Capitolo dieci

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Per un attimo rimango seduta, ma poi la mano di Hervey mi sfiora la schiena.
-Vá, tocca a te-.
Raggiungo il palco mentre la folla applaude, presumo, al mio vestito.
-Wendy, Wendy!- mi accoglie Caesar -Ma sei bellissima!-.
Sorrido e mi accomodo sulla sedia vicino alla sua e scruto il pubblico. Con le ginocchia tremanti, non certo per il freddo, mi accorgo che sono davvero tantissimi, gli spettatori.
-Bene, cara. Come te la stai passando qui a Capitle?-.
-Bene, tutto bene- riesco a dire, mentre mi calmo -Mi sento importante se mi fissate così- mi rivolgo al pubblico.
Un boato di risate mi riscalda l'animo. Ma che scemi, ridono per cavolate.
-Hahah non sapevo fossi divertente, dolce Wendy- ride Caesar.
Passiamo un tempo che mi pare infinito a ridere e a scherzare. Poi, Caesar mi chiede l'intoccabile.
-E nel Distretto Sette? Hai una famiglia?-.
-Sì, certamente- rispondo con sgomento -Ho una sorella gemella, identica a me-.
Scatta il segnale, il mio tempo è finito. Caesar e il pubblico mi salutano con molti applausi, suscitati forse dalla mia ironia o dalla bellezza.
Il mio Distretto deve essere sicuramente contento, lo so. Hervey, infatti, fa un successo incredibile. Anche lui per la simpatia.
Anche lo staff se ne accorge: quando torniamo nell'appartamento sono tutti esaltati e contenti.
-Credo che questo anno avremo i vincitori dal Sette!- esultano.
Ma io non sono felice. Penso alle facce dei miei avversari. Agli sguardi aggressivi. Alle facce troppo buone, innocue. E so di non poter uccidere nessuna di queste ultime.
Dopo la cena, vado da Hervey.
Mi apre, senza complimenti. Passiamo la peggiore delle sere insieme. Io piango, lui fuma: è normale. Sappiamo che domani perderemo tutto. Vedremo solo l'Arena, la prigione.
Poi succedono cose che pensavo non potessi più fare, specialmente a Capitle City. E con Hervey.
-Sai, alla fine è uno schifo- e scoppia in una risata non umana -Non siamo persone, solo animali. Non ha neanche senso preoccuparsi. Nel momento in cui un coltello ci trafiggera' saremo uomini. Ma prima no-.
Mi si gela lo stomaco. È vero.
-Hervey- dico -Voglio che tu ritorni a casa-.
E scoppia in un'altra risata. E lo sento già, non siamo più noi stessi.

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