Dicono che quando stai per morire vedi passare tutta la tua vita. Fu proprio così, quando svenni c'era il buio più assoluto, poi una luce ha illuminato tutto.
Mi ritrovai nella mia vecchia stanza avevo cinque anni e stavo giocando con le bambole, sentì il rumore di una macchina nel vialetto davanti casa, tutta sorridente scesi giù di corsa e urlai <Papà è arrivato> aprì la porta di ingresso e lo vidi scendere dalla macchina, aveva un sorriso smagliante, a quella scena sentì qualcosa rompersi dentro, sapevo che era un sogno ma non avrei più voluto svegliarmi. Corsi verso papà e mi buttai tra le sue braccia e disse < Ecco la mia principessa> mi scompigliò i capelli e io dissi ridendo < Dai non mi scompigliare i capelli>, subito sentì la voce melodica della mamma< Ecco qui il mio uomo>, mi girai e rimasi senza fiato, era più bella di quanto ricordassi, i capelli biondi erano raccolti in uno shignon disordinato con una matita che evitava che cadessero, gli occhi erano di un verde brillante trasparivano amore e orgoglio, si avvicinò a noi, diede un bacio a stampo a mio padre e tutta sorridente disse <Paul indovina chi ha vinto il premio per il progetto di scienze> papà ci penso su poi come se fosse stato colpito da un fulmine mi guardò raggiante e disse < Brava la mia bambina, sapevo che avresti vinto> mi strinse un in abbraccio stritolatore, ancora ridendo dissi <Papà mi fai male> ancora sorridente mi posò a terra, mia madre disse <Dai entrate, ho fatto le lasagne e il polpettone> tutta felice corsi in casa...Poi mi svegliai.
Aprii lentamente gli occhi e mi ritrovai in una stanza, in un primo momento pensai fosse quella del mio appartamento, poi mi accorsi che le pareti erano spoglie e grigie, invece che ricoperte da poster e di colore verde acqua, dalla finestra entrava un'ondata di luce, ero attaccata ad una flebo di sangue e ad un macchinario che controllava il mio battito cardiaco.
Cercai di alzarmi in piedi ma quando ci provai un dolore lancinante mi partii dallo stomaco, mi risedetti sul letto arrabbiata per essere così debole, mi ero fatta una promessa da quando i miei erano morti mai mostrare debolezze, perché sono quelle che ti uccidono. Lo scatto di una serratura mi mise in allerta, così mi finsi ancora incosciente, quando sentì i passi avvicinarsi al mio letto, alzai una mano e feci esplodere le finestre, il vetro si raccolse ai piedi dello sconosciuto, salendo per tutto il corpo e immobilizzandolo, con altro vetro creai una scheggia frastagliata e la puntai alla gola del presunto aggressore. Quando guardai l'uomo che avevo davanti rimasi a bocca aperta, poi riuscì a dire <Professor Smith?!>, scoppiò a ridere e disse <Clark mi aveva detto che eri forte, ma non così tanto>, infatti detta quella frase una chioma rossa e due occhi azzurri intensi entrò nel mio campo visivo e disse <Papà è tutto apposto>, a quelle parole la mascella si slogò completamente, guardai il prof Smith e dissi< Papà?!!>, il prof scoppiò a ridere ancora più forte e pensai Si sono morta e questo è soltanto un incubo, ma dico stiamo scherzando, Clark che si accorse soltanto dopo che ero sveglia <Clara, ti sei svegliata> ancora leggermente confusa dissi <Cos'è questa storia che il mio professore di storia sia tu padre, ma domanda ancora più importante dove mi trovo >, il prof ancora più divertito disse <Ogni domanda a suo tempo, adesso mi liberesti>, lo liberai dalla trappola e disse <Comunque Clara, chiamami Richard, Richard Ross>.
Richard, o come cavolo si chiamava, uscì dalla stanza, lasciandomi con la testa piena zeppa di domande, infatti non mi accorsi che Clark era ancora nella stanza, che mi osservava con sguardo preoccupato, stufa di essere osservata in quel modo dissi <Se ti sta frullando qualche domanda, fammela e basta>, rimase zitto per cinque minuti poi disse <Come sono morti i tuoi genitori> sgranai gli occhi e dissi <Com-me?> lui disse <Mentre eri incosciente continuavi a ripetere, che non eri riuscita a salvare i tuoi genitori>, il mio sguardo si fece cupo all'istante, Clark lo notò e disse <Ok, non ne vuoi parlare>, dopo quella risposta fece per andarsene, ma lo fermai dicendo <Avevo undici anni...> iniziai a raccontare quel che era successo quel giorno e di Augustine, le parole mi uscivano dalla bocca come un fiume interrottamente, quando finì le lacrime scesero silenziosamente, poi sentì un tocco caldo sulla guancia, quel calore era così piacevole e rilassante che non volli che finisse, alzai gli occhi e vidi Clark che mi asciugava le lacrime con il pollice, quando le lacrime smisero di scendere, iniziò a giocare con una ciocca argentea, caduta dalla coda alta, fatta in fretta e furia, i nostri occhi si incastonarono perfettamente, le mie guance si tinsero di rosso, lui i guardò sognante e disse <Sai Clara, ti ho trovata interessante fin da quanto ci siamo conosciuti>, si avvicinò pericolosamente a me, poi capì voleva baciarmi. Gli misi una mano sul petto per fermalo e dissi <Ti prego Clark, non posso innamorarmi di qualcuno>, non riuscì decifrare il suo sguardo delusione, tristezza, amarezza, mi guardò con sguardo glaciale disse <Perché?>, non riuscì a guardalo negli occhi per l'imbarazzo <Altrimenti lei mi porterà via tutto quello che amo e lo ha già fatto>,dopo un lungo silenzio imbarazzante disse <Ho capito> poi senza troppi complimenti uscì dalla stanza sbattendo la porta, facendo cadere tutto in un silenzio innaturale interrotto soltanto dal suono della macchina.
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I am conduit
FanficClara Miller è ragazza apparentemente normale, dolce, gentile, timida, intelligente e bella. Ma dopo la morte dei suoi genitori, per colpa del D.U.P (Department of Unified Protection), un'organizzazione creata apposta per quelli come lei, è cambiat...