4 - White Wolf

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Ore: 16:32

Quando finalmente si ridestò dai suoi pensieri e tornò a guardarsi attorno, si sentì quasi più leggera.
Akishe avrebbe voluto tenerle compagnia, magari scherzando con lei e farla sorridere un po', ma sapeva che i suoi tentativi, seppur sinceri e fatti con buone intenzioni, sarebbero stati vani. Quindi se ne stette in silenzio, guardando attraverso gli occhi di Elyenne il paesaggio che si stendeva dinanzi a loro.
Sapeva che Elyenne reputava quel luogo casa.
Se si chiedeva alla ragazza castana quale fosse casa sua, lei senza esitazioni avrebbe risposto che quella roccia, era casa sua.
Se invece le si chiedeva quale fosse la sua canzone preferita lei avrebbe risposto che, senza alcun'ombra dubbio, quella era il rumore dell'acqua che si infrangeva contro le rocce che spuntavano dal letto del fiume.
Mentre per quanto riguardava la foresta, Elyenne la definiva l'arte.
Quel pomeriggio la diciassettenne si sentiva in pace. Era visibilmente rilassata, come dimostravano i suoi tratti facciali e la sua espressione pacata.
Anche se, nonostante la pace che provava, sentiva un senso di irrequietezza attanagliarle un pezzetto d'anima. Percepiva lo sguardo di qualcuno che non riusciva a vedere e questo non la fece stare tranquilla più di tanto.
Lo ignorò, perché davvero non voleva pensare a chi appartenesse.
Chiunque avrebbe potuto far di lei ciò che voleva, semplicemente non le importava nulla.
Perciò rimase lì, rannicchiata con lo sguardo puntato verso il nulla.
Il mondo girava e lei rimaneva ferma lì, morta.
Avrebbe voluto fumare, adesso.
Tenere la sigaretta fra le dita l'avrebbe rilassata ulteriormente, ma non voleva fumare in quel posto. Non voleva danneggiare quello splendido quadro con del futile fumo.
Non sarebbe stato giusto.

Ore: 16:46

Si alzò, intorpidita dal freddo che le era penetrato nelle ossa e si avviò a passo lento verso casa, voltando le spalle al suo angolo di paradiso, con la promessa che l'indomani vi avrebbe fatto ritorno.
Lungo il tragitto sentiva di non essere sola; ma era diverso da quando non si sentiva sola con Akishe: adesso c'era davvero qualcuno.
"Ci sono solo io, Elyenne." Le spiegò pazientemente Akishe, tentando in un modo o nell'altro di rassicurarla.
«Ti dico che c'è anche qualcun'altro oltre a te.»
Incastrò il suo labbro inferiore fra gli incisivi e si passò una mano fra i folti capelli castani, sospirando.
Moriva dalla voglia di sapere a chi appartenesse lo sguardo che la perseguitava da mezza giornata.
Tuttavia, malgrado le sue voglie e i suoi desideri, non venne accontentata.
Non appena cominciò a pensare di come fare a sfuggire alla forza di quello sguardo, quest'ultimo sparì.
Lasciando che la mente e il corpo della giovane si rilassassero visibilmente, la sua mente vuota lasciava intendere che Akishe non era del giusto umore.

Ore: 16:51

La porta era chiusa, come sempre d'altronde.
Elyenne però non si fece cogliere impreparata, quella volta.
Quella stessa mattina infatti, aveva lasciato aperta la finestra della sua camera, ed ora si stava goffamente arrampicando lungo la grondaia.
"Oddio mio. Stai attenta. Metti il piede lì po-NONO FERMA. Cosa diavolo stai combinando? Oh Gesù che impedita. Secondo me ti fai male adesso."
«Dio mio, stai zitta un attimo. Ce la faccio.» Sbuffò Elyenne spazientita per poi, grazie ad uno slancio con la gamba, piombare in camera sua e cadere con un tonfo.
"Ecco fatto. Come minimo hai una spalla lussata." La rimproverò severamente Akishe.
«E tu di lussato hai il cervello, cara la mia Akishe.»
Ed Akishe, permalosa quale era, preferì non risponderle ed ignorarla.

Ore: 18:00

Copiose lacrime stillavano dagli spenti occhi di Elyenne che ora se ne stava in piedi davanti allo specchio.
La sua bocca storta in una smorfia di assoluto disgusto nei suoi confronti.
Era un mostro.
Si afferrò nervosamente uno strato di pelle dalla pancia, tirandolo e fremendo dalla voglia di afferrare le forbici e tagliarselo via di dosso. Lo scosse un po', per poi colpirsi con il pugno chiuso lo stomaco.
Lui non doveva più farla mangiare.
Nella sua mente gli insulti che le erano stati rivolti a scuola e a casa, si rincorrevano senza interruzione, scatenando in lei un terribile odio verso se stessa, molto più forte di quello che provava nei giorni precedenti.
Era solo colpa sua se tutti la odiavano, se non era carina, se sua madre non l'amava e se suo padre l'aveva abbandonata.
Era lei la carnefice del suo malsano destino.
Tuttavia, era tardi per retrocedere e riprendere in mano la sua vita; era davvero troppo tardi per potercela fare da sola.
Rumorosi singhiozzi defluivano fuori dalle sue labbra. Ora seduta a terra, si era avvolta le spalle con le sue stesse braccia per darsi maggiore conforto, da sola.
"Elyenne..." Cominciò con un sussurro Akishe, venendo però bruscamente interrotta da un grugnito contrariato di Elyenne, molto più simile ad una supplica, supplica di tacere in quel momento.
Akishe avrebbe voluto spiegarle tante di quelle cose, che non sapeva neppure da dove iniziare, da dove cominciare a raccontarle davvero chi fosse. Non le avrebbe mai creduto d'altronde. Si limitò a sorreggerla mentalmente; si limitò a cercare di farle capire che lei ci sarebbe stata, indipendentemente da tutto il resto.

