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Si fermano in una stazione di servizio in mezzo al nulla, a più di due ore di distanza dalla loro destinazione, e gli altri ragazzi vanno dentro per comprare cibo per il viaggio, mentre Harry si siede sul sedile del passeggero della macchina di Liam, la fronte premuta contro il vetro ghiacciato del finestrino.

Dovrebbe chiamare sua mamma, decide.

Liam le ha raccontato dell'incidente e le ha anche detto che Harry stava bene, ma Harry deve ancora chiamarla. Lui è suo figlio, e mancano nove giorni prima della fine del mondo. Sa che non ce la farà a vederla, soprattutto considerando che l'ultima volta che le ha parlato, quasi due mesi fa, aveva parlato di fare un viaggio per le Americhe con Robin. Voglio vedere le montagne, aveva detto. Voglio vedere il mare.

E Harry ha solo bisogno di sentire la sua voce, non è vero?

Vuole sentirla- morbida e melodiosa e calda, così com'era quando era un bambino con la sua piccola mano ancora stretta attorno al suo dito, sempre correndo cercando di tenere il passo. Sospirando, raggiunge la tasca e tira fuori il suo cellulare, digitando il suo numero e portandoselo all'orecchio.

Risponde al secondo squillo. "Pronto?" La sua voce è calda e familiare, offuscata dal rumore dall'altra parte, una vita della quale Harry non ne fa più parte.

"Hey". Respira, chiudendo gli occhi. "Sono io."

"Harry?" Anne chiede, la sua voce si blocca. "Harry, tesoro, sei proprio tu?"

"Già. Sì, ciao mamma."

"Oh, Harry." Dice, e sembra triste, ma lui può sentire il suo sorriso, in qualche modo. "Ho sentito del tuo incidente, amore. Ho quasi avuto un attacco di cuore fino a quando i ragazzi mi hanno detto che stavi bene. Hanno chiuso gli aeroporti, sai, sarei venuta lì-"

"-Dio, sei proprio una mamma, lo sai?" Harry ride, gli occhi chiusi mentre si pizzica il dorso del naso. Eppure, lui è felice che lei non abbia citato quello che ha visto nelle news, se ha visto qualcosa. "Non ti preoccupare per me, va bene? Sto bene."

"Davvero, Harry?" Anna chiede a bassa voce. "Stai bene?"

"Si, che cosa vuoi dire? Certo che sto bene." Dice Harry, strofinandosi le palpebre. Fa un lento respiro, non ha molta voglia di parlare di se stesso in questo momento. "Sai il mondo sta finendo, mamma."

"Ah, così ho sentito dire." canticchia, e Harry sorride alla familiarità di tutto. Gli manca all'improvviso così tanto, così tanto che lo sente fino alla punta dei piedi. "Penso che andrò fuori nell'oceano. Non ho mai imparato a nuotare."

Harry ridacchia, alzando gli angoli della bocca. Immagina i suoni del mare. "Vorrei poter essere lì."

"Anch'io, amore." Anne sospira, ed è tranquillo per un minuto prima che lei parli di nuovo. "Ma penso che tu debba essere da qualche altra parte, non è vero?"

Harry sente quello che lei non dice e apre gli occhi, la fronte ancora appoggiata al finestrino freddo del passeggero. Il cielo è sempre più scuro all'esterno, sfumando dal blu chiaro in un grigio pesante, e lui può vedere gli altri ragazzi attraverso la finestra anteriore del negozio, in attesa di pagare alla cassa. Il suo stomaco si annoda.

"Mi odia, mamma." Harry dice, e le parole sembrano troppo forti contro l'atmosfera ovattata della vettura. Fanno eco verso l'esterno, in qualche modo. Si posano accanto a lui e sembrano vere. La sua voce si spezza. "Credo davvero che mi odi questa volta."

"Lui non potrebbe mai odiarti, Harry.", Dice Anne. "Lo sai questo."

Harry scuote la testa come se lei potesse vederlo. "Non hai mai sentito le cose che gli ho detto."

