"Hey tricheco, vuoi anche il mio panino?"
Quell'oca di Kathleen, ancora. Perché le cose dovevano andare davvero così male? Cos'aveva fatto di male lei? Davvero, non riusciva a capacitarsene. Sospirò affranta e buttò l'ennesimo panino nel cestino.
Tornò con passo lento a casa, si chiuse in camera e si disse che digiunare non era così male come tutti le avevano detto. Ma era stufa di tutto. Prese il coltellino che suo padre le aveva regalato per la caccia, e con uno scatto repentino, se lo passò sulla gola. Il buio l'avvolse.
Aprì gli occhi di scatto, sedendosi sul letto grondante di sudore.
L'ennesimo incubo, sogni di quel genere ormai si susseguivano senza freni tutte le volte che provava a chiudere gli occhi. La sua vita era appesa ad un bivio.
Scosse la testa passandosi una mano sulla faccia.
"Elyenne, non pensare a niente. Quante volte ti ho dato consigli utili? Esci, mangia e fottitene."
"Sei volgare." Ridacchiò canzonando Akishe.
Si alzò, le gambe le dolevano in un modo incredibile e il dolore lancinante la fece gemere e ricadere a sedere sul letto. Che diavolo. Le lacrime minacciavano di uscirle dagli occhi, ma non pianse. Non ricordava neppure quando era stata l'ultima volta che aveva sforzato un sorriso o quando aveva pianto.
I suoi sentimenti erano spariti: usava, prendeva in giro ed era sempre la stessa storia.
L'amore? Per lei non esisteva e neppure lo cercava. Sapeva che non sarebbe mai stata capace di amare e né tantomeno di essere amata.
A nessuno piacevano le persone difficili e complicate. Preferivano tutti le ragazze facili, quelle con cui fare scappatelle ovunque e sfruttarle solamente per piaceri fisici.
Elyenne non ne era il tipo.
Erano le nove di sera e nessuno l'aveva chiamata per cena. A nessuno importava veramente se lei avesse mangiato oppure no, alzò le spalle e si disse che era meglio così, voleva dimagrire a tutti i costi e avere una famiglia che non rompeva le scatole, era una benedizione.
"O una condanna, a te la scelta."
"Mi stai rompendo, Akishe. So quello che faccio." Ribatté corrucciata la castana.
"Sì, certo." Rispose sarcastica l'altra.Ore: 21:34
Sentiva la solitudine riempirle sempre di più le serate. Non sapeva più come gestire il suo tempo libero, se non dormendo o logorarsi l'anima con mille e passa paranoie o pensieri.
Si massaggiò le tempie con due dita, muovendole in modo circolare e costante, cercando in modo invano di alleviare quel fastidioso mal di testa.
Sua madre stava ridendo con suo fratello nella sala. Li sentiva scherzare e fare battute, li sentiva parlare delle loro avventure o della fidanzatina di quell'abominio.
Di lei non importava nulla a nessuno.
Suo padre se ne era andato con la prima sgualdrina incontrata e non l'aveva più cercata.
Sua madre non la guardava in faccia probabilmente per la somiglianza con il suo ormai ex marito, e preferisce di gran lunga suo fratello.
E suo fratello, beh, di lui ricorda a malapena il nome.
Ridacchiò fra se e se, scrollando il capo. Aveva bisogno di una tazza di the, al più presto.
Fece ricorso a tutte le sue forze e si alzò dolorante dal letto. Non capiva a cosa era dovuto quel dolore lancinante alle ossa: si disse che forse si stava ammalando.
Scese le scale con passo felpato, non voleva che sua madre o suo fratello la scrutassero come se fosse un alieno, o chiedendosi come facesse ad essere ancora viva.
I lunghi capelli castani le coprivano il volto, non li avrebbe tagliati per nessuna ragione al mondo.
Non appena entrò in cucina un tanfo le penetrò istantaneamente le narici, facendole salire la bile in gola e le lacrime agli occhi.
Il bidone della spazzatura era stracolmo di cibo ormai rovinato e lanciando uno sguardo alla cucina, dedusse che nessuno vi aveva messo più piede probabilmente da mesi.
Difatti, sua madre e suo fratello avevano preso il vizio del fast food e solo l'idea di addentare un panino unto e stracolmo di calorie, la fece rabbrividire.
"Beh, io credo che ogni tanto potresti anche concedertelo." Disse risoluta Akishe.
"Tu zitta." Sputò acida Elyenne, innervosita dalle condizioni in cui sua madre lasciava la casa.Ore: 22:27
La cucina era sistema; che vuol dire che era solo sistemata e non pulita.
Non avrebbe fatto quello che non le spettava di fare: tutto quello che riguardava la casa era compito di sua madre.
Ma questa non c'era quasi mai, ed era diventata quasi più matta di Elyenne stessa.
Le era passata la voglia di farsi una tazza di the, così, avvilita e stanca si rintanò nuovamente in camera. Il suo unico rifugio sicuro.
Chiuse la porta della camera e si lasciò crollare sul pavimento, la schiena incollata alla porta.
Si portò le mani fra i capelli, tirandoli indietro nervosamente.
Le cose andavano sempre peggio.
"Stavo pensando, mia cara Elyenne, che quel colore di capelli non ti dona molto, sai?"
"Stavo pensando, mia cara Akishe, che non me ne frega un cazzo."
E sospirò, per l'ennesima volta in quella terribile giornata.
La camera era avvolta nell'oscurità e lei non aveva intenzione di accendere le luci, solo nel buio e sola, si sentiva veramente al sicuro. Nessuno poteva guardarla, nessuno poteva giudicarla: nessuno sapeva che c'era.
Si alzò e camminando a tentoni trovò il letto, sulla quale crollò esausta.
Si infilò sotto le coperte, totalmente vestita e vi si raggomitolò all'interno.
Era come un bruco nel suo bozzolo, consapevole che da quel bozzolo, non ne sarebbe uscita alcuna farfalla.
Udiva il suo respiro pesante riempire l'aria della camera e il ritmo lento del suo cuore riempirgli le orecchie: Akishe non aveva voglia di parlarle e lo percepiva dal suo incredibile vuoto nella testa. Di solito era lì e sentiva che, sebbene se ne stesse in silenzio, si faceva viva quando era il momento più opportuno per parlarle e rassicurarla, ma quella sera, da sola e nel buio, sapeva che Akishe non l'avrebbe aiutata.
Anche quella si era stufata di lei ed Elyenne ne era profondamente ferita.
Senza neanche rendersene conto, cadde in sonno profondo e senza sogni, la morte sarebbe stata meno straziante.N.A
Vi lascio al secondo capitolo della giornata, e vi auguro una buona lettura!
Buonanotte a tutti.💕
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I FOUND MYSELF
FantasíaElyenne è una diciassettenne dai pensieri cupi e complicati. L'odio che serba nei confronti della sua famiglia è reciproco, e si ritrova senza amici con cui sfogarsi. Ben presto però scopre di non essere poi così sola come pensava, perché accanto a...