Ore: 18:35

Non riusciva davvero a trovare un valido motivo per rimanere in quel posto, in quella casa, in quella famiglia così orribile.
Non riusciva a trovare un valido motivo per rimanere in quella scuola, con quella gente così tanto ostile, vuota e stupida.
Non riusciva a trovare un valido motivo per rimanere in quella vita, così troppo dura per lei che era sola.
Non riusciva a trovare un valido motivo per il quale non avrebbe dovuto porre fine a tutto quell'orribile teatrino che tirava avanti da diciassette anni.
Dei motivi validi, non vi erano neppure le ombre ed Elyenne sapeva da tempo quello che avrebbe dovuto fare.
Ma debole quale era, chi le avrebbe dato il coraggio di porre fine a quello strazio quale era la sua vita? Nessuno.
Affranta, si afferrò i capelli con entrambe le mani e fissò il vuoto.
Le piastrelle fredde del pavimento la fecero rabbrividire, costringendola in seguito ad assumere una posizione eretta.
Uscì dal bagno sospirando ed entrò in camera sua.
Era arrabbiata adesso.
Arrabbiata nel vero senso della parola. E come se potesse essere una novità lei era l'unica con la quale era arrabbiata. Come sempre.
Avrebbe potuto segnare un K.O da urlo alla sua vita, per poi magari cominciarne un'altra; o meglio ancora, non cominciare proprio più nulla. Sparire semplicemente, dalla terra, dall'aldilà: ovunque.
E invece era ancora bloccata in un mondo di peccati, freddo e tremendamente infelice: come lei.
Si grattò nervosamente le braccia, graffiando la pelle nivea con le lunghe unghie nere.
Meritava quello che si stava infliggendo; si disse. Quindi continuò finché non sentì la pelle bruciare anche al semplice contatto con l'aria.
Le braccia che dieci minuti prima erano bianche ed immacolate; si erano tramutate in un campo di battaglia.
Graffi più evidenti, altri sovrapposti, altri ancora lunghi e storti.
Si sentiva meglio.
Akishe sentiva il respiro mancarle e il cuore dolerle in modo atroce.
Silenziosamente pianse, usufruendo ancora per una volta degli occhi di Elyenne, che impassibile alle emozioni della sua coinquilina, fissava stesa sul piccolo letto della sua stanza, il soffitto immacolatamente bianco.
Chiuse gli occhi, lasciando che alcune lacrime le colassero lungo i lati degli occhi e le cadessero fra i capelli.
È troppo pretendere di sparire?

Possenti zampe bianche correvano nella fitta foresta.
Elyenne poteva sentire la potenza di quel maestoso lupo bianco sotto le sue gambe.
Poteva sentire quanto morbido e folto fosse il suo pelo, stando piegata sul suo dorso.
Ed avvertiva una sorta di legame mentale. Una cosa che non si può spiegare.
Il grosso lupo si fermò, accovacciandosi per permettere alla giovane di scendere.
Quando quest'ultima lo fece e guardò negli occhi la creatura davanti a sé, provò una fitta allo stomaco e cadde in ginocchio, inerme difronte alla forza di quello sguardo.

Aprì gli occhi di scatto, impiegando poi un paio di secondi per capire dove si trovasse, ovviamente in camera sua.
Sentiva il cuore battere come un forsennato, alcune gocce di sudore ad imperlarle la fronte.
"Shh..." Sussurrò dolcemente Akishe, cercando di farla rilassare.
"Hai visto? C'era quel lupo e...oddio, quello era lo stesso sguardo che ho visto in mensa. Non capisc-"
"Ho visto, Elyenne. Delle volte dimentichi che vivo anche io dentro di te. Vedo, sento e provo tutto quello che vedi, senti e provi tu." Spiegò pazientemente Akishe.
Elyenne annuì solamente per poi mettersi a sedere lentamente sul letto.
Sentiva un vuoto nello stomaco, disumano. Aveva bisogno di mangiare, ma al solo pensiero di mangiare qualcosa ora, la fece rabbrividire e non poco.
Tuttavia, la fame era troppa.
Si alzò dal letto, barcollando un attimo, ancora intorpidita dal sonno.
Accese le luci della sua stanza e indossò nuovamente il suo giacchetto.

Ore: 20:42

Diede un ultimo morso alla mela per poi gettare il torsolo nella pattumiera e tornare sul letto.
Dopo settimane, il sonno prese il sopravvento su di lei, facendola crollare quasi istantaneamente in un mondo totalmente diverso da quello nel quale era abituata a vivere.
Capitò nel suo mondo, e solo allora si ritrovò a scongiurare tutti gli dèi pur di non porre fine a quel sogno.

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