Capitolo 12.

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Mi sveglio stranamente in modo stupendo. Fin troppo stupendo per essere vero. Infatti stranamente non si sentono le urla o comunque i discorsi delle mie coinquiline.
Mi tolgo il lenzuolo di dosso e mi tiro a sedere. Mi stiracchio e sbadiglio lanciando un'occhiata alla cuccetta del mio gattino: Matisse, ha poche settimane. È un gattino troppo dolce e affettuoso, al contrario di tutto ciò che si pensa dei gatti. Ovvero che non siano dei veri amici per l'uomo come i cani, ma io non la penso esattamente così.

Comunque dopo aver guardato la sua cuccia, noto che lui non è lì come al solito. Mi tiro in piedi e mi avvicino ad essa. Controllo tutta la mia camera da letto, ma nulla, non lo trovo. La porta della mia camera è già -stranamente- aperta così mi dirigo immediatamente in cucina dove trovo le mie amiche intente a riordinare della roba. Sicuramente sono andate a far la spesa, senza di me dal momento che alle undici non ero ancora sveglia.

«Avete visto Matisse?» Chiedo a Sofia e Carolina una volta davanti a loro. Neanche le saluto, penso solo al mio gattino.
«Buongiorno!» Esclamano loro fin troppo acide.
«Sì, va beh, buongiorno. Comunque dov'è Matisse?» Chiedo visibilmente ansiosa.
«Era in camera sua, l'ultima volta che l'ho visto.» Dice Carolina indicando Sofia.
«Sì, era in camera mia ma poi è andato nella tua!» Esclama Sofia indicando l'altra.
Le guardo confusa senza capire a cosa potrebbero portare le loro blatere.
«Okay, va bene. Però dove cazzo è ora Matisse?» Domando diventando leggermente meno fine del solito ma sempre mantenendo la mia apparente calma.
Carolina sospira per poi parlare di nuovo. «Madò, sembra che vuoi più bene a quel coso che a me..» Borbotta. «Comunque potrebbe essere uscito mentre portavamo la spesa qua a casa.» Continua lei.
«Non voglio più bene a lui che a voi, lo sapete, non fate le gelose. Però è così tenero e non voglio perderlo, quindi ora vado a cercarlo e ciao.» Dico per poi andare verso la porta e prendere il mio mazzo di chiavi dal mobiletto affianco alla porta.

«Perché tu oseresti uscire di casa conciata così?» Mi chiede Sofia facendomi bloccare con la mano sulla maniglia.
Lascio la maniglia e mi giro verso lo specchio, esattamente sopra il mobile. In effetto ho i capelli leggermente spettinati -ma giusto leggermente- e i miei immancabili occhi da triglia mattutini.
Mi pettino velocemente con le mani e in seguito mi passo una mano sul viso. «Sì, oserei uscire di casa conciata così per quel gattino.» Rispondo alla mia amica girandomi nella sua direzione con le braccia posate sui fianchi.

Prendo il telefono e le chiavi e li infilo nelle tasche del pigiama. Esco di casa e mi avvio verso le scale. Di certo Matisse non può aver preso l'ascensore per scendere, questo è poco ma sicuro.
Corro giù per le scale per poi bloccarmi alla vista di ciò che ho davanti.

Il ragazzo che avevo visto giusto la sera prima -in tutta la sua bellezza- con in mano il gattino a cui tanto voglio bene. Li guardo sorridendo mentre Matisse si muove tra le mani di Valerio che gli accarezza la testa. Il cucciolo miagola felice mentre il mio amico lo coccola.

«Direi che hai trovato Matisse!» Esclamo con un sorriso avvicinandomi ai due.
«Oh, ciao!» Mi saluta il ragazzo con un cenno del capo. «È tuo?» Chiede indicando il gattino tra le sue mani.
Annuisco come risposta positiva per poi prendere il cucciolo con me.
«Che ci fai qui?» Domando guardandolo attentamente.

Noto che indossa un semplice jeans nero un po' scolorito e strappato su un ginocchio, una t-shirt bianca e un giubbotto in pelle nero. Ai piedi delle scarpe bianche e in testa degli occhiali da sole. Tipico sguardo da figo e testa alta. Gnocco come sempre direi, no?

«Sono venuto a riprendermi la giacca che ti ho prestato ieri...» Dice leggermente in imbarazzo passandosi una mano sulla nuca. Ridacchia un po' guardando la mia espressione mentre io mi porto una mano alla bocca.
«Oddio scusa! Mi sono completamente scordata di restituirtela!» Esclamo completamente in imbarazzo. Sicuramente sono di un colore simile alla moquete sotto i nostri piedi: bordeaux. Ho sempre odiato le persone che non restituiscono subito le cose che gli si vengono prestate. Ecco, ora sono una di quelle.
«Ehi, tranquilla, non è successo nulla.» Dice lui avvicinandosi a me e accrezzandomi un braccio.

Mi sottraggo lentamente al suo tocco per poi sorridere leggermente per farmi perdonare. Sorride anche lui abbassando lo sguardo verso il basso. «..E comunque ho usato la giacca anche come scusa per vederti di nuovo..» Continua lui.
Io strabuzzo gli occhi per poi tossire leggermente. «Ma mi hai visto ieri..» Ragiono ad alta voce.
«E ma ti volevo rivedere.» Dice rialzando lo sguardo e puntandolo nei miei occhi. Ora sono io che abbasso lo sguardo in imbarazzo.
«Suvvia Apa, mi fai venire il diabete!» Esclamo sollevando bruscamente lo sguardo. «Ti avviso di una cosa.» Continuo abbassando la voce e puntandogli l'indice contro. «Odio profondamente i tipi diabetici e sdolcinati.» Dico scuotendo la testa con disapprovazione mentre ridacchio.

«Se continui a darmi consigli su come farti innamorare di me, vuol dire che ti interessa almeno un pochino di me.» Ragiona lui sollevando un sopracciglio.
«In realtà non mi interessa di te. Ho accettato il tuo invito solo.. emm.. non lo so.. solo per uscire, ecco. Quindi in sostanza non montarti troppo. Sei narciso, sappilo.» Dico un po' troppo bruscamente anche per i miei gusti.
In realtà mi sta lentamente iniziando ad interessare questo ragazzo, però non voglio farlo montare più di quello che è già. «Ah.. carina, simpatica e gentile.» Continua lui in tono freddo e distaccato.

Mi saluta con un cenno del capo per poi girarsi verso il portone. Ecco, mi sono comportata stupidamente -come sempre-. Scuoto la testa per scacciare i miei pensieri e cerco in fretta qualcosa da dire al ragazzo davanti a me.

«Valerio, aspetta.» Mi avvicino tirandolo per un braccio. Si gira nella mia direzione e lo guardo dritto negli occhi. Ho sempre amato guardare negli occhi le persone con cui parlo. «Scusami. Sono stata troppo scorbutica, lo so. Mi dispiace, solo che.. non sono più abituata ad uscire con dei ragazzi e troppa attenzione mi fa male.» Dico indicandomi e ridacchiando debolmente.
Ride anche lui. Okay, mi ha perdonata, ne sono certa.
«Tranquilla, non ti darò più così tante attenzioni.» Dice lui annuendo. «Però ti farò lentamente innamorare di me.» Continua convinto delle sue parole.
«Come sei noioso Apa. Come fai ad esserne cosi convinto, eh? Mi conosci da un giorno e mezzo.» Dico ridendo e avvicinandomi alle scale.
«Lo sò e basta.» Risponde mettendo le mani nelle tasche dei jeans e iniziando a salire le scale a testa alta.

* * *
Holaaaaa!
Coma va?✨
Questo è il capitolo e non sò, fatemi sapere cosa ne pensate eh. (P.S. Adoro quel gattino😍)

[Cooomunque vi devo avvisare di una cosa: non sò se questi giorni -intendo questo fine settimana-riuscirò ad aggiornare.]

Dopo tutto questo, CIAO. VE SE AMA 😘

A presto xx

•Giorni bui• SERCHODove le storie prendono vita. Scoprilo ora