[Capitolo 32]

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Le sale di attesa in ospedale mi rendono nervosa, se sei qui solitamente la causa non è positiva, tranne quando deve nascere un bambino.

«Quand'é che arriva la mamma?» continuava a chiedere Jonathan insistentemente alla nonna, «Tesoro, sta partorendo, non sei felice di una nuova sorellina?» domanda la nonna accarezzandogli la testa, io osservavo la scena piccola e smarrita, ma sorridente, stava nascendo una nuova sorellina, sarei stata la sua sorella maggiore. «Grace sei felice che arriva la sorellina?» mi domandò il nonno con un sorriso piccolo ma che mi illuminò il cuore, «Si» mi affrettai a rispondere con una vocina stridula e fastidiosa da bambina piccola.
«Ecco la mamma!» sorrise la nonna, Jonathan e io corremmo ad abbracciarla, in mano teneva una piccola coperte, si abbassò e ci mostrò nostra sorella, era piccola, i suoi occhi ghiaccio mi colpirono, era bellissima, una creatura stupenda.
Lei ora è via, nella piccola scuola di Washington, dove ha deciso di andare nonostante la sua età per rincorrere il suo sogno di diventare una cantante.

«Vuoi che ti vado a prendere qualcosa da bere?» domanda Dylan a Nick, lui muove la testa in segno di no, «Tu?» mi chiede, io lo guardo, «Signor White, vuole vedere suo nonno?» domanda un infermiere basso e giovane, lui mi guarda e scompare nella stanza, l'infermiere ci sorride e se ne va.
Dylan si alza, «Quindi vuoi qualcosa?» mi domanda distaccato, «Vengo con te» gli propongo, non sembra felice, si allontana e io lo seguo, arriviamo alla macchinetta del caffè, ne prepara due e ritorniamo in sala d'attesa, tutto ciò in silenzio.
Sono leggermente stranita e preoccupata del suo silenzio, fissa il vuoto e gira il bastoncino di plastica nel caffè continuamente, lo zucchero sará diventato acqua.
«Ehi», vedo Sharon, Sophia e Jonathan, mi alzo e corro incontro a loro, ricevo degli abbracci da Sophia e Sharon, mio fratello invece si dirige verso Dylan.
«Come sta?» domanda Sharon, «In coma» sussuro io, loro abbassano lo sguardo e rimangono in silenzio, «E Nick?» chiede preoccupata Sophia, mi sento leggermente a disagio a parlare con lei di lui, ma rispondo «Insomma».
Raggiungiamo Dylan e ci sediamo.
Passano dieci minuti e Nick esce dalla stanza, rimane sorpreso alla vista di Sharon, Sophia e Jonathan e sorride felice, «Ciao» sussurra, loro gli vanno incontro.
Parlano per poco, «Ragazzi andate a casa, è tardi» ci intima Nick, «Si Grace dobbiamo andare noi, siamo già in ritardo» mi dice mio fratello, mi allontano involontariamente, «Ciao» dico, «Aspetta Grace» mi dice Nick, io mi volto, mi prende il viso tra le mani e mi lascia un bacio leggero sulla bocca, quando si stacca non ho il coraggio di guardare in faccia nessuno, ma mi rendo conto degli sguardi di tutti.
«Ci vediamo domani» dico io e me ne vado.
«Dobbiamo parlare!» mi dice arrabbiato Jonathan, «Okay» rispondo a tono.
Raggiungiamo la macchina, non accende e si volta verso di me, «Questa storia deve finire!» quasi urla, io rimango confusa, «Quale storia?» domando, «Te e Nick!» urla.
Ma che gli prende?
«Ma cosa stai dicendo?» domando infastidita, «Non potete frequentarvi!» continua, «E sentiamo, perché?» domando,
«Non posso dirtelo..»
«E tu pensi che io rinunci a Nick per qualcosa che tu non puoi neanche dirmi?» rispondo arrabbiata, lui tira un pugno sul volante, «Cazzo Grace ascoltami, non devi uscire con lui» strilla. 
Per fortuna entriamo nel vialetto di casa, esco dalla macchina e sbatto la portiera.
Sono delusa.

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