"Oh notte benedetta, felice notte! Temo, essendo notte, che tutto non sia che un sogno, sciroppo dolce e lusinghiero per essere vero.." (Romeo, atto II, scena II)
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Per poter riparare il vetro del mio salone, dopo l'episodio del sasso, mi trovai costretta a chiamare il proprietario del mio monolocale, Blawet.
Malcom Blawet era un tipo esile - braccia magre, gambe anche - con un paio di pesanti occhiali che gli spingevano sul naso.
Non appena entrò nel mio salone per constatare i danni (quelli causati dalla bravata di qualche ragazzo, come gli dissi al telefono ore prima) strabuzzò gli occhi - occhi piccoli e marroncini, circondati da profonde rughe.
Perché sì, in realtà il danno era abbastanza ingente: presentava un grande buco al centro, e poi crepe che si estendevano per tutto il vetro, da un montante all'altro della finestra.
Dovetti pagare 270£ in più quel mese, oltre all'affitto: naturalmente era da cambiare tutta la finestra.
In tasca mi rimasero solo 70 sterline, e me le sarei dovute far bastare fino al nuovo stipendio. Ma non mi importava, ero sempre stata una ragazza abbastanza parsimoniosa - avevo un piccolo conto in banca con qualche risparmio, qualcosa per le emergenze nascosto nel mobiletto in ingresso.
Per questo non mi preoccupava avere qualche soldo in meno, purché fosse tutto a posto.Di certo, però, non mi sarei aspettata che Harry avesse intenzione di risarcirmi.
Poco prima, eravamo entrati in auto in fretta - una piccola utilitaria blu scuro - bagnati come pulcini.
Ci eravamo abbandonati ad una risata liberatoria non appena le nostre schiene avevano toccato i sedili, per poi scambiarci un'occhiata complice che mi fece per un attimo arrossire.
La pioggia aveva portato via anche un po' della mia paura, facendomi sentire più leggera e disinvolta.
Non che nella mia testa non si stessero alternando più domande di quel che avrei potuto sopportare, però mi sentivo come in una bolla di vetro, secondi e metri lontana dalla realtà - lontana dai miei timori, dalle mie insicurezze, dalla pressante esigenza di verità che avvolgeva l'aria.
Ci infilammo veloci le cinture - l'acqua che sbatteva sui vetri, i nostri respiri a mischiarsi - e proprio quando guardai fuori, pensando che sarebbe partito verso chissà dove, mi toccò delicatamente la gamba destra.Quando mi girai, vidi che nella mano stringeva delle banconote.
Lo guardai confusa.<< Innanzitutto, questi sono per il tuo vetro rotto >> disse mentre mi porgeva le banconote, per poi proseguire << non so quanto tu abbia speso, in realtà, però un mio amico dice che ci vogliono sulle 300£ per sistemare una finestra come quella. >>
Una volta finito di parlare, inchiodò ancora una volta gli occhi nei miei.Li aveva verdi, gli occhi - verdi come la giada, verdi come lo smeraldo, verdi come un prato inglese -, tanto luminosi che sembrava avessero dei frammenti di gemme incastonati dentro.
Erano luminosi, guizzavano dalla mia figura alle banconote, per poi finire di nuovo irrimediabilmente nei miei.
Notai esitazione, però, come se avesse avuto paura che da un momento all'altro sarei potuta correr via - aprire lo sportello e lanciarmi lontano da lui.
E in realtà l'avrei fatto, se la situazione fosse stata diversa: non l'avrei fatto entrare in casa mia, non l'avrei ricercato dopo, non mi sarei sentita sulle nuvole per la sua mano sulla mia.
Sarebbe successo questo, se le cose fossero state diverse.Ma i suoi occhi erano nei miei e il mio cuore totalmente rapito dal suo, ed ero lì - ferma, presente, costante -, non volendo esser in nessun altro posto se non in quell'utilitaria con i sedili polverosi - non volendo esser in nessun altro posto se non con lui.
<< Harry, non sono venuta qui per chiederti dei soldi, e neppure pensando che me li avresti offerti. >> La mia voce amplificata nel silenzio.
<< Quindi, te ne prego, mettili via. >> Gli dissi poi - un accenno di sorriso sul mio volto, il petto in fiamme - mentre gli spostavo delicatamente la mano con le banconote - le scintille a propagarsi dai miei polpastrelli fino alle braccia.
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231 - Numero di ribelle (#Wattys2016)
FanficIl passato non tramonta, ti attraversa e ti segna. Poi ritorna.