Capitolo uno

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Cammino velocemente, stringendomi nel caldo maglione di lana. Attorno a me c'è solo il folto del bosco, buio ma vivo. Arrivo alla specie di catapecchia che è la mia casa e spingo con forza la porta di legno di pino.
-Wendy sei tu?- la voce della mamma è pacata come sempre, nonostante lo schifo di vita che stiamo facendo.
-Sì-.
Mi abbandono sul divano polveroso e sporco, chiudendo gli occhi che subito riapro a causa dei passi che si avvicinano a me.
Mia sorella gemella, Carly, ha i miei stessi capelli biondastri e i miei stessi occhi neri costernati da chiare lentiggini. Si siede vicino a me, senza spiccare parola.
-Dove sei stata?-.
-Da Mery- mento.
Mery è mia amica fino dalle elementari e abita nel centro del mio distretto. In verità ho passato la mattinata appollaiata su un albero, ma dire che sono andata da lei significa che non ho passato del tempo da sola a pensare. E questo non va bene.
-Sei agitata?- mi chiede.
Deglutisco. Che domanda stupida. Mento di nuovo:-No-.
La guardo negli occhi. Chissà come si sente. Starà male anche lei?
-So che hai mentito- dice -A entrambe le mie domande-.
Annuisco. In un giorno qualunque se la sarebbe presa. Ma questo non è un giorno qualsiasi. È il giorno della mietitura.
Carly si alza e sparisce nell'altra 'stanza' che possediamo, che funge da camera da letto. Quando anche mio padre arriva a casa, mangiamo quel poco che abbiamo: un po' di fagioli, patate e delle sardine che ho pescato ieri al fiume. Si può leggere la tensione negli occhi di mia madre che, nonostante siano già cinque anni che io e Carly andiamo alla mietitura  (abbiamo 15 anni), teme il tutto come se fosse la prima volta.
Ci fa indossare dei vestiti lunghi fino alle ginocchia color porpora e ci raccoglie i capelli con dei nastrini abbinati. Forse in un altro giorno avrei pure protestato.
Verso le tre ci avviamo verso la piazza, dove svetta il palazzo di giustizia. Avviso molte persone che conosco, tra cui anche Mery.  Hanno tutti un'aria malsana, triste e macabra. Ci dirigiamo insieme alla fila per la registrazione e poi ci mettiamo insieme alle ragazze che sono ammassate nell'ala destra della piazza.
-Stai tranquilla, Carly. Il nostro nome c'è solo otto volte nella boccia. Non sceglieranno noi. Tra meno di un'ora saremo a casa-.
Lei annuisce, poco convinta. Di solito è lei quella forte.
Prendo a fissare la boccia di vetro delle ragazze, sicura che anche mamma lo sta facendo. Ma distolgo lo sguardo quando Genusl Moil, la presentatrice proveniente da Capitle City sale sul palco accompagnata dal sindaco.
-Un grande abbraccio a tutto il Distretto sette- annuncia al microfono, ampollosamente.
È una delle poche di Capitle City che si veste abbastanza normalmente, ma c'è la voce che la rende assolutamente stupida.
-Che la fortuna sia sempre a vostro favore!-.
Guardiamo il filmato che possiede lo scopo di biasimare la ribellione che i distretti hanno attuato contro la capitale 63 anni fa.
-Bene! Ora è il momento di scegliere i partecipanti ai 63esimi Hunger Games!-
Come sempre la procedura è 'prima le signore', per cui Genusl si avvicina alla boccia che prima fissavo. Non ho nemmeno il tempo di pregare che non sia Carly o io, quando Genusl ha già spiegato la strisciolina di carta.
-Wendy Wilson!-.

I 63' HUNGER GAMES Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora