Piano

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Poco dopo che Richard uscì, mi alzai dal letto, andai in bagno per darmi una rinfrescata, quello che si riflesse nello specchio era veramente un mostro, < Oh mio Dio, sono uno straccio>, mi sciacquai la faccia con l'acqua ghiacciata per darmi una svegliata dal torpore che mi aveva avvolto, sistemai meglio i capelli, in una coda fatta meglio.

Poco dopo uscita dal bagno mi venne il dubbio dei vestiti, di certo non potevo mettermi quelli di ieri perché erano imbrattati di sangue, ma non sarei uscita neanche in pigiama.
Sopra alla sedia dove era seduto Richard c'erano dei vestiti con sopra un bigliettino, mi avvicinai, presi il biglietto e lessi Spero che questi ti vadano bene, fatti trovare in palestra tra mezz'ora, in fondo al corridoio a sinistra, finì di leggere il biglietto e pensai Già a lavoro, però mi piace, tutta sorridente indossai dei pantaloni di una tuta, la felpa chiusa era comoda e calda perfetta per quella giornata, le scarpe erano comode e leggere perfette per sferrare calci o scappare.

Quando finii di prepararmi, presi il telefono e lo infilai in tasca e uscì dalla stanza, se l'infermeria era grossa beh fuori era abnorme, era una vecchia fabbrica abbandonata, ma era stata arredata in stile moderno, le finestre facevano entrare una marea di luce, le pareti, sicuramente aggiustate da Richard erano di un bianco accecante, le stanze erano divise da enormi pareti di cemento, sempre opera di Richard, da quello che riuscì a sbirciare c'erano: un laboratorio, una sala conferenze e quattro camere da letto.

Arrivai di fronte a ad una porta antincendio, dall'interno si sentivano colpi e rumori alquanto inquietanti, come migliaia di serpenti che strisciavano sul pavimento, con un certo timore aprì la porte ed entrai in un enorme palestra con sopra un enorme  lucernario, in fondo c'erano attrezzature di ogni tipo per potenziare i muscoli, sulla sinistra c'era una postazione, simile ad un poligono di tiro, con un manichino crivellato di fori di proiettili, al centro beh... A quella scena credo di essere arrossita violentemente, Mister Umorismo, cioè Clark, si stava esibendo in alcune acrobazie con i fili che gli vorticavano intorno, era sospeso a circa quattro metri da terra, era in piedi sopra ad una colona di fili intrecciati, l'unico problema era che il signorino era a torso nudo, forse mi soffermai troppo a guardargli gli addominali, perché senza neanche guardare disse < Potresti smetterla di mangiarmi con gli occhi, mi stai facendo perdere la concentrazione> Beccata pensai, ma di certo non gliela avrei mai detto, così pensai ad una scusa abbastanza credibile  < Credi veramente che il mio mondo giri intorno a te, beh allora sei proprio fuori strada, non ti stavo mangiando con gli occhi, stavo semplicemente guardando le tue mosse che a dire la verità sono abbastanza banali> quelle parole non lo scalfirono nemmeno, ebbe anche la faccia tosta di scoppiare a ridere < Ahh, Clara Clara sei sempre così acida, dovresti darti una calmata>.

La mia rabbia repressa esplose, con l'ausilio del vetro spiccai un salto che mi portai vicina a lui, ma quest'ultimo capii le mie intenzioni, un tentacolo di fili si abbatté su di me, lo intercettai e lo distrussi con delle lame di vetro e atterrai con delicatezza al suolo, poi una folle idea si insediò nella mia testa, l'avevo fatto soltanto una volta e mi ero salvata per miracolo.

Concentrai la mia attenzione sul lucernario e lo feci esplodere, migliaia di pezzi vetro risposero alla mia chiamata, si radunarono intorno ai miei piedi, sentì Clark dire < Grazie per avermi distrutto il lucernario!> ma non lo ascoltai, mi focalizzai sul mio obbiettivo, il vetro rispose, salì sulla mia schiena, solidificandosi in un paio di ali di vetro frastagliate verdi smeraldo.
Clark rimase a bocca aperta e disse <Come hai fatto?!> un sorriso beffardo mi comparse sul volto e dissi <Il vetro è un materiale molto malleabile , ma aspetta dove eravamo rimasti ah mi ricordo> il sorriso si trasformò in un ghigno, spiccai il volo, le ali erano leggere e flessibili perfette per alzarsi in volo, mi avvicinai a Clark, che aveva la bocca spalancata, dissi <Sorpreso Ross>, senza dargli il tempo di rispondere gli sferrai un calcio nello stomaco, cadde dalla sua torre di fili, ma all'ultimo secondo fece una capriola a mezz'aria e atterrò in piedi. Atterrai anch'io e disintegrai le ali, dissi <Ti ho lasciato senza fiato ammettilo> <Si hai ragione sei stata magnifica, comunque non ti ho avevo chiamato per combattere ma per vedere la tua abilità nello sparare>, la battuta che stavo per dire mi morì in gola riuscì soltanto a dire <Ah> ancora con quel sorriso stampato sulle labbra disse <Per favore potresti rimettere apposto il lucernario>, sollevai una mano verso l'alto e il vetro si ricompose nell'intelaiatura ritornando normale. Cercai di muovermi ma non feci neanche un passo che caddi faccia avanti, avevo utilizzato troppe energie per il trucchetto delle ali, ma prima di toccare terra due braccia possenti mi afferrarono, mi sentì tirare verso l'alto e quando alzai gli occhi due iridi azzurre mi fissavano con adorazione, a fatica riuscì a districarmi dalla presa di Clark, che non riusciva a togliermi gli occhi di dosso, rimase imbambolato per cinque minuti, non capii il perché poi vidi che non mi stava guardando negli occhi ma un po' più in basso, così guardi e...arrossì la maglietta si era abbassata e mostrava il reggiseno di pizzo nero abbastanza trasparente, che non lasciava quasi nulla all'immaginazione, ma quello che mi fece arrabbiare fu il suo commento <Però bello il reggiseno> lo guardai un attimo confusa e dissi< Cosa?> ma quando il mio cervello recepì la frase, gli tirai una ginocchiata nello stomaco, senza dargli il tempo di reagire gli presi la testa e la sbattei contro il muro, cadde a terra ridendo mentre il sangue gli usciva dal naso, dal banco vicino a me presi una pistola 9mm, la presi e gliela puntai alla testa ancora fumante di rabbia dissi <Dì ancora una parola sulla mia biancheria e spargo il tuo cervello sul pavimento!>, lo vidi abbastanza intimorito disse <Si scusa, non lo farò più> si grattò la nuca e disse <Però adesso potresti abbassare la pistola, mi stai facendo paura> abbassai leggermente la canna, quando lo vidi tranquillizzarsi, i miei occhi lampeggiarono di rabbia rialzai la canna e svuotai il caricatore.




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