, non lo sono. Mia madre mi ha raccontato tutto tre anni fa, quando sono entrata al liceo. Sono a conoscenza di ogni cosa.

Rydian abbassò lo sguardo, mentre la consapevolezza di cosa quelle parole significassero si faceva strada prepotentemente dentro di lui.

-Tu non sei Alyssa Jefferson.-
La ragazza annuì. -Sapevo che stavi cercando lei. È l'unica tùron che conosco ad avere gli occhi naturali. Come te, Sto cercando di proteggerla, insieme a sua sorella, ma è un'impresa difficile quando tu stessa sei una tùron.-
-Se non sei Alyssa- disse Rydian, meditando, -qual è il tuo nome?-
-Sono Amber, Amber Wilson- rispose lei, alzando lo sguardo dal terreno. -Alyssa è la mia migliore amica.-

Gli occhi dell'angelo si ingradirono, colmi di speranza. -Allora puoi condurmi da lei. Dobbiamo portarla via prima che sia troppo tardi, lo capisci, no?-
-Ovvio che sì- ribatté lei, aspramente. -L'ultima cosa che voglio è che la sua testa, e la mia, finiscano appese a una corda.-

Rydian si abbandonò a una smorfia amara.
-Non avevo idea che ci fossero altri tùron, oltre lei.-
-Suppongo non lo sappiano nemmeno loro- replicò Amber.
-Io invece credo di sì. So che non conosci i diavoli come li conosco io, ma ti assicuro che non si lasciano mai cogliere alla sprovvista. Indagano a fondo prima di lanciare un allarme.-
Vide Amber mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore.

-C'è una cosa che ancora non capisco- riprese, fissandola con intensità. -Se anche tu sei una tùron, come mai i tuoi occhi sono verdi?-
-Merito delle lenti- alzò gli occhi al cielo e rimosse delicatamente, dall'occhio sinistro, la pellicola dall'iride. -Vedi?-
Rydian si perse a fissare l'oro naturale di quegli occhi, affascinato. -Direi che hai trovato un metodo efficace per nasconderli- commentò.
-Se funzionassero anche su Alyssa deduco che avremmo molti meno problemi.-
Rydian si sollevò da terra, porgendole la mano.
-Credo sia ora di fare una visita alla tua amica.-
-Aspetta- lo fermò Amber, alzandosi a sua volta. -Alyssa è complicata, non ti seguirà tanto facilmente.
-Allora le spiegherò la situazione- replicò lui. -Dovrà credermi.-
-Tu non capisci- Amber scosse la testa.
-Sua sorella non vuole saperne di dirle la verità, pensa che non sia ancora pronta.-
-Sua sorella?- ripeté lui, confuso.
-Te ne ho parlato prima, ricordi?- Amber si mise le mani sui fianchi.
-Avevo sentito dire che era stata presa in adozione da una donna chiamata Sasha, non credevo fosse sua sorella.-
-Sasha non è sua sorella, era sua madre. Ma è morta alcuni anni fa, quando Alyssa aveva appena dodici anni, è stata Luthien a occuparsi di lei. È sotto la sua tutela legale, adesso. Se lei non acconsentirá affinché Alyssa lasci la città, non potrai fare niente. La legge è dalla sua parte.-
-La legge- Rydian pronunciò quella parola con una venatura di disprezzo.
-Credi mi importi qualcosa di questa legge di cui parli? Sono qui per svolgere il mio compito, e nessuna legge mi ostacolerá. Puoi starne certa.-

Lei lo osservò, soffermandosi un attimo di troppo sui capelli corvini che gli si erano arricciati sul davanti. Rydian sollevò lo sguardo, sorprendendola a fissarlo.
-Allora?-
Amber deglutì, convinta. -Andiamo a prendere Alyssa.-

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