"E non voglio. Non ne ho neanche bisogno." Risponde lei. "Harry, sapeva quanto l'hai amato sin dalla prima volta che hai detto il suo nome."

Harry ride, un suono umido che rimane incastrato in gola. "Mamma-"

"Sei venuto a casa e mi hai raccontato di lui e eri solo un ragazzo adorabile, Harry. Sedici anni e avevi lo spirito più grande che avessi mai visto a nessuno." Anna si ferma, esitante. "Sai, quando la tua carriera di cantante è decollata, ero così orgogliosa di te. Lo sono ancora. Avrei voluto solo poterti proteggere da tutto-"

"Lo so, mamma.", Dice Harry. "Lo so."

"Ma lui ci ha provato." Anne risposte. "A proteggerti, voglio dire. Ci ha provato così duramente, e quello non deve essere stato facile per lui".

Harry chiude di nuovo gli occhi, cercando di calmarsi. E' inutile, però. Si sente come se tutto ciò che lo circondi si stesse sconvolgendo, si stesse sbriciolando. "Dio, ho fatto un casino."

"È possibile risolverlo, Harry. Basta che gli fai sapere come ti senti-"

"Non posso, mamma. E' troppo tardi. Non può bastare questo".

"Oh, ma tu non capisci, Harry? Deve per forza." Anna risponde, le interferenze del telefono confondono le sue parole.

"Bisogna risolverlo, Harry, altrimenti morirai come un ragazzino triste. Che non è quello che voglio per te."

"Già." concorda, non si preoccupa di spiegare che avendo 24 anni non è più un ragazzino. In questo momento, tutto quello che vuole è essere di nuovo piccolo, essere nuovo, per ricominciare. Lui espira bruscamente mentre l'interferenza diveta più forte. "Sì, mamma? Mamma, ti sto perdendo."

"Che cosa?" La parola è interrotta dalla distanza.

"Interferenza". Dice Harry ancora, "ti sto perdendo."

"Oh." La madre dice velocemente, finalmente capisce. "Oh, va bene, ti voglio bene. Ehm, se non riesco a parlarti di nuovo... beh, sappi solo che ti amo, Harry. Ti amo così tanto. Non potrei essere più orgogliosa di voi anche se ci avessi provato. Sono così orgoglioso di te. Siete il momento più felice della mia vita, tu e Gem".

"Anche io ti amo.", Dice Harry.

E poi sua mamma inizia a piangere, singhiozzi pesanti che suonano come onde che si infrangono sulla linea telefonica. E' il tipo di pianto che solo una madre può provare, il tipo di pianto che si ha quando ci si rende conto che una parte del proprio cuore va in giro al di fuori di loro, dall'altra parte del mondo, troppo lontano per loro da raggiungere. Lui vorrebbe che lei potesse raggiungerlo.

Il respiro di Harry si scuote con una espirazione lenta. "Ti voglio bene, mamma. Dii a tutti che gli dico addio-"

"Dio, mi ricordo quando hai imparato a camminare." Anna ride in mezzo alle lacrime, quasi isterica. L'interferenza si fa più forte. "Eri così felice, tu eri sempre così felice. Il mio bambino-"

"Lo so, mamma. Lo so. Grazie di tutto"

Anne piange più forte adesso, e Harry lo sente dentro di lui, scavando in profondità. "Okay. Okay, Harry. Ti amo-"

E poi la sua voce viene interrotta dal bip che indica il segnale di linea libera, statico, vuoto bianco che riempie lo spazio, e Harry espira tremante, spingendo il suo telefono in tasca mentre si appoggia all'indietro sul sedile del passeggero. "Oh, Dio". Respira, strofinandosi una mano sul viso. "Oh, Dio."

Harry dice a se stesso di non piangere, e cinque minuti più tardi, quando gli altri ragazzi lasciano il negozio e si dirigono verso la macchina, lui ancora non ha pianto.

Chiude gli occhi e fa finta di dormire.

Things Has Gotten Closer To The Sun (italian version) LARRYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora