Conduit

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Tutti quelli che mi conoscono mi credono una brava ragazza, sempre sorridente e che dice sempre di sì.
Poveri idioti, soltanto a guardali mi viene il disgusto, infondo non possono sapere che la dolce Clara Miller in realtà è un mostro.

La bellezza di Chicago durante la notte era impagabile, poi dall'altezza di quel palazzo si potevano ammirare le stelle in tutto il loro splendore, fin da quando ero bambina mi piaceva uscire sul terrazzo di casa mia e guardale insieme a miei genitori, peccato che non fosse più possibile, loro erano morti, per colpa del D.U.P, un'organizzazione fondata esclusivamente per cacciare quelli come me.

È già signori e signore se non si era ancora capito io sono una Conduit, il mio potere è quello di controllare il vetro

Dondolavo i piedi nel vuoto assoluto, i miei capelli argentei, lasciati sciolti, svolazzano liberi nella notte, creando onde luccicanti nella notte, i miei occhi azzurri erano freddi e duri come il ghiaccio, mentre guardavo l'intera città, poi li chiusi e il ricordo di quel giorno si fece più vivo che mai.

Quando succese io avevo soltanto undici anni.
<Mamma! Papà! Sono tornata>, ero appena tornata a casa da scuola tutta felice e contenta per aver preso un bel voto nel test di matematica non potevo immaginare che cosa mi sarebbe successo.
Ancora sprizzante di gioia entrai in cucina, ma non trovai ne mamma ne papà, dissi a voce alta < Strano dovrebbero essere già rientrati>, tutti i giorni papà veniva da lavoro per fare la pausa pranzo a casa, diceva che voleva passare ogni attimo libero con il suo angelo, cioè io, mamma invece quel giorno aveva detto che sarebbe andata a fare la spesa, ma mi aveva detto che sarebbe tornata prima di pranzo.
Il mio ragionamento fu interrotto da un grido disumano provenire dalla sala da pranzo, ogni cellula del mio corpo si paralizzò dalla paura, passato un tempo indefinito, aspettando di sentire qualche altro grido, mi avvicinai lentamente alla porta.
Sentì la voce di una donna a me sconosciuta, che disse < Lei dov'è?!>, si sentì un altra voce, quando la riconobbi mi misi quasi a gridare, era papà < Va all'inferno Augustine> sentì un altro grido ma questo non apparteneva a papà, quando riconobbi anche quello, lacrime di dolore iniziarono a rigarmi le guance, era mamma.
Mio padre urlò disperato < Mary!!, Ti prego Augustine ferisci me non lei> ma la donna disse < Mio caro Paul stai rendendo il tutto più difficile, devi dirmi soltanto dov'è tua figlia> < Non venderò mai figlia a un mostro come te!!>, altre grida si propagarono, mio padre urlava a la donna misteriosa di finirla, poi le urla cessarono di colpo, un grido disperato, da farmi raggelare il sangue, uscì dalla bocca di mio padre < MARY!!!>, io piangevo disperata la faccia spalmata completamente sulla porta per sentire anche solo un lamento della mamma, ma non arrivò mai.
La donna disse <Guarda che cosa mi hai costretto a fare Paul> mio padre disse, con un tono da mettere soltanto paura, <Brucia al inferno troia>, sopraffatta dalla rabbia, entrai nella stanza.
La scena che ebbi davanti, era raccapricciante, il tavolo era ribaltato in angolo della stanza, la credenza dove mia mamma manteneva il set di argenteria era completamente distrutto i pezzetti di vetro erano sparsi dovunque e i muri e soffitto erano attraversati da crepe.
Ma quello che divi sul muro mi lasciò completamente spiazzata, mamma e papà erano attaccati al muro da maniglie di cemento, che gli legavano le mani e i piedi.
Papà cercava di divincolarsi mentre la mamma con la testa ciondolante era completamente immobile, dal suo corpo però uscivano pezzi acuminati di cemento, il sangue sgorgava e si ammucchiava a suoi piedi dalla ferite inferte.
Quando papà mi vide rimase a bocca aperta, ma passato lo shock iniziale urlò < Clara scappa!!>, mi girai pronta a correre non feci neanche in tempo che un muro di cemento si erse davanti alla porta, lasciandomi senza via di scampo, la donna semplicemente con un gesto della mano aveva eretto un muro, lei mi guardò con un sorriso compiaciuto sulle labbra e disse < Quindi tu sei Clara che piacere conoscerti>, mio papà continuava a urlare di andarmene ma non riuscì a muovermi, ero paralizzata il mio sguardo squadrava la donna da capo a piedi, notai l'impermeabile blu che indossava sulla spalla era disegnato un logo, rappresentava un aquila con le ali spalancate sotto di essa c'era una scritta D.U.P, quando mi ripresi mio papà disse < Clara> mi girai verso di lui, i suoi occhi azzurri ghiaccio proprio come i miei mi guardavano ricchi di amore, disse < Tesoro, qualunque cosa succeda ricordati che io e la mamma saremo sempre con te e che ti vogliamo bene, però adesso scappa>un sorriso triste gli comparve sul volto graffiato e e sporco, io lo guardai ancora confusa < Pap-pà?>, stava per dire qualcosa ma non ci riuscì perché un pezzo acuminato gli perforò il petto e vidi la vita abbandonare i suoi occhi, tutta l'aria che avevo nei polmoni uscì violentemente lasciandomi senza ossigeno, mi girai verso la donna aveva ancora il braccio alzato, lo sguardo era praticamente impassibile. La paura e il dolore si trasformarono in rabbia, urlai a pieni polmoni e tutti i pezzi di vetro nella stanza iniziarono a vorticarmi intorno, non so cosa stavo facendo ma il mio istinto mi obbligava a continuare. Attorno ai miei piedi il vetro si ricompose diventando un ammasso frastagliato di  vetro color smeraldo, guardai la donna con estremo odio, il vetro rispose ai miei comandi alzai il braccio verso di lei, un serpente di vetro si arrotolò intorno al braccio destro, chiusi il pugno della mano destra il vetro intorno al braccio si diresse sulla donna, ma questa non fece altro che alzare un braccio verso il soffitto, una colonna di cemento si alzò dal pavimento fermando il mio attacco. Vidi che si trovava proprio dietro le finestre, istintivamente protesi entrambe le braccia avanti, le finestre iniziarono a tremare, quando portai le braccia al petto esplosero, la donna disse <Merda> l'avevo colpita infatti la colonna davanti alla porta si sgretolò, corsi fuori come una furia, lasciandomi alle spalle i miei genitori la mia casa e tutta la mia vecchia vita.

Riaprì gli occhi, mi accorsi che stavo piangendo rivivere il passato era più doloroso di quanto pensassi, mi asciugai velocemente gli occhi, guardai un'ultima volta il panorama e mi lanciai nel vuoto immenso. Stavo per toccare terra ma con un semplice movimento del braccio, le finestre nelle vicinanze esplosero, tutti i pezzi si raccolsero intorno a me, invece che spiaccicarmi al suolo il vetro vorticò intorno alle mie braccia e atterrai dolcemente al suolo. Mi tirai su il cappuccio della felpa per evitare che mi riconoscessero e me ne tornai al mio appartamento, il giorno seguente il mio piano di vendetta sul D.U.P avrebbe avuto inizio.

Angolo autore

ciao a tutti questo è il primo capitolo della storia I am Conduit. spero che ci vi piaccia. Al prossimo capitolo

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